Star Brand di Shooter e Romita Jr., recensione Panini Comics

Pubblicato il 4 Febbraio 2015 alle 10:15

Panini Comics ripropone la serie Marvel che diede il via al New Universe: Starbrand! Chi è Ken Connell e che cos’è il misterioso marchio a forma di stella che gli conferisce incredibili capacità? Scopritelo in questo volume firmato da Jim Shooter e John Romita Jr.!

STAR BRAND

Nel 1987 la Marvel varò un’iniziativa destinata a far discutere: il New Universe. Si trattava di una linea di collane ambientate in un universo differente da quello dei supereroi. In pratica, il mondo reale privo di superesseri. Storie e personaggi dovevano quindi essere più realistici e credibili. L’unico elemento che differenziava il New Universe dalla nostra realtà era il cosiddetto Evento Bianco, fenomeno incomprensibile e misterioso che aveva conferito a diverse persone particolari capacità. Tuttavia, nel New Universe non esistevano giustizieri in calzamaglia. Non si parlava di mutanti, per esempio; ma casomai di paranormali.

Dopo un iniziale interesse il New Universe non ebbe fortuna e i comic-book che lo componevano chiusero. Ciò fu in parte dovuto alla stessa Marvel che, guidata da Tom De Falco, non fece molto per sostenere questa divisione editoriale. E c’era un motivo. L’idea del New Universe, infatti, era di Jim Shooter, ex editor in chief della Marvel odiato da molti a causa dei suoi atteggiamenti dispotici e arroganti. Quando l’autore di Secret Wars fu estromesso dalla Casa delle Idee e sostituito da De Falco, appunto, il New Universe fu cancellato (De Falco affermò in un’intervista: ‘Volevamo essere cattivi con Jim’).

Due delle testate però ottennero un certo riscontro: Starbrand e DP7, pubblicati a suo tempo anche in Italia. Peraltro, i personaggi di questi comic-book di tanto in tanto sono stati ripresi. Starbrand, in particolare, è tuttora considerato non solo il miglior prodotto del New Universe ma uno dei migliori dell’intera storia Marvel. Panini ripropone i primi sette episodi in volume, in pratica i più celebrati. A scriverli è Jim Shooter che introduce Kenneth Connell, personaggio cardine del New Universe.

Shooter, in verità, si collega a una classica caratteristica degli eroi Marvel: la loro imperfezione. Il grande Stan Lee, infatti, aveva creato personaggi umani e fallibili che si discostavano dai DC heroes alla Superman. Però, secondo Shooter, i vari Peter Parker, Matt Murdock e compagni avevano comunque dalla loro l’istinto dell’eroismo e un forte idealismo che, in un certo qual modo, li rendevano diversi dall’uomo della strada. Ken Connell, invece, di eroico non ha nulla. E’ un tipo qualsiasi, fa il meccanico, non è particolarmente bello e ha un’intelligenza nella media. Vive a Pittsburgh e non è dissimile dall’amico, dal vicino di casa, dal semplice conoscente.

Per una serie di circostanze, però, riceve da uno strano vecchio un marchio a forma di stella che gli dona incredibili poteri. E la sua vita, fino a quel momento banale, cambia. In un canonico albo Marvel, Kenneth, dopo un iniziale smarrimento, avrebbe magari deciso di aiutare il prossimo. Ma siamo nel New Universe e non succede niente di tutto questo. Shooter fa il ritratto di un uomo confuso, insicuro, che non comprende la situazione in cui è rimasto coinvolto, giocando abilmente con enigmi e misteri. Kenneth è un individuo non migliore di tanti altri. Persino dal punto di vista affettivo è superficiale ed incostante, dal momento che si divide equamente tra una donna adulta e una coetanea ingenua da lui definita ‘Papera’, senza curarsi dei suoi sentimenti.

Siamo quindi all’estremizzazione del revisionismo supereroico. Se già altri autori avevano presentato i supereroi in chiave meno idealista, Shooter va oltre e nelle sue mani il superessere si presenta per ciò che di fatto è: un mediocre. E lo fa scrivendo testi intensi, riflessivi ed evocativi, diversi da quelli pacchiani e stupidi di Secret Wars I e II, tanto per capirci. Di solito, quando si discute di Starbrand, si grida al capolavoro. Personalmente non sono dello stesso avviso. E’ un buon esito creativo che però non presenta particolari livelli di genialità. Ma testi e sceneggiatura sono validi.

Starbrand è celebrato anche perché, secondo molti, costituì l’autentico trampolino di lancio di John Romita Jr. nel comicdom americano. Il figlio del grande disegnatore di Spider-Man era già noto ed apprezzato, dato che aveva illustrato parecchi episodi dell’Uomo Ragno e degli X-Men con crescente successo. In effetti, però, qui si libera delle incertezze anatomiche e prospettiche che avevano in parte compromesso i lavori precedenti e sfoggia uno stile fluido, dinamico, elegante che più o meno nello stesso periodo valorizzerà pure Daredevil. La qualità del tratto si deve inoltre alle chine del leggendario Al Williamson che conferisce profondità alle matite di John.

Dopo il settimo episodio, Starbrand fu affidato prima a Cary Bates e poi a John Byrne che, pieno di rancore nei confronti di Shooter, stravolgerà la serie fino a distruggerla completamente. Ma i primi sette episodi sono rimasti nel cuore di molti fan e coloro che non hanno avuto modo di leggerli dovrebbero concedere una chance a questo volume.

 

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