MangaForever intervista Nicola Peruzzi, coordinatore editoriale Panini Comics
Pubblicato il 5 Febbraio 2015 alle 13:00
Cari amici di MangaForever, stavolta non vi tedierò con le mie consuete recensioni ma vi offrirò un’intervista a Nicola Peruzzi, coordinatore editoriale della Panini Comics, noto ai lettori che seguono le pubblicazioni della casa editrice modenese.
Grazie alla disponibilità di Nicola, ho approfittato per rivolgergli qualche domanda di argomento fumettistico. Senza dilungarmi ulteriormente, quindi, gli cedo subito la parola.
1) Innanzitutto, Nicola, grazie dell’intervista. Per prima cosa vorrei sapere come sei entrato nel mondo dell’editoria fumettistica e di cosa ti occupi nello specifico in casa Panini Comics.
Ciao Sergio, e grazie a te. Sono entrato in questo mondo grazie alla perseveranza, direi. Sono da sempre un lettore onnivoro, con una spiccata preferenza per il fumetto. Fin da piccolo ho sempre sentito il desiderio di parlare con altri di questa mia passione, non volevo viverla da solo. Durante gli anni dell’università, ho stretto un po’ di contatti con altri appassionati, fino a entrare a far parte dello staff del glorioso sito Comics Code (poi diventato De:Code), sito di critica gestito dagli amici Emiliano Longobardi, Simone Satta e Antonio Solinas. Dopo diverse interviste e recensioni, sono arrivate le prime collaborazioni con gli editori: tra tutti prima la Double Shot, per la quale ho fatto un po’ di tutto, da revisioni di traduzioni, ad articoli per le loro pubblicazioni fino ad arrivare a dare una mano allo stand nelle varie fiere del fumetto. Nel 2010, con Giovanni Agozzino e Antonio Solinas, ho scritto per Double Shot un saggio di critica sulla carriera di Grant Morrison, intitolato Grant Morrison: All-Star, ancora oggi unico nel panorama della critica a fumetti.
Nel 2011, da pochissimo disoccupato, mentre stavo cercando lavoro leggo su Facebook che Marco Lupoi annunciava l’apertura di una selezione per editor in Panini. Unici requisiti: una buona conoscenza del fumetto mondiale e della scrittura. Pensai “perché no?”, e inviai il mio curriculum. Una settimana dopo, dopo aver sostenuto tutti i colloqui di rito, vengo assunto come coordinatore editoriale di DC Comics e Panini Comics Deutschland. Poco meno di un anno dopo arriva la grande proposta di Marco Lupoi e Sara Mattioli per diventare coordinatore editoriale di Marvel e Panini Comics Italia. Ed eccomi qui.
Nello specifico, il mio lavoro di tutti i giorni consiste nel seguire la genesi e lo sviluppo di tutti gli albi e i volumi Marvel e Panini Comics (fatta esclusione delle graphic novel, dei fumetti francesi e di quelli che noi chiamiamo Panini Comici, di cui si occupano i miei colleghi, gli ottimi Diego Malara e Stefania Simonini). Si parte dalla discussione del piano editoriale, l’acquisizione delle licenze, fino ad arrivare all’assegnazione dei volumi a editor e traduttori, la supervisione della parte grafica, la comunicazione con i proofreader e i pre-press, fino al visto si stampi. Tutto, senza trascurare la comunicazione e la promozione dei singoli prodotti. Insomma, sono quello che, da dietro le quinte, si assicura che ogni settimana i nostri (ma soprattutto vostri) fumetti siano regolarmente in edicola, fumetteria e libreria.
2) Tra le altre cose stai curando l’edizione italiana di Miracleman. Lo conoscevo già, ma rileggendolo mi sono reso conto di quanto quest’opera sia ancora rivoluzionaria ed eversiva. Sebbene le interpretazioni ‘revisioniste’ dei supereroi ormai non siano più una novità, mi pare che il potenziale trasgressivo di questa serie persista ancora. Tu che ne pensi? Sei d’accordo con questa mia impressione?
Sto curando l’edizione italiana di Miracleman, esatto. È una cosa che ho voluto fare fortissimamente, nonostante non sia esattamente compatibile con il mio lavoro day by day; diciamo che a Miracleman un po’ glielo dovevo, dopo tutto ciò che quella serie ha fatto per me e per la mia educazione. Sono d’accordo con te, peraltro: come ho più volte avuto modo di ripetere nelle introduzioni, Miracleman è l’opera che inizia e finisce il discorso revisionista sui supereroi. Essendo una storia che inizia nel 1982 e termina, nella sua prima incarnazione, nel 1989, attraversa tutta la parabola revisionista.
In una prima fase, anticipa tutti quei temi che saranno poi sviscerati dai capolavori Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Swamp Thing e Watchmen, per dirne alcuni: supereroi nel mondo reale, predominio del disordine e della violenza, atmosfere grim’n’gritty. Concludendosi nel 1989, ovvero tre anni dopo quel 1986 in cui il fumetto sarebbe cambiato per sempre, Miracleman estende la riflessione sul revisionismo e chiude il discorso,anticipando The Authority di Warren Ellis. Se state leggendo i capitoli finali del terzo libro di Miracleman, “Olimpo”, fate un confronto. Il supereroe che si impone come autorità oltreumana che decide e influenza il destino dei comuni mortali, è anch’esso un concetto che questa serie anticipa di diversi anni.
Sono molto d’accordo con la tua idea di uno “spirito trasgressivo” che permea questa serie, sempre che non parliamo di trasgressione in senso di “trasgredire le regole per il gusto di farlo”, ma nel senso di coraggio di superare uno status quo. La potenza delle liriche e dei disegni di Miracleman è tutt’oggi immutata. Onestamente non saprei dire se questo dipenda dal fatto che è un grande inedito, attesissimo, con una reputazione enorme che lo precede, o se dipenda dal fatto che è uno di quei fumetti che non sono invecchiati di un giorno, grazie ad una strana e irripetibile alchimia che capita solo una volta ogni vent’anni o più. Propendo di più per la seconda ipotesi perché, di fatto, ogni volta che mi capita di parlare di Miracleman con qualcuno, la frase che prima o poi esce fuori è sempre la solita: “sembra che sia stato scritto ieri”.
3) Come consideri in generale l’attuale mercato americano, dal punto di vista della qualità e della creatività?
Dico sempre che questo è un gran momento per essere lettori di fumetti. Gli editori d’oltroceano hanno ingranato la quinta e sfornano in continuazione nuove proposte per tutti i palati e per tutti i tipi di pubblico. Il mercato cambia e si rinnova e cambia pelle di mese in mese, ormai. Dai prodotti per i più piccoli, ai prodotti specifici per un target femminile, dalle graphic novel impegnatissime al fumetto supereoistico più mainstream, non ricordo un periodo storico in cui esistesse tutta questa possibilità di scelta. Certo, sotto i riflettori oggi c’è più che altro l’Image, che da un paio d’anni a questa parte sta vivendo una seconda giovinezza fatta di venti lanci (come minimo) di altrettanti titoli creator owned al mese. È un mercato creator driven in cui puoi leggere un autore alle prese con il prossimo grande evento Marvel, ma che scrive contemporaneamente la serie indie più venduta del momento. Mi riferisco a Jonathan Hickman, ma anche a Rick Remender, a Leinil Yu, Grant Morrison, e via discorrendo.
È un periodo, questo, in cui la qualità sotto ogni punto di vista è altissima. La quantità, invece, è completamente fuori misura. È davvero impossibile, oggi più che mai, riuscire a leggere tutto. Ma in definitiva, anche questo è un bene. La creatività stessa è a livelli mai visti prima di adesso. Sarà forse dovuto all’ormai consolidato interesse del cinema nei confronti dei comics – che oggi più che mai paiono una fonte inesauribile di idee atte ad alimentare il serbatoio hollywoodiano – ma scrittori e disegnatori mettono su carta tutte le idee che passano loro per la testa. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi sono idee grandiose. È davvero un bel periodo per essere lettori di fumetti, questo.
4) Personalmente sono stato un Marvel Zombie per tantissimo tempo ma la Marvel degli ultimi anni, a parte qualche eccezione, mi lascia freddo. Ho la sensazione che la casa editrice oggi tenda a mettere i comic-book in secondo piano, a tutto vantaggio delle pellicole cinematografiche. Qual è la tua opinione al riguardo?
Non mi trovi molto d’accordo su questo, in realtà. Credo che le due divisioni, Marvel Comics e Marvel Studios, siano piuttosto indipendenti l’una dall’altra, e che cerchino di influenzarsi a vicenda per ottimizzare il proprio pubblico. Mi spiego: da quando sono nati i Marvel Studios, questi ultimi hanno sempre cercato di trarre ispirazione da quanto era stato fatto nei fumetti per cercare di creare un segmento di spettatori fedeli.
Non mi riferisco tanto alle ispirazioni date dalle storie, che pure sono elementi di primo piano (Iron Man e tutta l’estetica di “Extremis”, Avengers e Ultimates, Captain America e tutto il Kirby degli esordi e via discorrendo), quanto alla creazione di una continuity. Stan Lee lo sapeva, per questo fin dalla fine degli Anni 70 ha cercato in tutti i modi di vendere alle grandi case cinematografiche le licenze dei personaggi che aveva contribuito a inventare. Ci voleva l’arrivo della Disney per rendere il tutto concreto, e trasformare tante pellicole insensatamente scollegate in un unico grande affresco narrativo composto di tanti piccoli tasselli. Io lo vedo un po’ come il sogno di un uomo che è diventato realtà.
Allo stesso modo, inevitabilmente, i Marvel Comics hanno cercato di portare nei fumetti gli elementi vincenti di quell’universo che, pian piano, si è costruito un pubblico talmente vasto ed eterogeneo da distruggere ogni record di incassi. Ma le due cose continuano a influenzarsi a vicenda, a mio modo di vedere: la Marvel scopre un segmento tutto femminile in crescita, tanto da dedicargli tutta una linea di prodotti a fumetti a tema? Quelli degli Studios sfornano Marvel’s Agent Carter e annunciano un film tutto al femminile, Captain Marvel. Ultron sarà il prossimo grande nemico degli Avengers? Ecco che esce Rage of Ultron e Ultron Forever per la divisione comics. Comics e Studios non sono due parallele o due perpendicolari, sono una spirale.
5) Collegandomi alla domanda precedente, ho l’impressione che oggi molte serie a fumetti si facciano influenzare dai film e, nello specifico Marvel, che si stia attuando una specie di ‘disneyficazione’ di molti mensili, a scapito delle atmosfere più mature e adulte di un tempo. So bene che la Casa delle Idee realizza anche opere come il Moon Knight di Ellis, giusto per fare un esempio, ma in linea di massima molti comic-book mi sembrano infantili nei toni. Insomma, se un tempo c’erano autori come Claremont, Peter David, J.M. De Matteis, la Nocenti e così via, oggi abbiamo Kelly Sue DeConnick e simili che francamente non mi paiono allo stesso livello. Esagero? Sono troppo severo, secondo te?
I tempi cambiano, e con essi il pubblico. Cambia la soglia di attenzione nei confronti della lettura, e le abitudini di chi legge. Per ogni Kelly Sue DeConnick c’è un Jonathan Hickman, per un Rick Remender c’è un Elliot Kalan. Non credo che le trame degli Avengers di Hickman (ma potrei dire di tutto l’affresco Marvel NOW!) siano meno complesse degli X-Men di Claremont, o che il Daredevil di Waid sia meno drammatico dello Spider-Man di DeMatteis. Trovo che la Marvel di oggi sia forzatamente costretta a giocare in un campo in cui non si era mai avventurata prima, se vuole continuare a mantenere il primato di vendite e di interesse nei confronti dei lettori, e trovo che nonostante tutto, Marvel stia cambiando con stile.
Ho sempre avuto il dubbio che certe storie e certi autori del passato, storie che ci portiamo nel cuore e di cui ci siamo nutriti, siano uscite in un fortunatissimo periodo in cui praticamente “non c’era concorrenza”: i film non avrebbero mai potuto competere con i fumetti quanto a effetti speciali, la serialità e la continuità narrativa erano appannaggio di un ristretto gruppo di iniziati ai “misteri esoterci” della Marvel o della DC Comics. Era una passione di pochi, i personaggi erano solo nei fumetti, al massimo nei cartoni animati.
Oggi è tutto più difficile. I fumetti sono sotto tutti i riflettori. Per questo motivo, se si vuole sopravvivere, si deve cambiare. Secondo me la Marvel è cambiata alla grande, e in tutta onestà, al di là del lavoro di tutti i giorni, mi diverto moltissimo a leggere Marvel in questo periodo, e non provavo un attesa spasmodica per un evento come Secert Wars da molto, molto tempo.
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6) Quali sono le tue opinioni nei confronti della Marvel e della DC attuali? Sulla prima mi sono già espresso. Quanto alla seconda, mi pare che le ultime scelte della direzione siano a dir poco discutibili, a cominciare dal ridimensionamento della linea Vertigo fino al fatto di essersi lasciati sfuggire autori come Lemire. Tu che ne pensi?
Su Marvel mi sono già espresso anche io. Per quanto riguarda la DC Comics, purtroppo la seguo meno di quanto mi piacerebbe fare. Sono un grande fan della DC, e alcuni tra i miei fumetti preferiti di sempre sono DC Comics (Starman, The Invisibles, Batman e Superman). Come dicevo in apertura, ho iniziato la mia avventura in Panini come coordinatore DC, e già prima di allora ero innamorato di quel vastissimo e antichissimo universo a fumetti capace di sfornare capolavori senza tempo. Ho seguito da vicino la fine del vecchio universo e ho lavorato in prima persona alla presentazione del nascente universo New 52 per i lettori tedeschi.
Le serie che seguivo al tempo erano forse un po’ altalenanti a livello qualitativo, ma tra di esse c’erano delle autentiche perle: mi riferisco ovviamente all’ottimo Action Comics di Morrison e Rags Morales, ma anche al Batman di Snyder e Capullo e tutto quello splendore che era l’universo dark gestito da Milligan, Lemire e Cornell. Purtroppo, oggi due interi universi da seguire sono veramente troppi, per cui mi devo limitare solo ad alcuni titoli scelti. Continuo a seguire con piacere Batman, ma anche la splendida Batman and Robin, tutto quello che riesco a procurarmi di Superman, il grandioso affresco Multiversity e The Sandman: Overture.
A proposito di quest’ultimo, credo che il ridimensionamento della linea Vertigo fosse un’esigenza concreta. Negli ultimi anni, all’interno di quella gloriosa etichetta editoriale che ha cambiato la vita di molti con capolavori incredibili, stavano finendo storie che potevano benissimo rientrare nell’universo classico, e gli autori che desideravano avere maggiori libertà creative e pochi vincoli editoriali (ovvero gli elementi cardine di ciò che era la Vertigo degli esordi) stavano già tutti quanti espatriando verso Image. Per cui, se il ridimensionamento significa più qualità e meno dispersione, ben venga. Certo, spiace che sia finito Hellblazer, ma che vuoi farci?
7) Posso sapere quali sono le serie americane che attualmente consideri imperdibili?
Avengers + New Avengers e tutte le storie del crossover Spider-Verse per quanto riguarda Marvel. Non credevo di poter leggere altre storie di Spider-Man così divertenti dopo Superior Spider-Man, e invece mi sbagliavo. Spider-Verse è una roba da non crederci: divertente, scanzonato ma drammatico, con il piglio del più grande ragno-evento mai realizzato. E ovviamente, sempre nella Casa delle Idee, non posso non citare Miracleman.
Per quanto riguarda DC Comics, i già citati Multiversity di Grant Morrison (“Pax Americana”, realizzato in coppia con il sodale Frank Quitely, probabilmente al momento il disegnatore di comics migliore del mondo, è IL fumetto da leggere del 2014) e The Sandman: Overture (JH Williams III ridefinisce il concetto di tavola).
Per il mercato indipendente, senza dubbio The Manhattan Projects di Hickman e Nick Pitarra, una delle serie indipendenti più geniali che siano state realizzate negli ultimi anni. Deadly Class di Remender e Wes Craig, perché sono gli X-Men degli anni Dieci. Starlight di Mark Millar e Goran Parlov, perché ha quel tocco europeo che lo porta su un altro livello. Zero di Ales Kot, perché è diverso da tutto quanto. The Goon di Eric Powell, perché è uno dei pochi fumetti che mi ha fatto commuovere.
8) Le case editrici indipendenti esercitano ancora un ruolo importante. L’Image, per esempio, sta producendo materiale interessante, riuscendo ad attirare diversi autori di area Vertigo. Negli anni ottanta, però, le indies producevano fumetti che in genere si discostavano dai cliché Marvel e DC. Oggi invece mi sembra che molte etichette di questo tipo producano serie certamente pregevoli ma in fondo non dissimili da quelle delle due major. Condividi la mia impressione?
In parte. Credo che trattandosi degli stessi autori che contemporaneamente scrivono per le major e per le case editrici indipendenti, le idee proposte tendano ad essere sempre più o meno simili. Credo che oggi i grandi editori siano più interessati alle storie che sono in testa agli autori piuttosto che alla assoluta coesione dell’universo narrativo. Che c’è e rimane, ma passa spesso in secondo piano rispetto all’idea singola.
Per questo, se Charles Soule è un avvocato e propone un legal thriller, Marvel gli lascia scrivere She-Hulk. Che magari va un po’ in conflitto con Mighty Avengers, ma pazienza. Se Matt Fraction propone una storia di “neorealismo supereroistico”, con un Occhio di Falco che è più uomo e meno supereroe, allora la fa senza problemi, anche se poi quello stesso personaggio dovrà comparire nel grande evento cosmico Original Sin con una incredibile tuta spaziale,compiendo gesta meno umane e più supereroiche.
Allo stesso modo, quegli stessi autori per le case editrici indipendenti partoriscono idee che sono figlie di una certa letteratura con la quale si sono nutriti, e vogliono essere più liberi possibile da vincoli, tra i quali quello enorme del personaggio di proprietà di un’azienda con il quale non puoi mai essere completamente libero.
Quello che voglio dire in definitiva è che sono d’accordo sul fatto che, oggi, tanto le storie corporate che quelle indie abbiano un sapore simile. Quello che le differenzia, molto spesso, è la presenza o l’assenza di personaggi noti. Ma in fondo, credo che sia sempre stato così. L’Image di Supreme, alla fine, faceva Superman senza Superman. L’ABC di Promethea e Tom Strong e della Lega degli Straordinari Gentlemen, allo stesso modo, faceva i supereroi senza i supereroi, cosa che a conti fatti al tempo sarebbe stato quasi impossibile da realizzare con una major.
9) Puoi darci qualche anticipazione sulle prossime iniziative editoriali della Panini Comics? Ci sarà qualche bella sorpresa per i lettori?
Ci saranno tante belle sorprese, come sempre. Tanta roba l’abbiamo già annunciata alla scorsa Lucca, tanta altra ne annunceremo pian piano nel corso delle fiere. Quello che posso dirvi, è che l’universo Marvel è sempre in crescita e in espansione quanto a numero di iniziative.
Arriveranno nuove serie da edicola, una dedicata allo S.H.I.E.L.D., e alcune altre dedicate a personaggi “minori” (in senso letterale, e chi ha orecchie per intendere…). Continueremo a pubblicare invece le storie più “autoriali” nei cartonati Marvel NOW! Collection, il formato in cui avete appena letto Moon Knight, e che speriamo vi piaccia.
Sul fronte ristampe e riedizioni, proseguiremo con le due linee di cui vado tanto orgoglioso inaugurate solo l’anno scorso: I Grandi Tesori Marvel, che vedrà pubblicare un paio di titoli irreperibili o quasi da mozzare il fiato, e Marvel History, che raccoglie le storie che hanno fatto la storia della Marvel. A breve in collana arriverà The ‘Nam, il secondo Avengers di Busiek e Peréz con la “Ultron War”, Nick Fury VS. S.H.I.E.L.D. e La Rabbia della Pantera Nera, storico ciclo di rottura di Don McGregor. Capolavori senza tempo in un formato agile e dal prezzo abbordabile.
Per quanto riguarda Panini Comics, anche qui le novità in arrivo sono molte. Fossi in voi non mi perderei Zenith di Morrison e Yeowell, un pezzo di storia del fumetto che pubblichiamo per la prima volta in Italia in un’edizione stupenda. Pubblicheremo, sotto licenza Image, Mind The Gap del premio Eisner Jim McCann e del bravissimo Rodin Esquejo, un mistery sovrannaturale decisamente imperdibile, e lo splendido Peter Panzerfaust di Kutis J. Wiebe e Tyler Jenkins, una serie che rilegge il mito di Peter Pan ambientandolo però durante la seconda guerra mondiale.
Poi c’è un certo Star Wars, che lanceremo con botti a maggio 2015, a soli tre mesi di distanza dagli Stati Uniti. E questo è solo l’inizio. Se continuate a seguirci, nel corso del 2015 ne vedrete delle belle.
10) Credi che i siti dedicati ai fumetti (tipo MangaForever, per esempio) siano utili alle case editrici? Ritieni che possano eventualmente incidere sul mercato?
Credo che l’opera di divulgazione fatta dai siti di informazione e critica del settore sia fondamentale per gli editori in un mercato come il nostro, ed è questa una delle ragioni per cui noi continuiamo a investire moltissimo in comunicazione e collaborazione con realtà come la vostra. Credo altresì che in un mondo come quello di oggi per i siti di informazione e critica sia sempre più difficile stare sul pezzo: tra gruppi e comunità di Facebook, YouTuber, e gente comune che esprime la propria opinione spesso in tempi negativi (ovvero, quando il mercoledì escono le scan delle uscite della settimana), in questo periodo i siti come il vostro soffrano un po’ tutta questa corsa all’esclusiva. Sono fermamente convinto che i siti dedicati ai fumetti incidano nel mercato. Mi piacerebbe che influenzassero più persone al di fuori della nicchia degli appassionati di fumetti, ma ci arriveremo, un passo alla volta.
11) Ultima domanda. Posso sapere quali sono i tuoi autori preferiti?
Immagino si continui a parlare solo di autori che hanno lavorato nel mercato americano. Se non si fosse capito, ho un debole per Grant Morrison. Tra i miei all time favorites non posso non citare Jack “il Re” Kirby, Frank Miller, Alan Moore. Ho già citato Frank Quitely, che considero secondo solo a Kirby quanto a storytelling, e apprezzo tantissimo in questo momento Jonathan Hickman, le cui trame ad ampissimo raggio – che non trascurano però la qualità della storia singola – mi ricordano i fumetti che leggevo quando ero piccolo. Jim Steranko, che con le sue prospettive fantastiche mi ha aperto un mondo all’interno del cervello. Matt Wagner, che per me è sinonimo di fumetto indipendente. Bryan Talbot, che con il suo Luther Arkwright ha segnato per sempre la mia esistenza. Daniel Clowes, che mi ha fatto capire che potrebbe nascondersi più orrore nelle piccole cose quotidiane che in un mostro uscito dall’inferno.
E dopo quest’ultima risposta, non posso fare altro che ringraziare Nicola per il tempo concessomi e augurargli buon lavoro.