Funghi di Yuggoth e Altre Colture di Alan Moore, recensione Panini Comics

Pubblicato il 2 Febbraio 2015 alle 10:15

Panini Comics propone un imperdibile volume dedicato al Magus del fumetto mondiale: l’unico e solo Alan Moore! Non perdete questa raccolta di materiale horror lovecraftiano illustrato da numerosi maestri dei comics!

ALAN MOORE FUNGHI DI YUGGOTH E ALTRE COLTURE

Che Alan Moore sia il più importante autore di comics a livello mondiale è risaputo ed è altrettanto risaputo che, specialmente negli ultimi anni, le sue polemiche e il suo atteggiamento gli abbiano alienato parecchie simpatie sia tra i colleghi sia tra i lettori. Il Bardo di Northampton è prolifico e prima del suo successo americano aveva realizzato storie di vario genere per le riviste britanniche. In quel modo, Moore si era occupato di horror, di fantascienza, di supereroi, di satira e, bisogna ammetterlo, non tutto era allo stesso livello. E, se è per questo, ciò vale pure per le opere pubblicate da Watchmen in poi.

Perché questa premessa? Perché quando si discute di Alan c’è un atteggiamento acritico e si tende a definire capolavoro ogni sua produzione. Ma non è sempre così. Tuttavia, un elemento è innegabile: un fumetto di Alan Moore non è mai banale, poiché è il Magus in primis a non esserlo, a causa del suo elevato spessore culturale, la sua capacità di agire in numerosi ambiti artistici che lo rendono qualcosa di più di un semplice autore di comics e, last but not least, per il suo coinvolgimento nell’occultismo, sulla scia di moltissimi creativi anglosassoni.

La magia e l’occultismo giocano un ruolo fondamentale in questo volume pubblicato da Panini Comics che include storie, alcune inedite, altre fuori catalogo da tempo, che Moore ha concepito nel corso degli anni; e una buona parte di esse è influenzata dal celebre scrittore horror H.P. Lovecraft, noto per invenzioni come il terribile Chthulhu e il libro maledetto Necronomicon. Moore mixa il suo background occultistico con il genere weird, coadiuvato da ottimi disegnatori. Ma non mancano sceneggiature, saggi e interviste che il Bardo ha concesso nel corso del tempo che da sole valgono l’acquisto di Funghi di Yuggoth e Altre Colture.

Si inizia con un recupero molto importante per i fan di Moore: Nightjar, breve episodio disegnato dal grande Bryan Talbot che originariamente doveva costituire l’inizio di una serie regolare. I testi hanno la liricità che valorizzerà Swamp Thing e contiene già tutte le suggestioni che ossessioneranno Moore, a cominciare dalle teorie thelemiche di Aleister Crowley. Ma la prima parte del libro non è solo horror. Moore si diverte, per esempio, a prendere in giro il Levitico con una strip dai toni comici (che francamente ha un interesse più storico che artistico) e underground; oppure sfiora il noir con un racconto disegnato da Oscar Zarate incentrato su Jack lo Squartatore che potrebbe essere considerato una specie di appendice di From Hell.

In un’altra storia, invece, si concentra sulla scrittrice americana Dorothy Parker e la fa agire in un contesto da gangster story. Poi rievoca la figura di due assassini inglesi realmente esistiti e scrive didascalie in rima. In poche parole, Moore non reprime le sue notevoli capacità espressive. C’è poi una miniserie di tre albi dedicata all’universo terrificante di Lovecraft, plasmato, però, dall’interpretazione di Moore. A scrivere i testi è il suo collaboratore Antony Johnston che si diverte a creare uno stile narrativo che è l’unione tra l’evocativa retorica ridondante del tormentato scrittore di Providence e l’allucinato e visionario lirismo di Moore. Johnston, pur non raggiungendo i vertici del Bardo, fa un buon lavoro che piacerà agli estimatori dell’horror.

Tra i penciler coinvolti bisogna segnalare l’oscuro Bryan Talbot, l’espressivo Oscar Zarate e il certosino Juan José Ryp che riesce a rappresentare con maestria le orripilanti mostruosità descritte da Lovecraft nei suoi testi. Nel complesso, quindi, questa proposta è da tenere d’occhio e costituisce l’ennesima prova della versatilità e della poliedricità di un autore coraggioso e incazzato (basta leggere lo sferzante articolo sulla guerra in Iraq per accorgersene) che, con buona pace dei suoi detrattori, rimane tuttora, nell’ambito della letteratura disegnata, il numero uno, malgrado, lo ribadisco, non sempre firmi capolavori.

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