Erotica vol. 4 – Justine: La Lezione di De Sade, recensione Mondadori Comics
Pubblicato il 28 Gennaio 2015 alle 15:45
Qual è uno dei romanzi più controversi e discussi della letteratura occidentale? La risposta è semplice: Justine di De Sade! E scoprite di che livello è l’interpretazione grafica e narrativa della vicenda immaginata dal Divin Marchese firmata dal maestro Guido Crepax!
De Sade è uno degli autori più discussi e controversi di sempre. Attaccato, bistrattato, sovente frainteso, con i suoi romanzi non ha represso l’immaginazione, descrivendo vicende contrassegnate da una peculiare concezione dell’esistenza e portando alle estreme conseguenze logiche le istanze dell’illuminismo. Secondo alcuni è un semplice pornografo; per altri un filosofo sostenitore dell’individualismo, se non addirittura anticipatore dei movimenti di liberazione sessuale degli anni sessanta. Autori come Pasolini, invece, lo reputarono precursore dei nazisti a causa dell’alto livello di crudeltà e di sadismo presente nei suoi testi. In poche parole, De Sade fa parte di quella schiera di scrittori destinati a dividere e a far discutere.
Era forse inevitabile quindi che il grande Guido Crepax, noto non solo per la splendida Valentina ma anche per pregevoli adattamenti fumettistici di opere letterarie, si concentrasse su ‘Justine’, uno dei lavori più noti del Divin Marchese. Tramite le vicissitudini della sventurata protagonista, De Sade cercò di dimostrare una tesi e cioè che la virtù non conta e osservare i dettami della fede e della morale provoca solo sfortuna; mentre abbandonarsi al vizio e alla corruzione ti consente di vivere senza problemi. De Sade utilizza quindi due personaggi, le sorelle Justine e Juliette. La prima è onesta e irreprensibile ma povera e va incontro a una serie infinita di brutte avventure; la seconda è corrotta e vive nel lusso.
Crepax rispetta questa impostazione e narra perciò le terribili esperienze che Justine è costretta a subire. Lo fa rendendo la stessa ragazza una narratrice che rivela a una splendida donna, che si scoprirà poi essere Juliette, le sue disgrazie. Dopo essersi separata dalla sorella, Justine tenta di vivere onestamente ma si imbatte in persone senza scrupoli che fanno di lei una schiava sottoposta ad allucinanti molestie. Crepax non si risparmia e rappresenta rapporti saffici, incontri omosessuali, orge, stupri, atti sadomasochisti, sevizie, bestialità, incesti e umiliazioni in maniera esplicita, senza però scadere nella volgarità, persino nelle sequenze più estreme. Gli amplessi sono di solito disegnati con dovizia di particolari; le azioni violente, invece, non sono dettagliate, come se Crepax volesse evitare morbosità e facili sensazionalismi.
Del resto, la sua Justine non è un’esaltazione della violenza, tutt’altro. Con il pretesto dell’opera di De Sade, Crepax condanna una società crudele gestita da individui potenti che schiacciano i deboli e ciò vale per ogni figura autorevole: i politici, i commercianti e gli uomini di chiesa (la sequenza ambientata in un monastero occupato da monaci libertini, per esempio, è significativa). Sebbene la trama sia ovviamente ambientata nella Francia settecentesca, l’autore allude all’epoca contemporanea, dal momento che i rapporti problematici tra il potere e i singoli individui continuano ad essere di dirompente attualità.
Dal punto di vista grafico, Crepax opta per uno stile accurato e ciò è evidente nella raffigurazione degli abiti, degli arredi, degli interni delle case che dimostrano rigore storico. E non va trascurata l’impeccabile rappresentazione dei corpi femminili che evocano erotismo e sensualità in ogni vignetta, come è in fondo giusto per una storia del genere. La costruzione delle tavole è relativamente più tradizionale, almeno se paragonata a quella di altri suoi lavori, ma non manca di eleganza e raffinatezza. Quanto ai testi, Crepax si diverte ad utilizzare una prosa densa che richiama in parte la retorica settecentesca del modello letterario di riferimento. In poche parole, Justine è una pietra miliare e non può mancare nella vostra libreria.