Robert Moses di Pierre Christin e Olivier Balez – una recensione

Pubblicato il 10 Febbraio 2015 alle 10:15

Da Bao Publishing, la cronaca a fumetti dell’ascesa e declino di Robert Moses, architetto di città, di politiche, di imperi.

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L’egemonia di Robert Moses su New York City sopravvisse a cinque sindaci, sei governatori e sette presidenti degli Stati Uniti d’America, ad una Guerra Mondiale e ad una Fredda. Ponti, strade, piazze, grattacieli a dozzine portano il suo nome, eppure pochi degli abitanti della città più celebre d’America conoscono la sua storia. Come quei bambini che, nel Bel Paese, giocano a pallone in Piazza Garibaldi senza sapere ancora con quanti uomini sbarcò in Sicilia.

Cosa spinge uno sceneggiatore dalla lunga e feconda esperienza, Pierre Christin, e un giovane disegnatore dal tratto intonso e maturo, Olivier Balez, entrambi FRANCESI, a raccontare la storia dell’uomo che plasmò il volto stesso della Grande Mela? E cosa convince una casa editrice ITALIANA, Bao Publishing, a pubblicarla? La consapevolezza che certi uomini e certe donne cadono come folgori su questa terra e il segno che lasciano è talmente profondo che dimenticarsene sarebbe una tremenda imprudenza.

Christin e Balez fanno memoria del Signore Segreto di New York tramite una graphic story che diventa “graphic history”; Storia con la “S” maiuscola, ma ben lontana dalla forma spesso insipida e noiosa cui siamo stati abituati a scuola. Disegni puliti, paesaggi di china degni d’esposizione, una voce narrante fluida e mai scontata. Con questi elementi a disposizione, Christin e Balez realizzano un modellino perfetto della vita di Moses, proprio come questi amava costruire precisissimi plastici di quegli scorci di città che avrebbe spazzato via e di quelli che sognava di donare al mondo.

Robert Moses nasce lì dove sempre volle vivere e lavorare, New York. Non dovette farsi strada con i pugni e con i denti per guadagnarsi un posto di prestigio nel mondo, ma non per questo ebbe una giovinezza priva di sfide da affrontare e vincere. Anzi.

La sua era una famiglia facoltosa, più che benestante, ma di origine ebraica. E ciò, soprattutto negli ambienti altolocati in cui cresce e si forma, rappresentava un marchio quasi più infamante della povertà. Forse proprio per l’eterna discriminazione cui è soggetto a causa delle sue origini e della sua capigliatura scura, Moses forgia il suo animo combattivo come una spada d’acciaio, lucente ma letale. Dopo gli studi ad Oxford e i viaggi in tutta Europa, fa ritorno a New York, pronto a diventarne il padrone incontrastato. A lungo cammina per le strade dei tanti ghetti, confuse, variopinte, ancora legate al passato; a lungo studia i quartieri fatiscenti e pittoreschi dell’immigrazione europea, a lungo percorre le anse del fiume Hudson. E, ovunque vada, vede sorgere davanti ai suoi occhi parchi e autostrade, enormi ponti e grattacieli svettanti. Là dove c’è il disordine, lui pone armonia; là dove è irrazionalità e sporcizia lui porta logica e igiene.

Non è facile far sì che i suoi sogni ambiziosi divengano realtà. Ma, grazie ai giusti contatti, alle lezioni dei maestri del convincimento e della politica e alle doti innate di determinazione, intelligenza, pacatezza e carisma, la sua carriera di pianificatore urbano divampa e non c’è più ostacolo sulla sua strada che non riesca a spazzare via. Siano gli avversari politici sempre più numerosi, siano i decadenti quartieri popolari che sostituisce con i suoi alloggi dalla vertiginosa altezza e severa modernità.

Per oltre mezzo secolo Robert Moses regna incontrastato sulla skyline newyorkese, piegandola e rindirizzandola a sua piacimento, attingendo dai fondi pubblici statali e federali quanto necessario per realizzare le sue opere faraoniche.

Ma tutti i regni hanno una fine e più alte sono le vette del successo, più profondi i baratri della caduta. La sorte volta le spalle a Moses un passo alla volta e il padrone della città vede il suo enorme potere sgretolarsi tra le mani come le sabbia di quelle spiagge che aveva contribuito ad aprire al popolo e alla sempre più esigente ed anticonformista classe media. Gli anni ’60 incalzano, infatti, la contestazione è alle porte e ha il volto tranquillo e cordiale di Jane Jacobs, giornalista specializzata in architettura.

E’ lei la prima portavoce della rivolta. Cavalcando il malcontento serpeggiante nei confronti dei programmi di pianificazione urbana che hanno in Moses il loro direttore d’orchestra, la tenace attivista comincia a lanciare le sue accuse dai podi dei comizi municipali, dalle manifestazioni di piazza e dagli angoli di quei quartieri caratteristici, belli perché vari, che la filosofia ultraprogressista di Moses vorrebbe spazzare via.

Lo squalo dell’amministrazione cittadina, il mastino di Long Island, si ritrova all’improvviso senza denti. Sconfitto dalla Storia che passa e dal mondo che cambia, dimenticato da tutti, non gli resta che ritirarsi a vita privata, ad osservare, fino al suo ultimo giorno, quei ponti e quelle fortezze che gli sopravviveranno, giungendo gloriosi e imponenti fino a noi. Opere che ci parlano ancora, nel bene e nel male, del suo grande genio, della sua tenacia e della sua ambizione di creare un mondo ideale.

Robert Moses, il signore segreto di New York, è una graphic story dai toni tenui come i suoi colori, come i magnifici acquerelli della città in coda all’opera. Un libro da leggere in un pomeriggio quieto, all’ora del crepuscolo, che riecheggi quello di Robert Moses negli ultimi anni del suo dominio su New York. Testi e disegni ricchi di fascino, un ritmo fluido come le acque dell’Hudson fanno di quest’opera una chiave di lettura su una di quelle straordinarie storie d’America che escono dai canoni cui è abituato il grande pubblico.

Un’altra monografia di grande valore e pregio che conferma l’estrema qualità dell’offerta di Bao Publishing sullo scenario editoriale italiano.

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