Six-Gun Gorilla – la recensione
Pubblicato il 9 Febbraio 2015 alle 10:00
Bao Publishing propone una delle serie più acclamate dagli addetti ai lavori: Six Gun Gorilla. Azione, avventura e divertimento all’insegna di uno story telling coinvolgente.
Apparso per la prima volta sulla rivista britannica The Wizard in una serie scritta da autori anonimi nel lontano 1939, Six gun Gorilla è uno dei tanti personaggi emersi durante la golden age dei racconti a fumetti che rischiava di finire nel dimenticatoio. Grazie a Jess Nivens, che ha pubblicato sul suo sito buona parte delle storie originali, è possibile scoprire i retroscena di un prodotto molto interessante. Six Gun (chiamato con il nome di O’Neil) non è altro che un gorilla armato di pistola e bandoliera di proiettili che imperversa nel vecchio West a caccia di vendetta per l’uccisione del suo mentore Bart Masters.
Con l’intenzione di omaggiare (e rinnovare) la leggenda di questa bizzarra icona del fumetto britannico, Simon Spurrier ha scritto e ideato una serie dedicata a Six Gun Gorilla illustrata da Jeff Stokely.
Ci troviamo nel XXII secolo, i terrestri hanno colonizzato il pianeta Blister, dove imperversa una sanguinosa guerra civile che ha già casuato numerose perdite. Come in un grande reality show, le vicende belliche vengono “documentate” dagli occhi di alcuni aspiranti suicidi che accettano, dietro pagamento, di farsi impiantare nel proprio corpo dei dispositivi che trasmettono sulla terra le immagini audiovisive della battaglia. Dopo aver perso il lavoro e l’amore della sua vita, anche Blue-3425 (non verrà mai rivelato il suo vero nome), un ex bibliotecario, decide di entrare a far parte del programma Blutech, diventando carne da macello ai fini della buona riuscita del sadico show televisivo. Nonostante la morte certa, Blu riesce a sopravvivere grazie all’intervento di Six Gun Gorilla, un gorilla parlante di circa 200 chili armato di pistole iper tecnologiche. Tra Blisterremoti, calamari rotanti e mezzogiorni di fuoco (nel vero senso della parola), Blue e Six gun affronteranno un’avventura che va al di là di ogni immaginazione.
Nonostante le apparenze, non è semplice inquadrare con precisione il genere letterario a cui appartiene questa versione di Six Gun Gorilla. Il fumetto realizzato da Spurrier e Stokely, dietro la facciata di una sorta di western sci-fi dagli influssi pulp, nasconde critiche sociali e inaspettati risvolti meta-narrativi che immergono il lettore in un mondo accattivante e incredibilmente riconoscibile.
Spurrier decide di spostare gran parte dell’attenzione su Blu, un ragazzo semplice, un sognatore ad occhi aperti che all’inizio della storia apparirà smarrito e impaurito, ma che nel proseguio acquisirà sempre più consapevolezza e spessore. L’immedesimazione del lettore in questo atipico protagonista è immediata e assolutamente non casuale.
L’autore ha scelto saggiamente di relegare il personaggio di Six Gun Gorilla ai margini di buona parte della narrazione. Ponendo il gorilla in secondo piano rispetto a Blu e limitando le sue apparizioni a sparatorie e battute ironiche, infatti, Spurrier è riuscito a donare ad un personaggio già cazzutissimo un’aura quasi mitologica. I dialogi tra Blu e Six gun Gorilla sono sempre spassosissimi, e il modo in cui viene sviluppato il loro rapporto ricorda a tratti quello dei migliori buddy movie. Il geniale twist-plot meta-narrativo che coinvolgerà i due rappresenta un espediente narrativo riuscitissimo.
Nessuno ha più tempo per la finzione. La gente ormai è troppo concentrata sulla propria vita… o a spiare quella degli altri.
Dalle pagine del fumetto emerge una specifica critica allo spietato sciacallaggio mediatico e ai media in generale, sempre pronti a spettacolarizzare e trasformare ogni evento tragico della vita vera in uno show televisivo. Inoltre, stimola interrogativi sul confine tra realtà e finzione: è giusto provare emozioni vere per qualcosa di falso o immaginato?
Al di là dell‘ottima costruzione dei personaggi e della narrazione, è incredibile la naturalezza con cui l’autore gioca con i principali stereotipi delle storie a fumetti e non, con numerose citazioni più o meno velate dei film di Sergio Leone (lo stesso Six Gun ricorda i personaggi western interpretati da Clint Eastwood) e dei romani pulp dei primi anni ’50.
Sul fronte dei disegni, il lavoro svolto da Jeff Stokely è impeccabile e meritevole delle due nomination agli Harvey awards che ha ricevuto per questa serie. La sceneggiatura di Six Gun permette al disegnatore di sprigionare tutto il suo talento artistico, soprattutto in occasione delle sequenze pulp di sparatorie e in alcune splash page mozzafiato. Degno di lode il character design dei villain e delle creature che popolano il deserto di Blister, con un intrigante commistione tra l’estetica western e quella sci-fi. I disegni spigolosi ed espressivi di Stokely sono arricchiti dai vivaci colori di André May che alternano le tonalità calde dei deserti del pianeta Blister alle luci scintillanti delle metropoli terrestre.
Se pensavate che il motivo principale del successo di questa serie fosse dovuto alla presenza di un gorilla pistolero, vi sbagliate di grosso. Six Gun gorilla è molto di più di un semplice fumetto di azione: è un concentrato di idee geniali, duelli western, personaggi iconici, riflessioni sul presente e omaggi al passato.