Inumani: Primo Contatto, recensione Panini Comics
Pubblicato il 23 Gennaio 2015 alle 16:00
Panini Comics ripropone una delle maxiserie Marvel più sofisticate e acclamate degli ultimi anni: Inhumans di Paul Jenkins e Jae Lee! Non perdete l’interpretazione adulta dei classici personaggi creati da Stan Lee e Jack Kirby in un volume di grande livello!
Negli anni sessanta Fantastic Four fu la serie più importante della Marvel, non solo per la qualità delle storie realizzate da Stan Lee e Jack Kirby, ma anche per il numero di personaggi che vi esordirono, destinati a diventare fondamentali per il Marvel Universe. Basti pensare a criminali leggendari come il Dottor Destino, al Divoratore di Mondi Galactus, all’amatissimo Silver Surfer, al primo supereroe afroamericano dei comics e cioè la Pantera Nera e così via. E bisogna aggiungere gli Inumani, il popolo che viveva in una città nascosta dalle catene dell’Himalaya, e in particolare la Famiglia Reale, guidata dal silenzioso Freccia Nera.
Come sanno i Marvel fan, Freccia Nera, Medusa, Crystal e gli altri componenti del gruppo hanno avuto un ruolo rilevante nelle vicende del Favoloso Quartetto e in generale in molte saghe Marvel. Verso la fine degli anni sessanta ci fu un serial a loro dedicato e nel decennio successivo un altro impreziosito dalle matite di maestri del calibro di Gil Kane e George Perez. Tuttavia, gli Inumani sono sempre stati considerati character minori e non hanno mai avuto grande riscontro. Negli ultimi tempi la Casa delle Idee ha deciso di metterli sotto la luce dei riflettori a causa di una pellicola cinematografica su di essi imperniata.
Ma già anni fa era stata pubblicata un’ottima maxiserie, fortemente voluta da Joe Quesada per la linea Marvel Knights, incentrata su prodotti più maturi e sofisticati. Secondo una scuola di pensiero, fu proprio questa maxiserie l’autentico inizio dell’era Quesada che, almeno in principio, fu innovativa e coraggiosa. Ai testi ci fu Paul Jenkins, autore di provenienza Vertigo acclamato per Hellblazer, che delineò una story-line intensa e malinconica, valorizzata da testi poetici e introspettivi che richiamavano la sensibilità Vertigo.
Per ciò che concerne i personaggi, tutto sembra uguale. La Famiglia Reale si trova ad Attilan. Il perfido Maximus, fratello pazzo di Freccia Nera, è in prigione e non può nuocere a nessuno. La popolazione inumana è tranquilla e i Primitivi Alfa, esseri destinati a lavorare come schiavi, non danno problemi. Ma è la calma prima della tempesta. Il monarca Freccia Nera, infatti, viene a sapere che Attilan è minacciata e la situazione non potrà essere affrontata facilmente. C’è bisogno di aiuto esterno e perciò la Famiglia Reale è costretta a chiederlo agli umani. Ma questi ultimi saranno disposti a venire in loro soccorso?
La risposta non è scontata perché il problema è legato alla natura intrinseca della società inumana. Jenkins analizza le contraddizioni di una comunità che tollera la schiavitù e approfondisce la psicologia dei personaggi. Freccia Nera evoca tormento interiore e insicurezza. Medusa è seducente e disperata, consapevole dei lati negativi del mondo a cui appartiene e pronta a compiere azioni impensabili pur di modificarlo; Crystal è insicura; Gorgon e Karnak non sono privi di lati discutibili e nel complesso la Famiglia Reale versione Jenkins è molto meno unita di quanto si possa pensare. Dietro le quinte si muove Maximus che, simile a una figura shakespereana, ha il coraggio di denunciare il razzismo della società inumana, puntando il dito contro Freccia Nera che ha avallato tacitamente tante devianze.
I testi di Jenkins sono perfetti e lo sceneggiatore britannico costruisce una story-line dal ritmo dilatato che contribuisce a costruire una suspense innegabile, fino a giungere al dirompente finale. Inserisce poi alcuni giovani Inumani modificati dalle Nebbie Terrigene e ne approfitta per approfondire la tematica delle disparità sociali di un microcosmo discriminatorio come quello di Attilan.
Inhumans è pregevole non solo per i testi ma pure per gli eccezionali disegni del bravissimo Jae Lee che realizza una delle sue opere più riuscite e convincenti. Il penciler ci offre un Freccia Nera maestoso e carismatico e rappresenta con raffinatezza la delicata avvenenza di Crystal e quella dirompente di Medusa, la mostruosità dei vari Inumani e la schizoide follia degli sguardi di Maximus. Le pagine hanno inoltre giochi d’ombra adatti all’atmosfera cupa della maxiserie. In poche parole, Inhumans non è solo un fumetto di supereroi ma un’acuta disamina di concetti come democrazia, monarchia, giustizia e razzismo. Un’opera senz’altro da annoverare tra le pietre miliari della Marvel.