Isabella La Lupa di Francia, recensione Historica vol. 27 Mondadori Comics

Pubblicato il 21 Gennaio 2015 alle 16:30

Chi è Isabella, detta la Lupa di Francia? Una donna costretta a subire le prepotenze degli uomini, una scaltra e vendicativa manipolatrice o entrambe le cose? Scopritelo in questo nuovo eccezionale volume della collana Historica!

isabella lupa francia historica 27

Coloro che seguono regolarmente la collana Historica della Mondadori Comics ormai sanno che propone opere fumettistiche di area francofona di qualità stellare e anche stavolta ne avranno la conferma con questo ventisettesimo volume, dedicato a una delle sovrane più discusse e controverse della storia, Isabella, detta la Lupa di Francia. Non si tratta di un personaggio facile; anzi, è decisamente complesso da trattare nell’ambito di un fumetto e bisogna riconoscere che gli autori Thierry e Marie Gloris sono stati capaci di descriverne le molteplici caratteristiche psicologiche.

La vicenda si presta a diversi livelli di lettura. La story-line è infatti ricca di intrighi, complotti, duelli e colpi di scena che la rendono coinvolgente e chi cerca l’avventura e l’intrattenimento sarà soddisfatto. Ma l’opera non è priva di momenti riflessivi e va considerata una lucida e impietosa disamina del ruolo della donna in un universo maschile. Questa tematica è appunto rappresentata da Isabella, figlia di Filippo IV il Bello, re di Francia. Costui, per ragioni politiche, ha costretto la ragazza a sposare il crudele e dissoluto Edoardo II d’Inghilterra. Quest’ultimo preferisce gli uomini alle donne e Isabella, sin dal principio, è condannata a vivere senza l’amore del consorte.

Del resto, il potere è reputato alla stregua di un fardello. Il termine è ricorrente e, in uno splendido dialogo chiarificatore tra Isabella e il padre, si chiarisce proprio questo punto: i sovrani, a causa degli obblighi derivanti dalla loro posizione, non sperimentano la felicità; sono vittime di un gioco più grande di loro. E in effetti i protagonisti sono in balia di circostanze che li rendono simili a marionette o pedine di una pericolosa partita a scacchi. Isabella, quindi, si rassegna a sopportare le offese e le umiliazioni del marito ma la situazione non è certo statica.

Ed è qui che i Gloris dimostrano il loro talento narrativo, descrivendo la sua evoluzione. Se nella prima parte è una donna passiva, in seguito si evolve e, spinta dal desiderio di vendetta, si rivela persino più spietata degli uomini. Isabella si trasforma in un’abile manipolatrice, condizionando dietro le quinte la vita di Filippo, dei suoi alleati come dei suoi avversari, nonché del suo amante Roger Mortimer. L’universo descritto dagli autori è fatto di passioni sfrenate come quelle delle belve e da un certo punto di vista l’opera potrebbe essere definita altamente erotica. Non perché ci siano sequenze di sesso (di fatto se ne vedono poche) ma perché gli impulsi carnali giocano implicitamente un ruolo nelle azioni che tutti compiono, fungendo perciò da intrigante sottotesto. Vale per Filippo, ovviamente; per il suo infido amante, pronto a concedersi sia a lui sia a disinibite cortigiane; per le cugine di Isabella così come per la stessa regina e per Mortimer.

Questo è dunque un microcosmo di violenza, di sangue e di morte, e sin dalle prime tavole lo si comprende con la sequenza drammatica dell’esecuzione di Jacques De Molay, e in un contesto così estremo Isabella agisce da belva, da lupa, appunto, perché costretta dagli eventi. I Gloris, quindi, svolgono un lavoro sopraffino, delineando un plot influenzato dai concetti di Eros e Thanatos e scrivendo testi e dialoghi secchi e graffianti, mai verbosi e retorici e non privi di lirismo.

I disegni sono del bravissimo Jaime Calderòn. Il suo tratto è naturalistico, appropriato per un fumetto che fa del rigore storico uno degli elementi predominanti, e le tavole hanno una bellezza estetica incredibile. Ogni vignetta, in realtà, andrebbe osservata e analizzata a lungo, data la quantità enorme di dettagli in esse presenti. Lo si comprende quando Calderòn illustra, per esempio, le maestose sale dei sovrani, gli arredi, le architetture, così come quando raffigura i campi di battaglia e i paesaggi dei territori francesi e inglesi. Ma il penciler è impeccabile pure nei primi piani dal taglio cinematografico che gli consentono di visualizzare le emozioni selvagge che animano Isabella e gli altri personaggi.

Non bisogna inoltre trascurare il dinamismo e la sensibilità cinetica evocate dalle tavole incentrate sui duelli e sugli inseguimenti. E’ impossibile poi non evidenziare i colori di Johann Corgié, caldi e profondi nelle pagine relative agli ambienti interni, algidi in quelle degli esterni, in linea con le caratteristiche emotive di Isabella che è fredda e altera nel suo ruolo di regina e ardente nelle sue passioni amorose e nelle sue macchinazioni. Insomma, Historica ci regala l’ennesimo gioiello grafico e narrativo. Non trascuratelo.

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