Asterix e il Regno degli Dei – Recensione

Pubblicato il 16 Gennaio 2015 alle 14:15

Giulio Cesare decide di costruire il Regno degli Dei, un resort per nobili, nella foresta circostante il piccolo villaggio di irriducibili galli che resiste all’invasione romana. Il piano è quello di spingerli a conformarsi allo stile di vita romano e ad accettare la civilizzazione ma l’eroico Asterix e il suo amico Obelix sono pronti ad opporsi.

Asterix e il regno degli dei

Asterix entra nel 21° secolo con la prima trasposizione cinematografica in cgi. Una scelta praticamente obbligata dal momento che i film in animazione classica sul piccolo gallo creato da Goscinny e Uderzo non sembrano avere grosso appeal col pubblico odierno e i film live si sono rivelati delle insulse baracconate che non sono state nobilitate neanche dalla presenza di attori come Gerard Depardieu, Alain Delon o Roberto Benigni.

Louis Clichy, che ha fatto parte del dipartimento d’animazione di WALL-E e Up per la Pixar, si occupa ora di conferire tangibilità tridimensionale ad Asterix coadiuvato alla regia da Alexandre Astier. La storia è tratta piuttosto fedelmente dal graphic novel omonimo, diciassettesimo della serie, pubblicato nel 1971, una gustosa metafora satirica sul conformismo e l’urbanizzazione.

Cesare non riesce a sottomettere il piccolo villaggio dei galli e allora, in maniera ancor più subdola, li seduce con uno stile di vita moderno strappandoli alla loro natura di selvaggi e, quindi, spersonalizzandoli. Il film tocca tutta una serie di tematiche molto attuali somministrandole con leggerezza, dal problema economico dell’inflazione causata dall’arrivo dei facoltosi romani alla questione ecologica per il disboscamento che permette l’edificazione del Regno degli Dei passando per i diritti dei lavoratori, in questo caso schiavi.

In tale contesto, Asterix si conferma l’eroe irriducibile, il ribelle, l’anticonformista che resta legato alle sue origini e, più in generale, il personaggio con più sale in zucca. Lo affianca l’immancabile Obelix che, rispetto al fumetto, vive qui una storia d’amicizia, tenerissima e nient’affatto stucchevole, con un bambino romano nel quale i piccoli spettatori del film possono identificarsi. Un legame che crea un ponte tra le due civiltà e, una volta tanto, non fa passare tutti i romani per i cattivi della situazione.

A differenza dell’opera originale, il finale viene dilatato ricorrendo a dinamiche abbastanza consuete per le storie di Asterix. C’è il solito rapimento, un problema con la pozione magica e l’immancabile, spettacolare scazzottata finale con i romani. Il livello dell’animazione non raggiungerà le vette di certe produzioni statunitensi ma è comunque di ottima fattura. Le gag comiche sono puerili quanto devono esserlo e non sono semplicemente un copia-incolla dal fumetto ma sono ragionate per il grande schermo e per il 3D. Curiosamente c’è una spassosa sequenza accompagnata dalla canzone Sarà perché ti amo dei Ricchi e poveri.

Tra la componente satirica, le esilaranti situazioni comiche e l’estetica accattivante, il film risulterà gradevole a tutta la famiglia. Magari non denota acuti particolari rispetto alle precedenti pellicole animate dedicate ad Asterix ma rispetta tutti i canoni della serie e mantiene quello che promette.

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