Orfani – Ringo n. 4: Il numero quattro – Recensione
Pubblicato il 14 Gennaio 2015 alle 12:50
Braccati dai Corvi della Juric, Ringo e i suoi tre compagni proseguono il loro viaggio verso il nord di un’Italia devastata giungendo nel viterbese. Nuè, il più giovane del gruppo, si sente l’ultima ruota del carro ed è ansioso di dimostrare il suo coraggio. Verrà così catturato e diventerà la pedina di una crudele lotteria.
Una delle novità più gradite di questa seconda stagione di Orfani è l’alternanza alla sceneggiatura tra Roberto Recchioni, creatore della serie, e Mauro Uzzeo, eclettico e prolifico autore romano, già collaboratori sulle pagine di John Doe. Uzzeo controbilancia la narrazione minimalista e il linguaggio codificato di Recchioni con un più marcato approfondimento intimista dei personaggi attraverso dialoghi più speculari senza perdere di vista lo spirito cinico che contraddistingue l’opera.
Se il numero precedente puntava i fari sul rapporto tra Ringo e Seba, stavolta il protagonista è Nuè, il più giovane del gruppo per il quale è forse più facile provare empatia. Sensibile, immaturo, insicuro, ferito dalle complicazioni del triangolo con Seba e Rosa, Nuè si sente lasciato in disparte e vuol dimostrare il suo valore. Il personaggio intraprende, quindi, quello che si dimostrerà un percorso di crescita accelerata ed un traumatico rito di passaggio.
In tal senso si carica di un forte e lampante simbolismo la corsa nel parco dei mostri di Bomarzo resi terrificanti dalle matite di Alex Massacci, al suo esordio sulla serie, e ammantati dai lividi colori notturni di Alessia Pastorello. Immagini da incubo, orrori mitologici e favolistici che preludono ad un risveglio ancor più brusco di fronte alla bestialità umana in uno scenario più squallido e concreto.
Nella nuova realtà post-apocalittica, l’unica speranza dell’umanità risiede in una particolare lotteria che permetterà ai fortunati vincitori di lasciare il pianeta, metafora dell’attuale e disagevole situazione socio-economica che sta vivendo il nostro paese. Ritenendosi il numero quattro, il fanalino di coda del suo gruppo, Nuè finisce per scoprire cosa significhi davvero essere soltanto una cifra attraverso la spersonalizzazione della violenza.
In tale contesto, Uzzeo cadenza le sequenze conferendo alla tavola un ritmo thrilling, l’illuminazione si fa più fredda, dal blu glaciale al verde acido scaldandosi di rosso fiamma solo nei momenti più brutali. I primi piani cesellati da Massacci sono angosciati ed intensissimi e denotano un lavoro di ombreggiatura certosino. La tensione sfocia in una sequenza action incalzante, splatter e divertentissima. I Corvi della Juric restano piuttosto in disparte ma uno di loro si prende una spettacolare splash-page e regala il cliffhanger che apre al prossimo episodio.
In questi primi quattro numeri il lettore ha già stabilito una forte connessione con i nuovi orfani e il mistero che li lega a Ringo si fa sempre più intrigante. Il protagonista continua a comportarsi da severo ma protettivo padre putativo e finisce per essere sempre risolutivo. L’Italia presentata è tanto terribile e spaventosa quanto riconducibile e affascinante. Elementi questi che continuano a mantenere elevati gli standard qualitativi della serie sia sul piano narrativo che per quel che riguarda la sontuosa resa estetica.