Recensione: KGB 1

Pubblicato il 26 Novembre 2010 alle 11:18

Autori: Valérie Mangin (testi), Malo Kerfriden (disegni)
Casa Editrice: 001 Edizioni
Provenienza: Francia
Prezzo: € 13,00, 17 x 24,3, pp. 96


001 Edizioni inizia la pubblicazione di Kgb, saga in quattro parti, raccolta in due volumi, scritta da Valérie Mangin, nota specialmente per Luxley, e disegnata da Malo Kerfriden, cartoonist particolarmente apprezzato in ambito francofono (e dando un’occhiata ai suoi disegni capirete il motivo).

Definire Kgb, per ciò che concerne il genere narrativo, è arduo, dal momento che si tratta di una riuscita sintesi, peraltro molto equilibrata, di svariate suggestioni. Come è facile intuire dal titolo, Kgb si svolge in Unione Sovietica, negli anni sessanta, in piena guerra fredda. Il Cremlino è dominato da Krusciov ma anche Breznev e altri componenti della classe dominante giocano un ruolo non di poco conto nelle complesse dinamiche socio-politiche sovietiche.

L’URSS descritto dalla sceneggiatrice è, almeno in principio, caratterizzato dal più estremo materialismo comunista e, apparentemente, non c’è spazio per l’immaginazione, la spiritualità, la religione e tutto ciò che, anche lontanamente, potrebbe essere considerato superstizione.

Tuttavia, un prete ortodosso cerca di rendere nota la presunta presenza di Satana nell’apparato di potere russo (e fa un parallelo tra la Stella Rossa del Cremlino e il pentacolo che simboleggia il diavolo). Potrebbero trattarsi dei vaneggiamenti di un pazzo, se non fosse, però, che, proprio nel Cremlino, si verificano avvenimenti molto strani: apparizioni di un demone, forse, e altri fenomeni indefinibili, che spingono Krusciov, Breznev e vari ottusi burocrati ad affrontare la situazione.

Esiste realmente una forza paranormale che ha deciso di prendere di mira l’Unione Sovietica? Oppure tutto ciò ha a che fare con l’inquietante figura di un ex nazista, Von Ausch, dedito a orribili esperimenti? E qual è il ruolo dei due eroi principali di Kgb, l’idealista Dimitri e la bella Ava, a suo tempo coinvolti nelle macchinazioni di Von Ausch?

La Manin delinea una vicenda suggestiva dai toni cospiratori, basata sulla contrapposizione marxismo/misticismo, con elementi horror (gli zombi), un pizzico di science-fiction, vaghi influssi super-eroistici (si parla di mutazioni e un paio di personaggi potrebbero essere mutanti), accenni alla demonologia e addirittura a Rasputin; il tutto con una struttura narrativa che risente fortemente delle convenzioni delle classiche spy-story, genere Le Carrè, per capirci, con, in aggiunta, il tema della corsa verso lo spazio (ci sono numerosi riferimenti alle prime imprese spaziali sovietiche).

Se c’è un appunto da fare è che la scrittura della Manin è a tratti verbosa (anche se riecheggia quella della narrativa russa basata sul realismo di stampo socialista) e l’incedere della story-line è lento. Alcuni personaggi, poi, sono delineati in maniera caricaturale (Krusciov mi fa venire in mente la versione farsesca presente nell’Iron Man del mitico duo Stan Lee/Don Heck). Ma, nel complesso, la vicenda, almeno a giudicare dai primi due capitoli presentati in questo volume, è intrigante.

I disegni di Kerfriden sono ottimi e il cartoonist dimostra grande abilità nella visualizzazione dei particolari, degli sfondi, e delle caratteristiche psicologiche dei membri del cast, tutti ben impostati, e sono peraltro impreziositi da interessanti prospettive e inquadrature di chiara matrice cinematografica. Il tp è ben realizzato ma avrei gradito l’inserimento di qualche notizia sugli autori. Tuttavia, Kgb è un prodotto originale e, a mio avviso, vale un tentativo.


Voto: 7 ½

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