Aama vol.1- L’odore della polvere calda, recensione del fumetto sci-fi di Frederik Peeters

Pubblicato il 22 Gennaio 2015 alle 15:30

Vincitrice del premio come miglior serie del 2013 al Festival di Angouleme, arriva in Italia una promettente saga fantascientifica realizzata da Frederik Peeters.

La gente non sa più riflettere. Si lasciano ipnotizzare da tutto ciò che è vacuo e luccicante, le reti, gli impianti, tutto ciò che distrae dalle vera bellezza e dalla vera tristezza della vita.

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L’inarrestabile progresso tecnologico che stiamo vivendo in questo secolo sta progressivamente stravolgendo le nostre abitudini . Più andiamo avanti con le invenzioni di ultima generazione, più facilmente dimentichiamo il nostro passato recente. Anche un’operazione basilare come scrivere a mano con una penna viene sostituita dalla più pratica scrittura digitale. È innegabile che la tecnologia, per quanto renda tutto più veloce ed economico, ci impigrisce e ci rende passivi a tutto; e se non manteniamo saldo un ponte con il passato, non saremo più in grado di tornare indietro. Aaama – l’odore della polvere calda, primo volume di una tetralogia scritta e disegnata dallo svizzero Frederik Peeters, è un opera sci-fi che ambisce ad affrontare con grande originalità il tema della dipendenza tecnologica.

In un futuro non tanto lontano(?) , Verloc Nim si sveglia privo di memoria in mezzo al nulla di un pianeta sconosciuto. L’incontro con una scimmia robot di nome Churchill gli permetterà di tornare in possesso del suo diario, grazie al quale conoscerà gli incredibili avvenimenti che lo hanno portato dov’è ora. In un lungo flashback, scopriamo che Verloc proviene dal pianeta Radiant, era sposato e ha una figlia che non ha più il permesso di vedere . A causa delle sue controverse scelte è rimasto solo e senza soldi ed è finito ai margini di una società in cui la gerarchia è rappresentata da una  stratificazione in livelli urbani (Verloc è finito al livello 1). In un mondo in cui gli umani sopravvivono e comunicano grazie a degli impianti installati nei loro corpi, Verloc sembra rifiutarsi  di andare di pari passo al progresso tecnologico, ma l’arrivo del fratello Conrad, membro della Muy-tang corporation, sarà l’occasione giusta per dare una scossa alla sua vita, intraprendendo un viaggio interplanetario alla ricerca di una particolare sostanza chiamata Aama.

Di fronte alla smisurata mole di fumetti fantascientifici  è molto difficile trovarsi di fronte a prodotti che possano stupire per originalità dei temi e della trama. Approcciatosi per la prima volta a questo genere, l’autore di Aama, Frederik Peeters, sceglie un approccio introspettivo, lento e graduale, che traspare una certa influenza da un classico del cinema come 2001: odissea nello spazio. La continua alternanza tra passato e presente non risulta affatto una scelta banale o casuale. Il flashback iniziale ci permette di immedesimarci pienamente nel protagonista, svelando motivazioni e aspetti della società ipertecnologica in cui vive. Verloc Nim è un reietto della società, un uomo cinico, curioso, affascinato delle tradizioni passate e ormai dimenticate dalla maggior parte degli uomini, come leggere un semplice libro di carta. Per certi versi il protagonista è un uomo fuori dal tempo e la sua diffidenza da tutto ciò che è tecnologico, criticata continuamente dal fratello, crea battibecchi divertenti ma emblematici di una certezza: il futuro tanto temuto da Victor non è poi troppo lontano dal nostro. In generale, i personaggi primari e secondari sono tutti intriganti e funzionali alla trama. Incuriosisce il personaggio della scimmia-robot Churchill, a metà tra silenziosa guardia del corpo e pseudo spalla comica.

La delicatezza e la sottile ironia con cui vengono descritti la schiavitù dalla tecnologia e la conseguente negligenza degli uomini, ricorda molto, fatte le debite proporzioni, il  capolavoro d’animazione Wall-e, in cui il genere umano è ridotto ad un manipolo di persone pigre, obese e  ignare di cosa significhi Vivere sulla terra e avere una relazione Umana.

Per quanto riguarda l’aspetto grafico, il design dei personaggi e delle ambientazioni di Aama non impressiona tanto per l’originalità, quanto per la varietà. Le astronavi, i pianeti e gli indumenti disegnati sono a dir poco bizzarri, con evidenti influssi stilistici. Le inquadrature costruite in occasione delle (poche) scene d’azione risultano molto più efficaci e dinamiche  rispetto a tutte le altre .

Aama si prospetta come una proposta molto interessante, che dietro la facciata di una divertente avventura sci fi nasconde tematiche molto attuali che meritano di essere esplorate a fondo. L’odore della polvere calda è solo il primo volume di una saga che porta una ventata d’aria fresca nel genere della fantascienza a fumetti.

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