Deadpool contro Carnage – Recensione Panini Comics

Pubblicato il 9 Gennaio 2015 alle 16:25

Cosa succede quando due dei personaggi più folli e imprevedibili del Marvel Universe s’incontrano ??? Scopritelo nel volume Deadpool contro Carnage, per assistere ad uno dei più cruenti e spassosi duelli mai visti, ad opera di Cullen Bunn e Salva Espin ! In più, l’Annual di Superior Carnage !!!

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Dopo un periodo di limbo, dovuto sostanzialmente alla poca simpatia che nutriva l’allora deus ex machina dell’universo Marvel Brian M. Bendis nei confronti del personaggio, il sadico simbionte alieno Carnage è tornato in grande stile con varie miniserie di cui è stato il protagonista assoluto. I risultati sono stati altalenanti, e anche il recente tentativo di renderlo Superior non è andato granché, ma di fatto l’attenzione su questo personaggio continua ad essere viva, così come la voglia dei fan di leggere altre sue storie.

L’Annual presentato in questo volumetto della Panini, come antipasto alla miniserie Deadpool contro Carnage, in pratica non fa altro che reintrodurre a pieno regime il serial killer Cletus Kasady e il suo malefico simbionte, ripristinando così il suo status originario, sia a livello puramente estetico che motivazionale. Non fatevi fuorviare dunque dal Superior che si legge nel titolo, in quanto si tratta di un vero e proprio ritorno alle origini, che ci restituirà il character così come fu concepito negli anni Novanta.

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Tutto questo serve ad introdurre lo strampalato scontro con il mercenario chiacchierone, ormai vero “prezzemolino” del Marvel Universe, visti i grandi consensi che continua a riscuotere tra gli appassionati. In questo caso, comunque, l’idea di mettere a confronto due personaggi così fuori di testa e imprevedibili è sicuramente valida e stimolante

Sia Deadpool che Carnage sono effettivamente due mine vaganti, delle schegge impazzite di cui è impossibile prevedere le mosse, in quanto non seguono quasi mai schemi precisi o che abbiano una logica ben determinata, proprio perché sono completamente pazzi e privi di particolari vincoli morali o comportamentali. L’unica, sostanziale, differenza tra i due è che il mercenario dalla lingua lunga non uccide indiscriminatamente le persone per il semplice gusto di farlo, specie se deboli e indifese, ma cerca comunque di avere un suo ( personalissimo ) codice morale, a differenza dello psicopatico simbionte.

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Ciò che li porta ad incontrarsi ( e poi scontrarsi ) non poteva che essere una ragione folle, così come lo sono i due contendenti in questione, e cioè dei fantomatici “segnali” che il mondo circostante gli invia in maniera più o meno diretta, come se esistesse una forza superiore che in qualche modo li guida e li ha messi l’uno contro l’altro.

Wade crede fermamente in questa teoria, che sarà proprio il fulcro della diatriba con Kasady, in quanto il serial killer ha fatto del caos e della casualità la sua ragion d’essere e si rifiuta di pensare che qualcosa o qualcuno dall’alto possa manovrarlo, con forze e motivazioni a lui sconosciute…. Questo surreale diverbio ideologico si contrappone a un ben più marcato e cruento scontro fisico, dove voleranno immancabilmente arti e interiora come se piovessero, ma senza calcare mai troppo la mano sugli aspetti più macabri e scabrosi, in linea con il tono ironico e scanzonato a cui sono abituati i fan del mercenario chiacchierone.

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Cullen Bunn, già autore della cosiddetta “uccidologia” di Deadpool e della recente serie di Venom, è ormai di casa con questo tipo di characters e porta avanti con disinvoltura il loro scontro, attraverso una sceneggiatura molto scorrevole e ricca d’azione, che alla fine però non lascia molto al lettore ed evapora con la stessa velocità con la quale si legge.

Le intenzioni di fondo sono buone, ma forse latitano un po’ i colpi di scena o qualche svolta narrativa che faccia alzare il livello della trama, che in questo modo si ferma a una lettura di puro intrattenimento, divertente ma non certo memorabile. Con il potenziale che si aveva tra le mani si poteva sicuramente fare di più, ma la sensazione è che la smania di sfruttare il più possibile un personaggio di successo come Deadpool porti a creare storie non ragionate abbastanza e un po’ troppo superficiali

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Buona invece la parte grafica, affidata allo spagnolo Salva Espin, autore anche della precedente miniserie Deadpool uccide Deadpool, e che qui si conferma un ottimo storyteller, dal tratto plastico e pulito, sempre con un occhio al cartoon e allo stile umoristico, essenziale quando si ha a che fare con l’incontenibile mercenario logorroico. Per l’Annual di Carnage invece si alternano i tratti più cupi e stilizzati di Kim Jacinto e Mike Henderson, maggiormente adatti ad una trama tutta incentrata sul simbionte sanguinario, e quindi caratterizzata da toni più macabri e oscuri. Lo stesso vale per la colorazione di Jay David Ramos e Veronica Gandini: fredda ed essenziale quella del primo, nell’Annual, più vivida e accesa quella della seconda, nella miniserie.

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