Recensione: Squarci vol. 1
Pubblicato il 24 Novembre 2010 alle 12:30
Autori: AAVV (testi) e AAVV (disegni).
Casa editrice: Absoluteblack.
Provenienza: Italia.
Prezzo: 8,00 Euro.
Tempi lucchesi e tempi per nuove proposte della Absoluteblack, piccola realtà editoriale dedita all’autoproduzione e senza scopo di lucro, etichetta dell’associazione culturale no-profit “A-reale”, per la promozione del fumetto italiano.
Dopo il volume brossurato di grande formato dell’anno scorso intitolato “Vampiri” (presto la recensione del secondo volume), e ad essi dedicato, ora è tempo di una rivista spillata, sempre in formato A4 e di 80 pagine, in b/n e su carta patinata, numerata però come volume 1 e quindi pensata forse come apripista di una vera e propria collana; il tema abbastanza chiaramente è quello dell’horror, con particolare attenzione alle sue declinazioni gore e splatter, non disdegnando qualche spruzzata di sesso (anche esplicito) qui e là.
La proposta nel complesso è interessante, ma un po’ come accaduto con l’antologia vampiresca del 2009, anche questa soffre particolarmente della brevità delle diverse storie, che nello spazio di 6/10 pagine (di cui una addirittura usata come frontespizio/cover), dovrebbero offrire un racconto completo, con finale compiuto (si spera) e magari pure un piccolo (o grande) colpo di scena, ovvero alcune delle cose, narrativamente parlando, più difficili.
Il risultato infatti è quanto di più variegato si possa immaginare, passando da racconti veramente incomprensibili come “Per amore, solo per amore”, malato e disturbante ma senza alcun senso, ad altri dove il pretesto della violenza è appeso a un flebile filo, “Ciò che sembra, ciò che è”, nel quale un ragazzo traumatizzato da una brutta esperienza finisce per vedere tutti come cadaveri, finchè non decide di trasformare realmente le persone che incrocia per come appaiono nelle sue visioni; sulla stessa falsariga dell’incomprensibile viaggia anche “Sogno Gemello”, apprezzabile solo perché l’autore si dev’essere ispirato a Dylan Dog 14 “Fra la vita e la morte” per il mostro finale, così come “Scimmie”, che parte bene (seppure senza essere così originale, col protagonista che vede tutti come stupidi primati), ma si perde in un finale delirante nell’intento di omaggiare William Burroughs, intento però non del tutto riuscito.
Fortunatamente ci sono anche storie più interessanti, come “Aqua Diavola”, dove assistiamo a un “suggestivo” rituale stregonesco (ovvero una strega che rimescola porcherie nel pentolone per preparare una pozione, come nella più classica delle raffigurazioni), un po’ fine a se stesso ma graziato dai bei disegni con un ottimo b/n (di Emanuel Simeoni), con una piccola battuta finale che lascia un po’ perplessi e un po’ spiazzati; molto buona anche la storia seguente, probabilmente l’unica che possa dirsi veramente riuscita, vanta infatti un finale con annesso colpo di scena degno di tal nome (dall’intuizione molto sorprendente), ovvero “Il Ragno della Croce”, di Andrea Cavaletto coi disegni di Simone Delladio (ottima la sua performance e sua anche l’idea del soggetto).
Chiude questa rassegna l’impareggiabile “E se…Superman fosse stato adottato da una famiglia di psicopatici?”, di cui il titolo dice già tutto e che forse avrebbe meritato disegni un po’ più puliti e chiari, anche se Alex Agni provvede a tratteggiare un’atmosfera abbastanza malata, peccato sia troppo sporca e confusa (lo stile è ancora troppo grezzo), per dirsi completamente azzeccata (comunque l’idea di Superman come Leatherface è quasi da applausi!).
Bilancio quindi alla fine quanto mai in sospeso, visto che a storie proprio brutte se ne alternano altre decisamente migliori, ma solo una (o due, su sette), in definitiva può dirsi veramente apprezzabile dall’inizio alla fine, sia per i testi che per i disegni; notevoli alcuni dei disegnatori, come i già citati Emanuel Simeoni e Simone Delladio, praticamente già pronti per case editrici di un certo peso (Star Comics, Aurea, ma anche Bonelli), interessante anche Fabio Babich (“Scimmie”), dove al tratto ruvido e sporco abbina un buon uso dei retini, non sarà ideale per un bonellide come stile, ma ha una buona mano sicuramente
Fanno ben sperare invece, ma dovrebbero ancora mangiare qualche pagnotta, come si suol dire, Francesco Biagini (“Sogni Gemelli”), Oscar Celestini (“Per amore, solo per amore”) e Mauro Cao (“Ciò che sembra, ciò che è”); da dimenticare invece i disegni a colori in seconda, terza e quarta di copertina, decisamente bruttarelli, di Simone Fazzi, autore anche della copertina vera e propria, che se non altro per l’idea concettuale del soggetto è già più apprezzabile, purtroppo la talentuosa “Rom” e l’altrettanto dotata Claudia “Scarlet Gothica”, del volume dello scorso anno, si fanno un po’ rimpiangere.
Nettamente più deficitario il lato dei testi e dei soggetti, ma purtroppo scrivere storie brevi di questo tipo, come detto, è impresa ardua; i vecchi classici della EC sono su un altro pianeta, ma questa proposta un (piccolo) punto o due a suo favore, si può dire, li segna anche.
Totale: 6 e 1/2.
Per poter acquistare il volume correte sul sito dell’editore http://www.absoluteblack.net/