Recensione: Lord of Burger Vol. 1

Pubblicato il 30 Novembre 2010 alle 12:25

Autori: Christophe Arleston, Audrey Alwett (sceneggiatura), Alessandro Barbucci (dir. artistica), Balak e Rachel Zimra (disegni), Andry e Florence Torta (colori).
Casa Editrice: Bao Publishing
Provenienza: Francia
Prezzo:  10€


Lord of Burger è virale. Un racconto che ti prende piano piano, lasciando piccole briciole zuccherine dietro di sé.

A leggere la trama non si rimane particolarmente incuriositi o interessati. In fin dei conti si tratta di una storia abbastanza semplice: un ristorante prestigioso, di scuola classica, il cui fondatore e capo chef muore per un incidente del destino. I due figli, poco interessati dalla carriera culinaria si ritrovano con un grosso debito da pagare e l’immagine\onore del ristorante da preservare.

Da qui si sviluppa una narrazione sincera, senza patetismi e facili giochi di parole. i due figli, la ragazza appassionata dell’arte della spada, il ragazzo, un ribelle che ha preferito lavorare in un fast-food mass-produttivo, ritagliandosi la sua piccola nicchia di specialità, si prendono tutte le responsabilità del caso e danno vita ad una veloce staffetta di tentativi, errori, illusioni, delusioni piene, dense, vitali…che si muovono, spostano il lettore ora da una parte ora dall’altra.

E’ un periodo complesso frammentato, spezzettato velocemente… ma che mantiene una percussione, lieve ma penetrante nella sua elettricità.Il disegno non nasconde virtuosismi. Si mostra vivo, organico e dinamico, giocando su se stesso con sprazzi cartooneschi che non stuccano. Una sfiziosa fotografia e sceneggiatura riducono al minimo essenziale i passaggi morti.

Non subiamo però un overflusso di informazioni. Beviamo il testo con delicata e, forse, superficiale degustazione. Ironia e dialoghi calibrati. Piccole nuvole ed occhi di bue. Commedia e tragedia nel senso più classico del teatro. Immagineremo così l’hamburger americano nella sua duplicità: simbolo della standardizzazione delle viscere e opera “ridicola” e giocosa come forma di pop art.

Lettura giocosa dagli spunti imprevedibili. Ecco una didascalia classica per un’opera inusuale e naif che riesce senza magia facile a solleticarci.


Voto: 6,5

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