Batman: Strane Apparizioni, recensione DC Comics Story n. 22
Pubblicato il 30 Dicembre 2014 alle 17:00
Arrivano le storie di Batman realizzate da un leggendario duo di autori: Steve Englehart e Marshall Rogers! Non perdete alcune delle migliori produzioni DC degli anni settanta in questo nuovo volume della collana DC Comics Story!
Nella seconda metà degli anni settanta i fumetti americani furono compromessi da una crisi creativa. Molti mensili Marvel e DC risultarono noiosi e poco innovativi e diversi autori non fecero altro che riproporre vecchie idee senza particolare inventiva. Di conseguenza, pochi prodotti si discostarono dai consueti cliché grafici e narrativi e bisognò aspettare gli anni ottanta del cosiddetto Rinascimento Americano per assistere a una nuova straordinaria stagione fumettistica. Per ciò che concerne questo periodo, gli episodi di Batman realizzati da Steve Englehart e Marshall Rogers costituirono un’importante eccezione.
Avrete modo di scoprirli o di riscoprirli in questo numero di DC Comics Story. Le storie, tratte da Detective Comics, sono reputate tra le migliori mai apparse in un mensile del Cavaliere Oscuro. Englehart proveniva dalla Marvel dove si era messo in luce grazie alle complesse e innovative avventure dei Vendicatori, di Capitan America, dei Difensori, del Dr. Strange e di Shang-Chi, personaggio da lui creato. Non era quindi un novellino e riuscì a delineare story-line di Bats coinvolgenti. Nella sua visione, Batman è un giustiziere solitario, ossessionato dalla sua lotta contro il crimine ed emotivamente represso. Mixando abilmente atmosfere solari con quelle più cupe e drammatiche dell’era di Neal Adams, Rogers contrappose il Cavaliere Oscuro a villain presentati in un’ottica inquietante.
In una Gotham City sconvolta dalla corruzione, quindi, Bruce Wayne deve prima affrontare le macchinazioni dell’orribile Dr. Phosphorus. Ma questo è solo l’inizio di una straordinaria saga in cui l’autore fa apparire, in un vero e proprio tour de force supereroico, il disturbante Hugo Strange, l’aggressivo Deadshot, il Pinguino in una versione meno farsesca del solito e soprattutto il temibile Joker che dopo anni di storie ritorna alla sua dimensione più appropriata, quella cioè di un sociopatico schizoide e letale. Ma non mancano il fido Robin, il maggiordomo Alfred e il Commissario Gordon, concepiti in maniera più adulta e matura.
Rogers inserisce poi un importantissimo personaggio femminile: Silver St. Cloud, ennesima conquista di Bruce Wayne e dotata di forte personalità e di notevole intelligenza, a differenza quindi delle svenevoli ragazze del passato. Sarà proprio Silver a intuire il segreto di Bruce e sarà sempre lei a spezzargli il cuore, dando modo a Englehart di descrivere un Detective Incappucciato vulnerabile e fragile. Questi sono perciò episodi memorabili, valorizzati da testi e dialoghi graffianti e assai poco convenzionali per gli standard degli anni settanta.
I primi due capitoli sono illustrati dal grande Walt Simonson che concepisce tavole con lo stile rutilante e aggressivo che i suoi fan apprezzano; ma gli altri sono appannaggio di Marshall Rogers che proprio con questi lavori entrò nel novero dei maestri dei comics. Il suo lay-out è inventivo e i character sono raffigurati con un tratto fluido, elegante, abbellito da suggestivi chiaroscuri e intriganti retinature appropriate per l’atmosfera notturna e gotica delle trame. I disegni acquisiscono inoltre una connotazione quasi tridimensionale grazie alle chine del bravissimo Terry Austin che valorizza degnamente l’arte del compianto artista.
Gli ultimi due episodi, sempre illustrati da Rogers, sono firmati da Len Wein che narra uno scontro tra Bats e il mostruoso Clayface. Il tono della vicenda è tragico e macabro e i testi hanno l’incedere lirico che già Wein aveva utilizzato in Swamp Thing. Coloro che conoscono queste produzioni sono già consapevoli del loro valore. Ma chi ancora non ha avuto modo di leggerle farebbe bene a non trascurarle. Da provare.