Vincent di Barbara Stok – Recensione
Pubblicato il 12 Gennaio 2015 alle 10:15
Vincent è un’opera sorprendete,un prodotto diverso e di ottimo valore. La Bao Publishing confeziona un altro piccolo gioiello da leggere tutto d’un fiato.
L’arte è antica quanto l’uomo. Essi hanno lo stesso spirito e la stessa fattura, probabilmente sono imprescindibili l’uno per l’altro. L’uomo vive attraverso l’arte da millenni e l’arte vive attraverso l’uomo. E’ il nostro modo di esprimerci ,di esistere, di nascere e morire. L’arte prima dell’uomo è sicuramente quella figurativa. Se vi chiedessi il nome di tre pittori, senza pensarci troppo, quali mi direste? Io, che sono sicuramente un novizio della pittura, comprenderei di certo tra i tre nomi quello di un pittore che mi ha da sempre sconvolto e rapito: Vincent Van Gogh.
Van Gogh nacque a Zundert in Olanda e dipinse più di ottocento tele durante la sua breve vita. Un genio, perseguitato dai suoi disturbi mentali, una personalità sconvolgente e incompresa. Questo si presta a raccontare Barbara Stok, vincitrice nel 2009 del premio Stripschapprijs, (uno dei massimi riconoscimenti per il mondo del fumetto olandese) nella sua graphic novel intitolata Vincent.
Quest’opera fonde il complesso ed il semplice, il reale ed il mistico, divenendo un prodotto dalle varie dimensioni. L’autrice crea una biografia della vita e dell’arte di Van Gogh utilizzando al meglio il suo tratto stilizzato. Tra le atmosfere metafisiche la vita e i quadri del pittore si mischiano continuamente. Barbara Stok disegna (come vorrebbe Van Gogh) la sua percezione della realtà e non la realtà “arida e inutile”. Il protagonista è un animo disturbato, un sognatore passionale che più volte si troverà alle prese con le sue filosofie dell’eterno, immortale e irraggiungibile.
Il pittore ci viene mostrato come un uomo in cerca della propria essenza e di quella della natura che però si lascia distruggere e divorare dalla sua passione. Seguendo il destino di molti alla fine sarà un genio rinchiuso come un matto.
Gli espedienti usati da Barbara Stok sono fantastici, a partire dalla volontà di marcare il senso metafisico dell’opera lasciando dipingere a Van Gogh stesso le tavole e le vignette che compongono il fumetto. Verso la fine sarà accentuato il tono psichedelico (e poetico) delle tavole, piene di colori forti in grado di colpire e scioccare, con forza ed impeto. Le allucinazioni di Van Gogh ci verranno mostrate proprio con una violenta psichedelia,che ci sorprenderà e ci rapirà.
Nella triste e solitaria vita di Van Gogh, solo e spesso tradito da una società che non lo comprende e da amici troppo diversi ,c’è una nota affettuosa e dolce: la magnifica interpretazione del rapporto tra Vincent ed il fratello Theodore, anime speculari ed in simbiosi, lo stesso sangue che si amerà fino alla fine.