Recensione: Ricca da Morire

Pubblicato il 28 Novembre 2010 alle 09:00

Autori: Brian Azzarello (testi), Victor Santos (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 14,90, 14,5 x 21, pp. 200


Panini Comics vara una nuova linea editoriale, Panini Noir, che, come è facile intuire, proporrà graphic novel imperniate su atmosfere hard-boiled, sovente scritte da romanzieri specializzati, appunto, nel noir o da cartoonists che a questo tipo di narrazione devono la loro fortuna. Parte di questi prodotti sono di provenienza Vertigo, ma il copyright appartiene ai singoli autori e le storie da essi realizzate non rientrano nell’universo di John Constantine e compagni.

Ricca da Morire, della Vertigo, è uno di questi fumetti, scritto da un nome certamente non da trascurare, e cioè quel Brian Azzarello che ha appassionato e deliziato molti lettori con 100 Bullets che, al pari del Sin City milleriano, passerà alla storia come uno dei più importanti e migliori esiti noir della narrativa disegnata a stelle e strisce degli ultimi anni.

Sinceramente, avendo amato alla follia 100 Bullets (ma pure altri suoi serial come Loveless, per esempio, o lo scioccante one-shot Joker, tra le altre cose), avevo elevate aspettative. Ma devo purtroppo dire che Ricca da Morire, pur valido, mi ha un po’ deluso.

La vicenda si svolge nel New Jersey e ha per protagonista Richard, detto Junk, un ex giocatore di football, la cui promettente carriera è stata stroncata da un infortunio. Si riduce a vendere macchine e deve sopportare un capo rompiscatole, per giunta ricco e arrogante. Costui, considerando Junk non adatto alla vendita, lo incarica di sorvegliare, a debita distanza, la figlia Victoria, la classica ragazza viziata, non particolarmente virtuosa e con l’irritante tendenza ad essere oggetto di scandali e pettegolezzi.

Junk, suo malgrado, accetta il lavoro. Uomo cinico e disincantato, come ogni buon eroe noir che si rispetti, si rassegna quindi a controllare la ragazza, che frequenta un ambiente di buoni a nulla con denaro e tempo da sprecare, ad avere una relazione superficiale con una barista e, semplicemente, a tirare avanti.

Ma accade qualcosa. Un avvenimento che potrebbe mettere Victoria nei guai. E quando Junk riesce, in un certo qual modo, a risparmiarle varie seccature, i due incominciano a sentirsi più vicini. E ben presto Victoria rivela a Junk alcuni interessanti particolari sul conto del padre e insieme architettano un piano che dovrebbe togliere di mezzo l’ingombrante figura del genitore.

Ma vivranno tutti felici e contenti? Nella classica tradizione noir non c’è mai un lieto fine e nemmeno Azzarello romperà con questa tradizione. Brian è indubbiamente bravo con i dialoghi e i testi e sa ben descrivere le atmosfere dei bassifondi, dei bar squallidi, dei vicoli oscuri, così come quelle opposte della ricchezza e del prestigio, non meno corrotte dei primi. E sa emozionare il lettore con momenti di violenza e intenso erotismo.

Però la storia mi è sembrata un insieme di cliché tipici del noir che lascia un po’ il tempo che trova e ci sono alcune lungaggini nella story-line che appesantiscono il fluire della narrazione e che mi hanno annoiato. A ciò bisogna aggiungere i disegni di Victor Santos (la sua opera più conosciuta è forse Young Ronin) che ha un tratto grafico, secondo me, troppo grezzo e legnoso, benché riesca a giocare abilmente con il bianco e il nero e le ombre, elementi imprescindibili, dal punto di vista visivo, di una trama noir. Però un penciler diverso sarebbe stato preferibile.

Nel complesso, Ricca da Morire è un esperimento interessante; ma, in tutta sincerità, Loveless, Joker e 100 Bullets erano davvero un’altra cosa.


Voto: 6

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