Recensione: Maxi Tex 14 La belva umana

Pubblicato il 27 Novembre 2010 alle 08:00

Autori: Tito Faraci (testi) e Roberto Diso (disegni).
Casa editrice:
Sergio Bonelli Editore.
Provenienza:
Italia.
Prezzo:
6,00 Euro, 332 pagine.


Dietro un titolo che non fa presagire nulla di buono, si svolge invece una storia che sorprende per i colpi di scena mancati, soprattutto nella parte finale, e per la conclusione degna di un albo di Topolino, lanciando pesanti ombre sul futuro narrativo del ranger, se alcune delle premesse sono come queste.

Come anticipato da diversi teaser, e poi ribadito dall’introduzione di Sergio Bonelli, l’avventura di Faraci riprende il canovaccio del famoso film “The most dangerous game” del 1932, di Irvign Pichel e Ernest Beaumont Shoedsack (lo stesso del King Kong del 1930 e del Dottor Cyclops del 1940), ovvero “La pericolosa partita” come ribattezzato in Italia; lo stesso Bonelli utilizzò l’idea della caccia all’uomo in una sua storia di Zagor (Collana Zenith 80/81, Nov./Dic. 1967), intitolata appunto “La preda umana” e ristampata sul 26mo volumetto dei “Classici del Fumetto di Repubblica” nel 2003.

L’avventura parte sotto buoni auspici, scaraventando Tex tra le grinfie di un cattivo che definire sporco e bastardo è dire poco; coinvolto nell’inseguimento di una piccola banda di criminali capeggiata dal giovane sadico Malcom, il nostro inossidabile ranger non ha difficoltà nel far fuori tutti e tre i componenti del gruppetto, peccato che il padre del ragazzo sia un grosso (e molto vendicativo), proprietario terriero dedito a tiranneggiare l’isola caraibica di sua proprietà.

Tra gli altri passatempi del prode genitore, vi è quello della caccia all’uomo, anche perché il tempo in qualche modo bisogna pur farlo passare e punire ogni tanto i peones che schiavizza, per far capire a tutti chi comanda, è sempre necessario; ricevuta la notizia della morte del figlio per mano di Tex, Arthur Rucker smuove quindi mari e monti e invia un nutrito gruppo di suoi sicari per rapirlo e farlo portare nei suoi possedimenti, dove regna sovrano e pregusta già una feroce vendetta.

Chi leggesse le prime 100 e passa pagine della storia non avrebbe nulla da obiettare, in quanto gli ingredienti per una grande partita tra cacciatore e preda, con Tex nella parte inizialmente più svantaggiosa, e un cattivo coi fiocchi come degno antagonista, ci sono tutti; quello che sbalordisce è come lo stesso Faraci riesca a disinnescare tutti i punti più interessanti e potenzialmente esplosivi della sua trama, azzerando ogni conflitto, patema d’animo e pathos dalla metà del volume fino alla fine.

Avvertendo che verranno svelati ulteriori particolari della trama, chi vuole evitare di rimanere deluso dalla lettura dell’albo prosegua pure, chi invece preferisce non sapere cosa lo aspetta, nel bene e nel male, lasci pure perdere e salti direttamente all’ultimo paragrafo; allora, innanzitutto la sanguinaria caccia all’uomo termina dopo appena due giorni, in quanto lo spietato cacciatore di prede umane si limita a seguire le tracce di Tex fino ad una zona off-limits (anche per lui), dopodichè decide di chiamare direttamente un’altra tornata di sicari prezzolati per venirgli a dare manforte e spazzare via la sua preda assieme alle poche tribù selvagge che sembrano contrastare il suo dominio.

Tex intanto si è addentrato nell’isola arrivando nella sua regione più impervia, dove a sorpresa regna incontrastato un altro misterioso individuo a capo di alcune tribù di indio, legato a doppio filo, per un antico fatto di sangue, allo spietato Arthur Rucker; si profilerebbe all’orizzonte quindi una rivolta con tutti i crismi e un possibile doppio scontro tra il padrone dell’isola, il suo antico nemico da un lato e Tex dall’altro, roba da non sapere più a chi dare i resti, ma nessun pericolo, non avverrà nulla del genere.

Rucker non incontrerà nemmeno il vecchio antagonista, si farà beffare dai banali trucchi da guerriglia di Tex che fiaccheranno le sue nuove truppe (banali perché spiegati con dovizia di particolari al lettore), infine si ritroverà al duello col ranger a tu per tu, ma quando scopre che la trappola in cui pensava di farlo cadere non è scattata allora fa direttamente che arrendersi e grazie a un diversivo cerca anzi di scappare; a quel punto viene allungato un po’ il brodo nel tentativo di rendere sempre più difficile bloccare l’ormai sempre più accerchiato Mr. Rucker, il quale sarà costretto, proprio perché circondato da schiere di rurales venuti a catturarlo, a provare un ultimo stiracchiatissimo tentativo di sparare a Tex (centrando però il cavallo), e finendo quindi, dopo lunga agonia del lettore, seccato dalla fucilata del nostro ranger (alleluja!).

Che dire, finale sconsolante, coronato da mega festona con banchetto annesso, degna della conclusione di un albo di Asterix, purtroppo Faraci si conferma autore magari anche dotato tecnicamente, ma che dal lato emotivo non è in grado di affondare il coltello più di tanto, nemmeno quando se l’è affilato lui stesso per bene (il che in prospettiva futura per Tex è un pessimo viatico); disegni di Diso in grande spolvero, l’ambientazione esotica poi è perfetta per lui, lo stesso misterioso personaggio a capo degli indio è ricalcato sulla figura di Mr.No, resta però un po’ stonata, senza nulla togliere alla sua notevole bravura complessiva, la sua personalissima rappresentazione di Tex, plastico, dinamico ma dal volto decisamente fuori dai canoni (a me sembra quasi un cinese!), cosa che evidentemente ha spinto la casa editrice a tenerlo finora confinato (non del tutto a torto), in questi speciali fuori collana.


Voto: 6 e 1/2.

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