Hulk n.1 – Recensione serie All-New Marvel NOW!

Pubblicato il 10 Dicembre 2014 alle 10:15

Nuovo formato e nuova ripartenza per il Golia Verde, in concomitanza con il grande rilancio All-New Marvel NOW ! Mark Waid e Mark Bagley ci mostreranno le drammatiche conseguenze dei colpi alla testa inferti a Bruce Banner, mentre il grande Alan Davis ci porta indietro nel tempo, in un’avventura ambientata subito dopo il leggendario scontro tra Hulk e gli X-Men scritto da Roy Thomas nel 1970 !

 

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Dopo la storica scissione da Devil, la carriera solista del Golia Verde qui in Italia non ha brillato particolarmente per qualità, cambiando più volte nome e sommario, anche a causa di serie comprimarie non molto valide e destinate ben presto alla chiusura, per via delle scarse vendite anche in patria.

Un percorso travagliato, dunque, che sembrava essersi assestato con l’arrivo di Mark Waid alle redini della testata del Pelleverde, ma la sua gestione non ha comunque convinto a pieno buona parte dei lettori. Nonostante questo, per l’ennesimo rilancio targato All-New Marvel NOW la Casa delle Idee decide di confermare Waid ai testi, proseguendo le trame esattamente da dove le aveva lasciate in sospeso.

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In effetti, la serie Marvel NOW si era chiusa con un colpo di scena davvero drammatico, che vedeva il povero Bruce Banner riverso a terra dopo essersi beccato ben due pallottole nella testa. Questo “nuovo inizio” quindi non fa altro che affrontare le conseguenze di un evento tanto estremo, lasciando presagire che non mancheranno pesanti ripercussioni, almeno nell’immediato futuro, soprattutto per quanto riguarda la particolare dicotomia tra Banner e il suo mostruoso alter ego.

Waid realizza una sceneggiatura molto scorrevole e incalzante, che ci ripresenta il protagonista attraverso gli occhi e il punto di vista di un suo vecchio compagno di college, puntando più sul racconto che sull’azione sfrenata e fracassona tipica di Hulk, con venature mistery degne di un thriller, in quanto ancora non conosciamo l’identità di chi ha sparato a Bruce Banner e quali siano le sue motivazioni….

Il tutto viene reso graficamente dall’inossidabile Mark Bagley, ben noto per le sue lunghissime run sull’Arrampicamuri, sia quello classico che quello Ultimate, in coppia con Brian M. Bendis. La sua tecnica ormai è consolidata e rappresenta in pieno il tipico stile di disegno supereroistico d’oltreoceano: realistico ma non eccessivamente elaborato, energico e d’impatto quando richiesto, con un’impostazione molto dinamica e cinematografica della singola tavola.

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Ma se si parla di veterani della matita, non è certo da meno l’artista della storia successiva, tratta dalla nuova testata antologica Savage Hulk, ovvero Alan Davis. Il tratto fluido ed elegante del grande autore britannico ci accompagnerà per il primo story-arc di quattro numeri, ambientato subito dopo l’incontro/scontro tra Hulk e i pupilli di Charles Xavier, avvenuto nello storico X-Men 66 del 1970.

Si tratta di una storia dall’impronta classica, così come il periodo nella quale si svolge, ed è interamente curata da Davis, che qui si occupa anche dei testi. In questa prima parte sono presenti alcuni classici cliché della mitologia hulkiana, come il Gigante Verde che scappa nel deserto del Nevada bersagliato dai missili, desideroso solo di pace e tranquillità, e un Bruce Banner perennemente braccato e pronto a “scoppiare” in qualsiasi momento. Non mancheranno ovviamente gli Uomini-X in versione seventies, e avversari storici come il Capo e Abominio, che a quanto pare sarà il protagonista assoluto anche del prossimo numero, visto che comparirà in entrambe le serie.

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Essendo appena all’inizio sarebbe prematuro formulare giudizi definitivi sui contenuti di questa nuova testata Panini, ma possiamo limitarci a constatare che quest’ennesima ripartenza del Pelleverde sembra promettere bene, grazie a storie avvincenti e di facile fruizione, ideali per chi volesse avvicinarsi per la prima volta al personaggio o concedergli una seconda chance, dopo gli alti e bassi degli ultimi anni.

Un incentivo in più è sicuramente fornito anche da un sommario “tutto-Hulk”, non appesantito dalla zavorra di serie d’appendice inutili e di scarsa qualità. Del resto, la velocità con cui queste serie secondarie aprono e chiudono negli USA hanno reso quasi necessario un cambio di rotta nella politica editoriale della Panini, ormai sempre più propensa a pubblicare testate dalla foliazione ridotta ( 48 pagine al posto delle tradizionali 72/80 ) e con un sommario il più possibile omogeneo, esclusivamente ( o quasi ) dedicato al personaggio di punta.

Una strategia che sicuramente paga, vista la generale disaffezione nei confronti degli antologici, ormai difficilmente in grado di sostenere un livello qualitativo alto ogni mese, o di poter contare su un sommario stabile e duraturo, considerando la dinamicità con cui si muovono adesso le case editrici statunitensi.

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