Dimentica il mio nome di Zerocalcare – La recensione

Pubblicato il 10 Dicembre 2014 alle 16:15

La morte della nonna è per Zerocalcare l’occasione di scoprire la sua vera storia, una storia più misteriosa di quanto si possa immaginare

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Zerocalcare è uno nomi più importanti nel panorama fumettistico italiano. Diventato popolare, popolarissimo, grazie al suo blog, è uno di quei nomi, forse l’unico, che riesce a scalare le classifiche di vendita di libro “normali” con un fumetto, e a far creare code bibliche di persone disposte ad aspettare ore in piedi per un fumetto.
In tutto questo, è anche una persona gentilissima e simpatica (esperienza personale), attiva nell’ambito sociale, ma che nei suoi fumetti preferisce parlare poco di politica e tanto di se stesso.

Pur essendo un autore sostanzialmente umoristico, aveva già affrontato temi impegnativi nelle sue storie, sopratutto nel suo primo libro ” La profezia dell’armadillo” in cui Zerocalcare, al secolo Michele Rech, provava a fare i conti con la perdita di una cara amica.
Questo Dimentica il Mio Nome, suo quarto o quinto libro, che si conti o no la raccolta di storie prese dal web “Ogni maledetto Lunedì su due”, punta ad essere quello più autobiografico di tutti, a raccontare una storia che vada oltre i semplici vissuti un po’ nostalgici, per mostrare un lato inedito ed inaspettato dell’autore.

Anche Dimentica il mio nome parte da un lutto, la morte della nonna, di origini francesi e molto amata dal protagonista.

L’organizzazione del suo funerale diventa per Zero un’occasione di raccontare se stesso, ma soprattutto di scoprire le sue vere radici e la vera storia di una parte della famiglia che sembrava destinata a rimanere avvolta nel mistero.

E non aspettatevi dettagli noiosi in questa ricerca auto-biografica: la storia di Mamie, così Zero chiamata la nonna, si rivelerà degna di un romanzo di avventura. Una storia particolare ma anche triste e malinconica, anche intricata a tratti, non mi era mai capitato in un volume di Zerocalcare di dover tornare indietro di qualche pagine per ritrovare un particolare perso.

Ma l’autore non si snatura e riesce a inserire, pur in una storia personale, le sue classiche situazioni comiche, i suoi classici personaggi di fantasia conosciuti a tutti che faranno la comparsa divertendo il lettore, anche grazie agli ottimi disegni, mai troppo caricature e mai troppo realistici.
La storia andando avanti prenderà una piega davvero inaspettata, virando addirittura sul fantasy, un fantasy non esagerato e fine a se stesso ma pienamente simbolico, anche nell’uso dell’unico colore presente nella storia, un po’ alla Schindler’s List per intenderci.

Il flusso narrativo non perde quasi mai il ritmo, ed è ricco di flashback e di riflessioni di Zero che riescono a non spezzare il ritmo, pur toccando temi intimi e impegnativi.
Questa volta il personaggio di Secco, già comparso in altre storie e volumi, sarà un vero e proprio comprimario, una spalla per il nostro Zero finito ad indagare in una storia misteriosa, e fornirà parecchi spunti comici, forse i migliori del volume ( la scena delle priorità nella vita mi fa ridere almeno una volta al giorno…)

Ma oltre ad essere un indagine, Dimentica il mio nome è anche una storia di crescita: sappiamo come Zero ci ricordi continuamente il suo voler restare per sempre adolescente, ma qui la morte della nonna funge da taglio netto col periodo della sua infanzia: l’autore capirà infatti che crescere non significa abbandonare i propri interessi, ma la vera crescita è la forza da provare davanti al lutto  e al dolore, inevitabili nella vita.

Insomma in dimentica il mio nome non ci sono molti eventi, ma tutto gira intorno alle sensazioni e ai sentimenti: un autore di fatto conosciuto per il suo lato divertente finisce per firmare un fumetto molto personale e sofferto in alcuni tratti, e con questo sta riuscendo a scalare le classifiche: sicuramente un fatto molto particolare e positivo, che fa sorridere e dimostra le potenzialità del genere delle graphic-novel.

Zerocalcare con dimentica il mio nome è arrivato ad un punto di svolta: aveva già dichiarato che questo era il fumetto che voleva fare da tempo,  è riuscito finalmente a creare una storia complessa e legata, e a raccontare lati inediti di se stesso.
Ha reso interessante una storia autobiografica, è anche migliorato un po’ graficamente, ha sicuramente sfornato il suo lavoro più convincente e riuscito.

Ha ancora qualche difetto, forse a livello di gestione dei ritmi e dei tempi, ma sicuramente è e rimarrà uno  degli autori che vedremo nel futuro e che terrà alto il nome del fumetto italiano.
Ora ci rimane solo la curiosità di sapere di cosa parlerà il suo prossimo libro, da cui un po’ mi aspetto un cambio netto: per consolarmi mi rimangono le vignette del blog…

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