Poco Raccomandabile di Chloé Cruchaudet – Recensione

Pubblicato il 8 Dicembre 2014 alle 16:30

Sotto i cieli grigi di una Ville Lumière ormai spenta, si consuma il dramma di un uomo segnato per sempre dagli orrori della guerra.

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Chloé Cruchaudet è una giovane fumettista e illustratrice di Lione, che ha già lasciato un segno indelebile nella storia dei graphic novels. L’ultimo suo capolavoro, portato in Italia da Coconino Press con il titolo di Poco Raccomandabile, ha trionfato al festival di Angoulême, aggiudicandosi il Prix du Public Cultura e conquistando pubblico e critica.

L’opera, ispirata alla storia vera del caporale disertore Paul Grappe, raccontata nel saggio La Garçonne et l’Assassin di Fabrice Virgili e Danièele Voldman, si apre con un cambio d’abito. E’ la vestizione muta di un severo e pingue giudice, che prende posto in un alto scranno di una maestosa aula di tribunale. Il suo compito è quello di fare luce su una vicenda del tutto straordinaria, che vede coinvolti due giovane coniugi, Paul Grappe e Louise Landy. Seguendo la ricostruzione dei fatti, il lettore viene trasportato indietro nel tempo, a giorni migliori, all’innocenza di un ragazzo e una ragazza che prima di uscire di casa baciano le rispettive madri sulla guancia.

Paul e Luoise sono giovani come tanti, in quella Francia di una Belle Époque che si avvia, benché nessuno lo presagisca, verso un tragico tramonto. Non sono ricchi, provengono dai sobborghi della sconfinata Parigi, ma a loro basta poco per essere felici ed una serata a ballare ed una gita in barca per innamorarsi. Sotto una bandiera francese i cui colori spezzano i pallidi grigi come un mare in burrasca e una fiamma ardente, Paul e Louise sigillano con un bacio il loro amore sincero; l’uno nell’altra hanno tutto ciò che desiderano. Ma La Storia non ha nessun riguardo e non lascia neppure il tempo a Louise di togliersi il velo. Paul è chiamato in servizio e la sua promessa di tornare presto viene smentita con crudele sarcasmo: la Grande Guerra è alle porte e la gioventù di mezza Europa è chiamata alle armi.

Devastazione, morte, bombardamenti, miseria, degrado. E poi lei. La trincea, l’inferno fatto di cunicoli di sangue e fango. Ci sono orrori che spezzano anche l’animo più valoroso e anche Paul è costretto a chinare il capo. Un folle, atroce dialogo con il cadavere dilaniato di un commilitone che aveva sperato di salvare dall’abisso lo convince a cercare una via di fuga: mutilandosi con un coltellino, Paul ottiene di essere ricoverato nell’ospedale militare.

L’incontro con l’amata Louise è come risvegliarsi da un lungo, tremendo incubo. Purtroppo, però, quel conflitto che ognuno dei fronti aveva proclamato di poter concludere vittoriosamente in poco tempo, non accenna a saziare la propria fame di vite umane e Paul sente di nuovo la pressione dei suoi superiori, che vogliono che torni al fronte. Dopo aver visto in faccia la morte ed avergli parlato, per nulla al mondo Paul accetterà di tornare indietro. Aiutato dalla fedele Louise, riesce a fuggire e i due trovano rifugio in un’angusta stanza di un hotel fuori città. Una stanza che, da rifugio di salvezza per Paul, diventa presto la sua prigione.

Sarà proprio per poter tornare ad assaporare il calore del sole sulla pelle e il vento fresco sul viso che Paul deciderà di prendere in prestito il lungo abito rosso della moglie per poter riscoprire, così travestito, il piacere della libertà.

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Da quel momento Paul comincia a costruirsi una nuova identità, quella di Suzanne, coinquilina e collega di lavoro di Louise, curando il proprio cammuffamento fin nei minimi dettagli, fino al tono della voce, al taglio di capelli e al modo tutto femminile di aprire il borsellino. Ma quello che era nato quasi come un divertente scherzo tra Paul e Louise, per rompere la monotonia dell’isolamento e cercare di dare nuova vita ad un rapporto sempre più soffocato tra le ristrettezze economiche della coppia e gli accessi di collera dell’uomo, scivola inesorabilmente verso qualcosa di più tormentato e oscuro.

Paul, infatti, comincia a frequentare il Bois de Boulogne, ritrovo di prostitute e ricchi borghesi alla ricerca delle più sfrenate esperienze sessuali, dove guadagna presto reputazione e prestigio. Ormai incapace di liberarsi dei panni di Suzanne anche dopo la proclamazione dell’amnistia per i disertori, Paul finisce per rovinare ciò che gli era rimasto di più prezioso, l’amore di Louise, schiavo com’è di quegli spettri mostruosi che si sono installati come zecche e come parassiti nel suo cervello in quel lurido pantano di morte e disperazione che fu il fronte.

Chloé Cruchaudet è un’autrice speciale, che, opera dopo opera, sta dimostrando una sensibilità e una comprensione della psiche e delle emozioni umane di una profondità illuminante. Grande amante del passato e delle ambientazioni storiche, non crea mai di getto, istintivamente e sommariamente, ma accompagna il suo lavoro con un attento e intelligente studio delle fonti, assimilate e selezionate con cura. Con Poco Raccomandabile (ma forse il titolo originale, Mauvais Genre, riflette più accuratamente la tematica del racconto) Chloé affronta un mosaico di temi che tradiscono il loro legame con il reale, perché raramente il frutto di un’invenzione riesce a raggiungere i livelli di complessità e densità di sentimenti e suggestione proprio della vita reale. L’amore, la morte, la guerra, l’incubo, l’identità, la sessualità, l’ira, le gelosie, la follia, il degrado sociale, la frustrazione.

La storia di Paul e Louise racchiude tutto ciò e molto altro ancora, in un alternarsi di luci e tante ombre, di colori e di nebbie. E’ una storia tenera e dolente, che esprime tutta la sofferenza del vivere, del fare i conti con se stessi, con il proprio passato e con le proprie, angoscianti memorie.

Abbiamo parlato del colore e davvero i colori rivestono un ruolo di primaria importanza nel corso della narrazione. Proprio perché così pochi, ognuno di essi si riveste di un significato particolare, partendo dal rosso del vestito della giovane Louise, quel vestito che la accompagnerà per anni e anni e che, simbolo di passionalità, amore e femminilità, scivolerà poi indosso allo stesso Paul-Suzanne, quasi come a voler ratificare una sorta di “passaggio di consegne” del ruolo di donna che raggiunge il culmine la mattina in cui, dopo un furibondo litigio, è Paul a preparare e servire la colazione alla moglie, augurandogli poi buon lavoro come una perfetta consorte.

C’è poi il nero. Il nero di fuliggine che avvolge le vignette delle drammatiche scene di guerra, schiacciandone i bordi, invadendole, quasi seppellendole come una frana di carbone. E c’è il colore tenue delle violette, minuscola parentesi di serenità e speranza che fiorisce nel cuore di Paul la prima volta che esce dalle quattro, asfissianti mura del suo nascondiglio.

Tutto ciò accompagnato da un tratto leggero e intermittente, un disegno malinconico che si fa portatore del sentimento più profondo delle vicende umane, di quella nostalgia e dispiacere che talvolta si fa tanto fatica a dimenticare.

Poco Raccomandabile dipinge senza giudicare la strada di un lungo e grande dolore, denuncia la guerra perché è la fonte velenosa da cui scaturiscono mostruosità senza giustificazione e chiama a riflettere sulla fragile forza e le acute debolezze dell’amore.

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