Fantastici Quattro di John Byrne vol. 2, recensione Marvel Omnibus Panini Comics

Pubblicato il 5 Dicembre 2014 alle 18:00

Arriva il secondo Omnibus dedicato a una delle produzioni Marvel più importanti degli anni ottanta: i Fantastici Quattro di John Byrne! Non perdete alcune delle storie più acclamate della Casa delle Idee realizzate da un maestro dei comics statunitensi!

MARVEL OMNIBUS FANTASTICI QUATTRO DI JOHN BYRNE 2

La recente notizia della chiusura di un albo storico come Fantastic Four sta facendo discutere e le ipotesi al riguardo si sprecano. Che sia una scelta legata ai diritti cinematografici dei personaggi o alle scarse vendite, non è un evento di poco conto. So che molti utenti non apprezzano i Fantastici Quattro; ma bisogna considerare che la loro testata ha avuto un’importanza fondamentale nella storia non solo della Casa delle Idee ma dell’intero mercato americano. L’Universo Marvel nasce con il primo numero di Fantastic Four e i creatori Stan Lee e Jack Kirby realizzarono negli anni sessanta episodi leggendari.

In quel periodo il comic-book era il più importante della Marvel e furono in quelle pagine che nacquero il Dr. Destino, la razza aliena degli Skrull, l’Osservatore, la Pantera Nera, Silver Surfer, Galactus, gli Inumani, Warlock, in pratica creazioni ancora oggi presenti nelle saghe marvelliane e apprezzati da numerosi fan. Però forse i Fantastici Quattro reggono meno bene il passaggio del tempo e nel corso dei decenni la loro testata ha in effetti subito sconcertanti alti e bassi qualitativi e le vendite sono cresciute o diminuite a seconda dei periodi.

Per esempio, nei primi anni ottanta Fantastic Four non aveva più il fascino di una volta e l’allora editor in chief Jim Shooter decise di correre ai ripari affidando il mensile a John Byrne, autore tra i più apprezzati poiché aveva illustrato seminali episodi di Uncanny X-Men scritti da Chris Claremont. La sua popolarità era quindi enorme. Byrne, estimatore del gruppo e ammiratore sfegatato della classica gestione Lee/Kirby, realizzò una run lunghissima che mandò in visibilio i lettori. Il suo motto fu ‘back to the basics’ (ritorno alle origini).

Secondo Byrne, il punto di forza del gruppo era quello di essere una famiglia e sin dal principio si concentrò su questo aspetto. Ma Fantastic Four era pure sinonimo di fantascienza e perciò ideò story-line inventive e immaginifiche, collegandosi alle originarie intuizioni di Lee e alla visionarietà kyrbiana, rielaborando tutto in maniera personale. Panini Comics ha pubblicato mesi fa un Omnibus che include le prime storie di Byrne e adesso esce un secondo che propone i nn. 251/274 di Fantastic Four. Si tratta in pratica degli episodi più conosciuti e acclamati e coloro che li leggeranno ne saranno conquistati.

Byrne architetta una sequenza ambientata nella Zona Negativa che fino a quel momento non era mai stata esplorata. L’autore rivela che in quella dimensione, oltre al mostruoso Annihilus che comunque appare, esistono popoli alieni. Reed, spinto dalla curiosità, decide di esplorarla con conseguenze inaspettate. Byrne si sbizzarrisce con storie che fanno della fantascienza pura la caratteristica dominante, recuperando quel sense of wonder da space opera da troppo tempo assente nella serie. Il ritmo delle trame è veloce e i Fantastici Quattro vanno incontro a vicissitudini drammatiche. Tra una minaccia del Dr. Destino e un’altra di Terrax, si raggiunge il culmine con i nn. 261-262 imperniati su un processo a Reed Richards.

La Principessa Lilandra, coadiuvata dai rappresentanti di varie razze aliene, accusa Reed di essere moralmente responsabile della distruzione di centinaia di pianeti consumati da Galactus. In precedenza, infatti, Mr. Fantastic aveva salvato la vita del Divoratore di Mondi. Byrne ne approfitta per analizzare il ruolo di Galactus nel Marvel Universe, utilizzando una pletora di personaggi, a cominciare da Odino, e narrando una storia avvincente e ricca di pathos. Ma Byrne non si ferma e subito dopo coinvolge i Fab Four nelle vicende di Secret Wars.

Dopo essere tornati dal pianeta dell’Arcano, la formazione cambia con l’ingresso della splendida She-Hulk al posto della Cosa. È l’inizio di una serie di cambiamenti, non tutti allegri. Nel n. 267, Reed e Sue dovranno affrontare una tragedia che li segnerà nel profondo e l’autore firma un capolavoro struggente. Fa poi apparire criminali inusuali per il mensile come il Dr. Octopus; e introduce il padre di Reed, Nathaniel Richards, che assumerà un ruolo rilevante anni dopo nella gestione De Falco/Ryan. Da segnalare il n. 274 che segna una svolta nei rapporti tra la Torcia Umana, la Cosa e la bella scultrice cieca Alicia Masters (e questo sviluppo suscitò un putiferio tra i lettori più tradizionalisti).

Nel volume ci sono anche gli annual nn. 17 e 18: il primo ricorda il film ‘Il Villaggio dei Dannati’ con protagonisti gli Skrull. Qui l’enciclopedico Byrne si collega alla primissima apparizione degli alieni mutaforma. Nel secondo, invece, approfondisce alcune vicende in sospeso riguardanti gli Inumani. Panini ha pure inserito i nn. 2, 10 e 19 di The Thing, scritti da Byrne e disegnati da un non eccelso Ron Wilson. Le storie sono collegate alle trame della serie principale e risultano godibili. C’è altresì il n. 233 di Avengers, scritto da Roger Stern e da Byrne con i disegni di quest’ultimo, che costituisce un ulteriore tassello della story-line su Annihilus. Da non perdere il n. 4 di Alpha Flight, sempre del vulcanico Byrne, con la Donna Invisibile e Sub-Mariner impegnati a salvare l’anfibia Marrina e la squadra di supereroi canadesi dal terribile Padrone. Tutti questi episodi compongono un vasto affresco narrativo che coinvolge il Quartetto e l’Universo Marvel nel suo complesso.

I testi e i dialoghi sono di buona fattura e i disegni di grande livello. Gli amanti dello stile plastico, fluido, espressivo e dettagliato di Byrne avranno pane per i loro denti. Ogni personaggio è caratterizzato in maniera egregia: Reed è magro e allampanato; Sue avvenente come non mai; la Cosa un enorme massa di roccia arancione; Johnny un giovane gaudente attratto dalla bella Julie D’Angelo e in seguito da Alicia; She-Hulk sensuale e formosa. E non mancano sperimentazioni grafiche. I disegni del n. 252 sono stampati di lato, con lunghe vignette laterali che ricordano i fumetti anni quaranta/cinquanta; e nel n. 264 Byrne imita il tratto Silver Age di Kirby e Ditko, quello delle storie horror piene di mostri tipiche delle riviste antologiche della Marvel. Insomma, questo Omnibus è un must.

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