Inferno di Susanna Raule e Armando Rossi, la recensione
Pubblicato il 19 Novembre 2014 alle 10:15
Fare uno stage è spesso una grande fatica, ma a Sarah è capitato di ritrovarsi stagista all’Inferno!!
Tra i tanti gironi infernali del mondo moderno, quello in cui finiscono gli stagisti, sfruttati e sottopagati, è sicuramente uno di quelli più attuali, ma anche uno dei meno trattati.
Inferno, scritto e disegnato da due bravi autori italiani come Susanna Raule e Armando Rossi (già vincitori nel 2005 del primo Lucca Project Contest con Ford Ravenstock – specialista in suicidi), prende spunto da questa situazione dantesca per costruire una storia convincente, divertente e intelligente.
Sarah, streghetta new-age che prende un po’ alla leggera i suoi rituali della religione Wicca, si ritrova improvvisamente catapultata in quello che capisce essere nient’altro che l’Inferno.
Sicuramente però il più grande suo spaesamento non è dato dal trovarsi nel luogo più temuto da sempre, quanto nella natura del luogo stesso: l’Inferno moderno non è nient’altro che un enorme sorta di multinazionale organizzata, con tanto di corsi per i dipendenti e open-space. Gli scenari danteschi giacciono ormai abbandonati ed inutilizzati, giusto per qualche turista di passaggio.
La lettura che da Susanna Raule di Inferno e Paradiso punta a capovolgere completamente i canoni tradizionali: l’Inferno sarebbe responsabile di tutte le rivoluzioni e i cambiamenti nella storia dell’uomo, quindi di fatto migliorando la sua condizione.
Il Paradiso, al contrario, sarebbe un ente conservativo che punta ad opprimere la libertà di ogni essere umano, tenendolo ingabbiato nel suo ruolo e nella sua condizione. Sarah quindi si accorge presto di lavorare per l’uomo e non contro l’uomo nella sua nuova posizione “infernale”.
Il tono della storia prende spesso una piega comica, soprattutto quando Sarah deve confrontarsi con le stranezze del suo nuovo luogo di lavoro: dall’indossare improbabili vestiti succinti da demonessa all’andare in mensa e constatare l’inquietante varietà dei piatti proposti.
I personaggi che popolano il fumetto sono tutti ben caratterizzati e scritti: da Andras, il grande capo infernale dall’enorme carisma a Kyra, demonessa molto molto amica del capo stesso, ai due rappresentanti delle forze paradisiache, due angeli anche loro in rapporto di intimità profonda.
La storia però sarebbe un po’ fine a se stessa se si limitasse a questa visione originale e dissacrante, comunque sicuramente divertente anche nei molti riferimenti pop.
Susanna Raule invece sfrutta l’ottima ambientazione per far muovere i suoi personaggi in una trama di fondo pensata e coerente, che solo nelle pagine finali apparirà chiara al lettore, probabilmente con notevole sorpresa ma senza dare impressione di forzatura.
Senza anticipare nulla, basti pensare che il tema di fondo è, come già detto appunto, la lotta tra Inferno e Paradiso, ma a parti invertire di quello che si pensa di solito, e l’autrice si diverte a prendere in giro il lettore nella parte finale in maniera molto efficace.
L’equilibrio generale di Inferno tra ironia, costruzione della trama di fondo e approfondimento di temi comunque importanti come la libertà individuale, soprattutto nei dialoghi tra Andras e Sarah, è il vero punto di forza del fumetto.
Dal punto di vista grafico, Armando Rossi compie un buon lavoro: il suo tratto è ruvido e spigoloso ma non per questo meno piacevole allo sguardo. I personaggi dal punto di vista anatomico sono sempre ben equilibrati e l’autore se la cava bene anche con qualche scena di nudo, che rende in maniera non volgare.
Per una storia dai toni cinici ed ironici il tratto di Rossi è un ottima scelta, e da visibilità ad un autore che comunque ne merita.
Ottima iniziativa quella di Lineachiara di proporre un prodotto interessante e moderno, che non sfigura nel panorama delle graphic novel attuali e sicuramente alla lettura colpisce di più di quanto ci si aspetterebbe dalla trama, che rischiava di non essere sfruttata al meglio.
Un prodotto da recuperare anche per leggere qualcosa di diverso dal solito.