Orfani – Ringo n. 2: Nulla per nulla – Recensione

Pubblicato il 12 Novembre 2014 alle 22:19

In fuga nei boschi di un’Italia post-apocalittica e distopica, Ringo e i suoi nuovi giovani compagni, Seba, Rosa e Nuè, giungono nella disastrata abbazia di Montecassino, rifugio della ribellione. Nel frattempo, la presidentessa Juric, capo del Governo Straordinario di Crisi, ordina ai suoi letali Corvi di trovare e catturare l’ex-pistolero, simbolo della rivoluzione.

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Il viaggio iniziato il mese scorso a Napoli prosegue nel secondo numero della nuova stagione di Orfani, la serie di fantascienza della Bonelli scritta da Roberto Recchioni e ideata graficamente da Emiliano Mammucari. Nel primo episodio, Ringo è tornato in azione mettendo da parte le sue pistole ed impugnando un arco magnetico, ha affrontato i Corvi, spettri del suo passato, e liberato tre giovani ribelli dalla prigionia, i nuovi orfani, ai quali è legato da un mistero irrisolto.

Per la prima volta nel corso della serie, la storia non presenta la sola firma di Recchioni, affiancato qui da Mauro Uzzeo, autore del soggetto e co-sceneggiatore. I due hanno già collaborato nell’ultima stagione di John Doe per l’Aurea Editoriale. Uzzeo apporta un maggior approfondimento dei personaggi conferendo molto spazio ai dialoghi e impernia la trama sul tema del compromesso.

La struttura del racconto è divisibile in tre parti. Nella prima seguiamo il viaggio di Ringo e dei suoi compagni tra i boschi e i resti di un’Italia in rovina. Il ritmo è ben cadenzato. Ai dialoghi che iniziano a cementare il rapporto tra il protagonista e i tre giovani si alternano con giusto equilibrio sequenze paesaggistiche rese dal tratto fortemente realistico di Luca Maresca. L’ambientazione riconducibile per il lettore, punto forte di questa seconda stagione, concede suggestioni estetiche di grande impatto.

Nella seconda parte giungiamo a Montecassino e troviamo l’abbazia distrutta, come avvenuto più volte nel corso dei secoli. L’ex-monastero, ora rifugio dei ribelli e centro d’accoglienza per i profughi, presenta un efficace contrasto tra l’antica architettura ed elementi futuristici e fantascientifici. Ancora grande attenzione all’interrelazione tra i personaggi, in particolare per quel che riguarda l’anziano Abe, medico e leader dei rifugiati.

Nell’ultima parte dell’albo, secondo round tra Ringo e i Corvi, quasi a proporre una rivisitazione delle storiche battaglie di Montecassino in chiave sci-fi. Le sequenze sono estremamente dinamiche, arricchite da un largo uso di linee cinetiche attraverso una costruzione eclettica delle tavole che spazia fino a vignettone e splash-pages spettacolari. L’occhio del lettore è guidato dalla colorazione di Alessia Pastorello. Le figure affusolate e plastiche dei Corvi richiamano continuamente lo sguardo, illuminate di un inquietante rosso artificiale in contrasto con quello più caldo degli spruzzi di sangue e con le gelide sfumature delle armature.

Tuttavia il finale non concede solo battaglie mozzafiato e ultraviolente bensì il consueto dilemma etico e morale a cui la serie ci ha abituati. In questo caso si tratta di scendere a compromessi, sacrificare qualcosa per un bene superiore rischiando però di perdere e tradire se stessi. In tal senso, la vecchia abbazia diviene simbolico luogo di salvezza e rinascita ma anche una porta spalancata sull’inferno dalla quale il diavolo sale a riscuotere il fio.

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