Recensione 100% Marvel Best Wolverine: Arma X – Panini Comics

Pubblicato il 21 Novembre 2010 alle 08:00

Autore: Barry Windsor-Smith (testi e disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 12,00, 17 x 26, pp. 144


In ambito fumettistico esistono personaggi che, in un certo qual modo, possono essere definiti seminali e le cui avventure, spesso e volentieri, vengono scritte e disegnate da autori altrettanto seminali. E ciò vale se prendiamo in considerazione un’opera come Wolverine: Arma X, proposta da Panini Comics in un volume della serie 100% Marvel Best.

Creato da Len Wein negli anni settanta, in alcuni episodi di Incredible Hulk, Wolverine, conosciuto appunto anche come Arma X, fin dall’esordio dimostrò di essere un eroe molto particolare per gli standard Marvel: aggressivo, violento, sopra le righe, l’artigliato mutante canadese colpì l’immaginario dei lettori dell’epoca e, dopo qualche tempo, Wein lo inserì nella seconda formazione degli X-Men, in un gruppo, cioè, che presto avrebbe ottenuto un successo di vendite e di critica pazzesco.

Wein però abbandono quasi subito la serie degli X-Men per essere sostituito dall’allora sconosciuto Chris Claremont che, mese dopo mese, intessé un mosaico narrativo avvincente, con misteri e colpi di scena che si susseguivano in continuazione, conquistando un foltissimo gruppo di fans. Quando Chris iniziò ad occuparsi di Wolverine, Tempesta, Nightcrawler e compagni, era consapevole del fatto che tali eroi fossero appena abbozzati e ciò valeva soprattutto per Wolverine.

Claremont quindi concepì Wolverine come un uomo molto più vecchio rispetto a quello di Wein; inoltre, i suoi letali artigli di adamantio, che secondo Wein uscivano dai guanti, erano, invece, parte integrante dello scheletro di Logan (nome che Chris affibbiò al mutante), che era peraltro completamente ricoperto dal suddetto metallo, come effetto di un esperimento. Per giunta, Chris rese enigmatiche le origini di Logan e la natura di tale esperimento; così come lo era l’identità dell’uomo responsabile, che gli aveva cancellato tutti i ricordi al riguardo.

Di conseguenza, l’incertezza sulle origini di Wolverine fu uno degli elementi fondamentali della saga degli X-Men. Da scrittore abile qual era, comunque, Chris ne aveva ben chiari i dettagli e c’è da credere che, presto o tardi, li avrebbe rivelati. Nel corso degli anni, però, il crescente successo degli X-Men (e delle numerose serie ed essi collegate) attirò l’attenzione di altri cartoonist, ognuno ansioso di imprimere il proprio marchio creativo nella complessa saga mutante, sovente in antitesi con le idee di Claremont.

E fu il caso di un penciler seminale: Barry Windsor-Smith, uno dei più grandi autori di comics viventi, nonché illustratore e artista di notevole rilevanza, amatissimo, in particolare, per la sua leggendaria, prima versione di Conan il Barbaro. Windsor-Smith chiese ai vertici Marvel di scrivere, oltre che di disegnare, una storia speciale di Wolverine, imperniata sul terribile esperimento al quale venne sottoposto Logan.

La Marvel, naturalmente, fiutando il business, gli concesse carta bianca, malgrado le rimostranze di Claremont, e il serial Weapon X fu pubblicato a puntate nell’antologico Marvel Comics Presents, presentato dalla Casa delle Idee come la storia che finalmente avrebbe rivelato le vere origini di Wolverine.

In verità, non fu così, dal momento che Windsor-Smith si concentrò sì sull’esperimento e, specialmente, sui terribili effetti ai quali andrà incontro Logan, e sull’indecifrabile figura di uno scienziato che coordina il tutto, però facendo intendere che il vero responsabile della creazione di Wolverine è qualcun altro, che rimane nell’ombra. E, da questo punto di vista, Weapon X deluse i fans.

I disegni di Windsor-Smith sono eccezionali e l’artista rappresenta un Wolverine animalesco e agghiacciante, con forti influssi della tradizione illustrativa preraffaellita (marchio di fabbrica del suo stile); ma i testi, sinceramente, non sono niente di eccezionale e Windsor-Smith non è certamente adatto a scrivere sceneggiature. Di conseguenza, l’esperimento si dimostrò splendido sul versante visuale; ma anonimo su quello narrativo.

Come poi tutti sanno, anni dopo le origini di Wolverine sono state rivelate, grazie a Paul Jenkins, dando nello stesso tempo vita a nuovi misteri; anche se, ancora oggi, non è dato sapere quali fossero le idee originarie di Chris Claremont al riguardo. Nel complesso, il volume, malgrado la debolezza intrinseca della trama, è comunque consigliabile e metto ugualmente un voto alto, se non altro per la qualità oggettiva dei disegni di Windsor-Smith.


Voto: 7

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