Il richiamo di Alma, la recensione
Pubblicato il 13 Novembre 2014 alle 10:30
Vanna Vinci, famosa fumettista italiana, porta su carta un romanzo magico e malinconico…il richiamo di Alma!
Operazione coraggiosa e non facile, quella tentata di Vanna Vinci nel trasporre in fumetto il romanzo Il richiamo di Alma del triestino Mattioni. Non facile perché la storia originale è giocata sulle sfumature e sulle atmosfere.
La storia è semplice: un ragazzo come tanti, senza tante motivazioni e indietro con gli esami, un giorno girando per Trieste vede una ragazza che sembra diversa dalle altre: si muove danzando e sembra essere sfuggente e misteriosa.
Pur non sapendo niente di lei, il nostro protagonista rimane profondamente turbato dall’evento, tanto che ogni momento della sua giornata, lentamente, verrà dedicato a pensare a lei. Un’infatuazione non solo fisica ma quasi spirituale: il protagonista si sente infatti “richiamato” da questa bellezza eterea.
Girovagando per una Trieste dipinta molto bene dalla Vinci finalmente si scopre qualcosa in più sulla giovane: si chiama Alma, ma a parte questo sembra impossibile sapere qualsiasi cosa di lei.
Comincia così il fulcro della storia, una serie di incontri surreali e magici alla ricerca di Alma, tra personaggi un po’ fuori dal mondo che sembrano conoscerla e ragazze che in qualche modo sembrano essere incarnazioni diverse di Alma stessa.
Nelle rare volte in cui il protagonista riuscirà ad incontrare Alma, saranno incontri sfuggevoli e assurdi che lasceranno il giovane ancora più invaghito e lo faranno sprofondare in un’apatia sempre più profonda in attesa del prossimo incontro.
Il finale non da spiegazioni ma punta piuttosto a tirare le somme di una storia costruita appunto sulle atmosfere, sul simbolismo, sulle parole non dette, sulle emozioni che può provocare l’innamoramento e su tutti i rimpianti di un amore perduto.
Due cose mi hanno convinto molto di quest’opera, un’altra cosa invece mi ha convinto poco.
Per prima cosa, i disegni di Vanna Vinci, nella loro semplicità, sono morbidi e veramente riusciti: rendono perfettamente le atmosfere della storia, riescono a caratterizzare bene Trieste ma soprattutto Alma, che ci appare talvolta seducente talvolta etera e sfuggente. Qualche espressione del protagonista non mi ha proprio convinto al 100%, ma tutto sommato il reparto grafico del Richiamo di Alma è più che convincente.
Altra cosa che ho apprezzato è stata l’atmosfera generale del fumetto: la Vinci è riuscita a rendere un’atmosfera di mistero mista a malinconia, cosa non facile in un romanzo a fumetti con i suoi tempi tutto sommato accelerati: è facile perdersi in alcune tavole e lasciare partire i pensieri soprattutto nel finale, cercando magari qualche paragone con la propria storia personale.
Quello che mi ha convinto meno è stata la gestione dei tempi e delle dinamiche: un po’ rigide le vignette, nonostante la disposizione originale del fumetto, che sviluppa le pagine in senso orizzontale e non verticale.
In una storia fatta di sensazioni infatti ho trovato la presenza di testi e vignette descrittive un po’ troppo invadente e fitta: molte scene che avrebbero parlato da sole, anche visto che, come già detto, i disegni di Vanna Vinci sono ottime, sono piene di vignette in certe casi necessari ma in altre, a mio parere, un po’ pleonastiche.
Capisco l’esigenza e la difficoltà di trasporre un romanzo e voler comunque cercare di essere fedeli al testo originale, ma un fumetto per essere coinvolgente deve anche vivere di immagini e di cambi di ritmo, non solo di descrizioni.
Detto questo, il richiamo di Alma mi è piaciuto e mi ha convinto, un prodotto forse non indimenticabile ma che comunque funziona e fornisce il giusto coinvolgimento emotivo.
Da lodare (come al solito) il lavoro editoriale di Bao Publishing, che per un prezzo contenuto fornisce un cartonato contenuto in un astuccio protettivo ( ho pagato volumi non cartonati anche di più…) e inoltre il volume è impreziosito da delle belle tavole di studio della città di Trieste realizzate dall’autrice.