Marvel Masterworks I Difensori volume 2: Recensione
Pubblicato il 30 Ottobre 2014 alle 10:30
Tornano le classiche storie dei Difensori alle prese con i Vendicatori in uno dei primi crossover della Marvel! E non perdete le sequenze imperniate sullo Squadrone Sinistro, Nebulon e altri straordinari personaggi in un nuovo volume della collana Marvel Masterworks!
La collana Marvel Masterworks propone materiale vintage della Casa delle Idee e ora è il turno del secondo volume dedicato a un gruppo degli anni settanta: i Difensori, concepiti da Roy Thomas e resi celebri da autori del calibro di Steve Englehart e Steve Gerber. Nelle intenzioni originarie, la squadra era composta da Hulk, Sub-Mariner, il Dr. Strange e Silver Surfer che Thomas aveva fatto incontrare in diverse occasioni, impostando i presupposti per la nascita di una serie apposita. Stan Lee non era particolarmente entusiasta dell’idea ma alla fine l’approvò, imponendo l’assenza del Surfista d’Argento.
Dopo l’esordio su Marvel Premiere i Difensori ebbero il loro comic-book e Steve Englehart giunse alla guida della testata, recuperando Silver Surfer e introducendo la Valchiria che divenne uno dei componenti più importanti del team. Englehart, inoltre, chiarì un concetto: i Difensori non erano un gruppo di supereroi convenzionale ma una ‘non-squadra’. In pratica, non avevano un quartier generale (sebbene si incontrassero nel Sancta Sanctorum del Dr. Strange); non esistevano, almeno in principio, rapporti di amicizia tra i componenti; e si vedevano quando capitava. Molti altri supereroi potevano unirsi a loro, magari nell’ambito di una sola missione, e tale escamotage permetteva l’utilizzo potenziale di qualsiasi character del Marvel Universe.
Englehart si occupava pure di Avengers e stava scrivendo storie strane per gli standard dell’epoca. Gli sembrò quindi logico un incontro/scontro tra le due squadre e in questo volume avrete modo di leggere uno dei primi crossover della Casa delle Idee. Dopo una battaglia contro Attuma, scritta da Englehart insieme a Len Wein, e un’altra contro lo Spirito Rosso, dunque, nei nn. 9-11 di Defenders e 115-118 di Avengers, Steve narra una story-line avvincente, benché ingenua e comunque da analizzare nel contesto dei seventies.
Collegandosi a molti avvenimenti del passato, parte dalle macchinazioni di Dormammu, classica nemesi di Strange, responsabile di un piano diabolico incentrato sull’Occhio del Male, con la complicità di un riluttante Loki che ha perso la vista in seguito a un dissidio con Thor. Per una serie di ragioni, Dormammu manipola Vendicatori e Difensori. Englehart si diverte con Hulk, Silver Surfer, Iron Man, Thor, Mantis, lo Spadaccino e altri eroi, compreso il ribelle Occhio di Falco che ha abbandonato i Vendicatori per unirsi ai Difensori. L’autore prende in considerazione persino le vicende in sospeso del Cavaliere Nero, Vendicatore e grande amore della Valchiria, trasformato in una statua di pietra. In pratica, gioca con tante aree del Marvel Universe delineando una storia di intrattenimento, con testi verbosi ma efficaci. È un pretesto per presentare scontri tra supereroi ma l’obiettivo è palese e nel complesso l’opera è piacevole.
I Difensori poi affrontano lo Squadrone Sinistro, versione malvagia dello Squadrone Supremo, e anche stavolta Englehart si collega ad avvenimenti raccontati da Roy Thomas; fa apparire Xemnu, vecchia conoscenza dei lettori di Hulk, nonché l’inquietante Nebulon che nella run di Steve Gerber avrà un ruolo cruciale. E nei nn. 15-16 c’è un’ulteriore sequenza, decisamente rilevante per le saghe mutanti. Strange e compagni arrivano nella Terra Selvaggia di Ka-Zar, in compagnia del Professor X, e si oppongono a Magneto e ai mutanti malvagi di quel territorio. È qui che appare il Mutante Alpha e anni dopo il geniale Chris Claremont in alcuni degli X-episodi più famosi della sua leggendaria gestione trarrà ispirazione da queste avventure.
Da tenere d’occhio il primo Giant Size Defenders, imperniato sulla bella Clea che con l’ausilio della sua magia fa percepire alla Valchiria le dolorose esperienze di Strange, Hulk, Sub-Mariner e Silver Surfer. Ai testi c’è Tony Isabella e le sequenze dedicate ai singoli personaggi sono ristampe di episodi firmati da Kirby, Everett e Ditko. I numeri di Defenders sono disegnati da Sal Buscema con il suo tipico tratto pulito, magari non eccezionale, ma funzionale e rappresentativo di quello che per parecchio tempo fu definito Marvel style; quelli di Avengers sono invece appannaggio di Bob Brown, senz’altro grezzo e contorto, ma non privo di fascino. Questo è un volume che forse risulterà poco gradito ai lettori più avvezzi alle modalità grafiche e narrative dei comics contemporanei; ma non si può negare che ci siano idee. Senz’altro più di quante ce ne siano negli albi Marvel odierni, propinati da una casa editrice ormai compromessa da blockbuster cinematografici privi di costrutto e da una discutibile tendenza a riciclare concetti stantii e spesso inutili.