David Bowie L’Uomo delle Stelle, la recensione
Pubblicato il 30 Ottobre 2014 alle 16:30
Chi è David Bowie? Una rockstar? Un alieno? Uno strano detective? Semplicemente un uomo dai mille volti? Scopritelo in un’intrigante graphic novel realizzata da Lorenzo Bianchi e Veronica Carratello e pubblicata da Nicola Pesce Editore!
David Bowie è un nome fondamentale della storia del rock, fonte di ispirazione di tanti artisti e apprezzato da un numero enorme di fan. Se si analizza la sua lunga e complessa carriera è difficile orientarsi, dal momento che il suo proverbiale camaleontismo è stato un elemento essenziale della sua attività artistica, spingendolo ad impersonare non solo innumerevoli personaggi ma a realizzare dischi diversissimi tra loro. Bowie ha toccato tutti i generi e, bisogna ammetterlo, il suo percorso creativo implica una sconcertante discontinuità qualitativa. I capolavori si alternano ai fallimenti e narrare quindi una storia su una simile figura è impresa ardua.
Ciò non ha fermato Lorenzo Bianchi, autore di David Bowie l’Uomo delle Stelle, graphic novel imperniata appunto sul Duca Bianco e pubblicata da Nicola Pesce Editore. Non si tratta però di una biografia a fumetti. Bianchi ha preso spunto da vari momenti della vita di Bowie per delineare una story-line strana e visionaria, non priva di sequenze che potremmo definire fantascientifiche contrassegnate da un’atmosfera onirica e inquietante tipica della narrativa di Philip K. Dick. Non mancano, come è facile intuire, citazioni di canzoni bowiane, alcune palesi, altre nascoste nei testi, e riferimenti all’Occhio del Cielo di Dick o al concetto di Moonchild reso celebre dall’occultista Aleister Crowley, tanto per fare alcuni esempi.
Bianchi ha inserito nella trama l’enigmatica figura di un essere che vive in una fortezza tra le stelle e che nel corso del tempo ha manipolato Bowie. Chi è costui? Che ruolo gioca nella trama? Quali sono le sue finalità? Naturalmente, non rivelerò la risposta ma mi limito a puntualizzare che il misterioso individuo è uno dei perni della vicenda. Bianchi quindi coinvolge il lettore nelle vicissitudini di David ma la narrazione non segue un filo cronologico lineare. Prevalgono i flashback e gli avvenimenti sono spesso raccontati a ritroso, in una specie di loop quantistico di grande valenza suggestiva.
Il volume si apre con una citazione di Oscar Wilde e Bianchi ci introduce negli anni ottanta, nel periodo in cui Bowie ottenne successo mondiale con ‘Let’s Dance’. È la fase salutista dell’artista che, dopo aver sperimentato una vita di eccessi, rende la sua immagine piacevole e rassicurante, lontana dalle trasgressioni del passato. Ma poi veniamo catapultati nel 1973, anno in cui David, tormentato dalla paranoia causata dalle droghe, vive uno dei periodi più negativi della sua vita. Poi finiamo nel 1963, quando l’essere misterioso incontra un inconsapevole Bowie. Insomma, è questa la struttura del plot e con tale intrigante escamotage lo sceneggiatore riesce a rappresentare tutte le fasi dell’attività artistica e umana del cantante.
Ci sono allusioni alla figura del fratello di David, internato in un istituto psichiatrico; appaiono Mick Jagger e la seconda moglie di Bowie, la modella Iman. E Bianchi non dimentica di concentrarsi sul leggendario periodo berlinese che diede vita alla triade di capolavori ‘Heroes’, ‘Low’ e ‘Lodger’, con tanto di Brian Eno e Iggy Pop a fare da comparse e con gli incubi deliranti che lo ossessionano (da segnalare la sequenza in cui David sogna di fare la stessa fine di John Lennon). E appare pure il personaggio del Pierrot che renderà memorabile l’album ‘Scary Monsters’. In effetti, uno dei meriti di Bianchi è quello di non aver trascurato nulla: l’esperienza controversa del gruppo dei Tin Machine, l’ideazione a base di cut-up burroughsiani del discusso ‘1.Outside’ con Bowie che assume l’identità del detective Nathan Adler e così via.
Ma il punto più alto della narrazione si riscontra verso la fine, quando, in un ennesimo trip temporale, si giunge allo storico concerto tenutosi all’Hammersmith Odeon nel 1973, in pratica l’esibizione che pose fine all’alieno Ziggy Stardust (e qui fa capolino la prima moglie Angie, altro nome essenziale della mitologia bowiana). Bianchi utilizza questo dettaglio per giungere allo spiazzante finale con Bowie e la creatura finalmente faccia a faccia. I testi di Bianchi sono intensi, di spessore letterario, valorizzati da un’espressività poetica e malinconica. E la malinconia raggiunge vertici di struggente tensione nella pagina raffigurante i due amanti che si baciano di fronte al muro di Berlino e che funsero da ispirazione per l’album ‘Heroes’. I dialoghi, inoltre, sono ben impostati e hanno una profondità quasi filosofica.
I disegni di Veronica “Veci” Carratello sono efficaci. Il suo è uno stile volutamente grezzo e aspro che non concede nulla alla leziosità. Il tratto contorto è adatto a una storia che, pur inserita in un contesto fantastico, ha comunque a che fare con le sregolatezze del rock’n’roll. In alcune pagine si nota l’influsso dei fumetti underground statunitensi e la penciler dimostra una buona capacità di costruzione della tavola. David Bowie L’Uomo delle Stelle è un’opera di grande livello che potrà interessare i fan del Duca Bianco e gli estimatori del fumetto di qualità. Il volume è inoltre corredato da articoli sulla vita e la carriera di Bowie, da una discografia, da un elenco delle pellicole cinematografiche da lui interpretate e da una serie di riflessioni di Andy dei Bluvertigo, Garbo, Enrico Ruggeri, Mike Allred e altri artisti nonché da una corposa intervista che lo stesso Bianchi ha fatto a uno dei più celebri chitarristi di Bowie, l’ottimo Carlos Alomar. Da provare.