Recensione: La storia del Capitano Quijote Patchwork

Pubblicato il 24 Dicembre 2010 alle 09:00

Autori: Stefano Benni, Spartaco Ripa
Casa Editrice: 001 Edizioni
Provenienza: Italia
Prezzo e formato: 64 pp., colore, brossurato, € 12,00


Tra le novità di 001 edizioni presentate in anteprima al Lucca Comics & Games 2010 spicca senz’altro l’adattamento a fumetti di un racconto di Stefano Benni contenuto nel romanzo Terra! (Ed Feltrinelli 1983) dal titolo La Storia del Capitano Quijote Patchwork.

Il celebre scrittore Bolognese, creatore di mondi fantastici che spesso si accavallano con il reale, non è alla sua prima volta nel mondo del fumetto per l’incursione nella rivista Corto Maltese del 1986 con L’uomo che incontrò il piccolo drago, in occasione della quale manifestò la sua passione soprattutto per Will Eisner, Friz Melone di Altan ed il primo Walt Disney, oltre che per i disegni di Pazienza e Maramotti.

Il protagonista del volume ha tratti comuni sia al cavaliere della Mancia (da cui prende parte del nome) per la sua eroicomica lucida follia, sia dal capitano Achab di Melville al quale deve le sue monomanie e la maniacale caccia alla sua Moby Dick: una Testadiferro (grosso meteorite ricco di minerali preziosi) enorme e bianca.

La figura di Patchwork strizza, a mio avviso, anche l’occhio a Francesco De Gregori ed alla sua I muscoli del capitano uscita nell’album Titanic del 1982, ovvero di poco precedente al romanzo di Benni.

Inoltre l’aspetto grafico del capitano, con gli innesti meccanici del suo corpo, non può non ricordare i Metabaroni di Alejandro Jodorowsky, ed invero lo stile di Spartaco Ripa (che ha cominciato la carriera pubblicando con i parigini della Edition Du Bois de Boulogne) è molto ispirato a quello de Les Humanoïdes Associés, in particolare a Moebius, per quanto concerne la caratterizzazione grafica delle astronavi, per le scene nello spazio ed anche per l’uso del colore, che ne esalta le doti pittoriche.

E’ raro vedere belle trasposizioni a fumetti di libri e racconti, poiché è sempre difficile superare in abilità l’illustratore più abile del mondo, vale a dire l’immaginazione umana.

Senza considerare che il lettore, in genere, tende a dare egli stesso ai personaggi ed ai luoghi una connotazione precisa, che non necessariamente coincide con quella del disegnatore, a cui si affeziona e che è, necessariamente, soggettiva.

Il lavoro di Ripa invece funziona, quasi come se le sue fosse le “vere” facce del capitano Quijote Patchwork, dell’astronave Grampus e della Testadiferro, e con un ritmo narrativo diverso da quello originale ma più incalzante e dinamico.


voto: 7

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