Orfani – Ringo n. 1: Ancora vivo – Recensione
Pubblicato il 25 Ottobre 2014 alle 22:19
Sono trascorsi vent’anni dallo scontro finale tra Ringo e Jonas. La Terra sta morendo e solo i fortunati vincitori di una speciale lotteria avranno il privilegio di lasciare il pianeta verso un mondo migliore. Nel tentativo di uccidere Jsana Juric, capo del Governo Straodinario di Crisi, un gruppo di giovani ribelli viene catturato dai Corvi, micidiale guardia personale della presidentessa. Barbara, uno dei leader della rivoluzione, decide di chiedere aiuto a Ringo. Nonostante sia in ritiro, l’ex-Pistolero dovrà suo malgrado rientrare in azione.
Un viaggio dal sud al nord di un’Italia post-apocalittica, metafora ed estremizzazione distopica di un paese disagiato dall’attuale crisi economica nel quale il gioco d’azzardo rappresenta per molti l’unica disperata e illusoria speranza. Alza il tiro la seconda stagione di Orfani, la serie Bonelli di fantascienza scritta da Roberto Recchioni e ideata graficamente da Emiliano Mammucari.
Bambino torero di Siviglia, Ringo è sopravvissuto al grande bagliore che ha devastato la Terra e lo ha lasciato orfano. Divenuto un soldato del futuro, soprannominato Pistolero, l’eroe-antieroe ha svelato il grande inganno globale dietro la catastrofe emergendo vincitore dal terribile scontro fratricida con i suoi compagni e scatenando la ribellione contro le forze governative dittatoriali e militarizzate.
Vent’anni dopo, ormai in ritiro, Ringo si vede costretto a rientrare in azione quando la cattura di tre giovani ribelli diventa una questione molto personale. Il cow-boy diventa indiano, l’ex-pistolero mette da parte le armi da fuoco e si munisce di un arco magnetico. Il fascino del protagonista continua a reggere sulla sua ambiguità, tanto eroe rivoluzionario quanto terrorista sanguinario, qui coinvolto emotivamente sul piano più intimista.
L’ambientazione napoletana fornisce le suggestioni più incisive grazie soprattutto alle scenografie di Mammucari che mescola strutture antiche e scorci caratteristici con elementi futuristici quasi a voler sottolineare le mille contraddizioni della città partenopea. Il San Paolo diventa un centro detentivo proprio come avvenne allo stadio Collana, sempre a Napoli, durante la Seconda Guerra Mondiale. La stessa vicenda personale di Ringo è un omaggio a un’opera di Eduardo De Filippo.
I Corvi, guardia personale della Juric e antagonisti principali della storia, non devono il loro nome soltanto alla natura rapace del volatile ma anche al suo ruolo di animale psicopompo secondo l’arcaica mitologia di alcune culture. La loro vera identità è facilmente intuibile, Recchioni lo sa e ce la svela in fretta. Rispetto alla prima stagione, l’albo non è più strutturato in due linee temporali e la storia può avere maggior respiro. Di conseguenza, i dialoghi controbilanciano maggiormente la componente action sempre punteggiata di gag spettacolari e violenza esplicita. C’è anche spazio per un sottinteso sessuale, neanche troppo implicito, non convenzionale per i canoni bonelliani. Tra la consueta mescolanza di citazioni e riferimenti, lo scienziato di nome Fudo è una sottigliezza per palati fini.
A giudicare dall’avvio, questa seconda stagione di Orfani non si limita a seguire il canovaccio della prima ma ne mantiene tutti gli ingredienti vincenti. Il contesto ambientale riconducibile potrà essere sicuramente uno dei principali motivi d’interesse nella fruizione degli albi. Un paio di colpi di scena ben assestati danno vita ad un mistero che accompagnerà Ringo e i lettori nei prossimi episodi. In un’Italia ferita, terribile e bellissima, il protagonista deve affrontare gli spettri del passato per diventare padre putativo degli orfani del presente.