Recensione Turn A Gundam vol. 1 (di 5) – Gp Publishing
Pubblicato il 10 Novembre 2010 alle 10:04
Autori: Yoshiyuki Tomino, Hajime Yatate (ovvero staff Sunrise) (testi), Atsushi Soga (disegni).
Casa editrice: GP Publishing.
Provenienza: Giappone.
Note: 192 pag., con sovracopertina, solo per fumetterie, mensile da ottobre 2010.
Prezzo: 5,90 Euro.
Turn A Gundam è innanzitutto una serie animata, delle tante dedicate al Mobil Suit bianco, composta da 50 episodi, andata in onda in Giappone nel 1999 per celebrare il ventennale della saga, ed è anche l’ultima riguardante Gundam ideata da Yoshiyuki Tomino, autore tra le altre anche della prima, quella più famosa; come molti fans già sanno, le varie serie essendo ambientate (quasi tutte) nello stesso universo narrativo, si svolgono secondo un sistema di datazione denominato Universal Century, ma un’altra particolarità di questo Turn A Gundam è di esserne collocata al di fuori e quindi slegata (in teoria) da tutte quelle precedenti.
Siamo infatti nel CC 2345 (dove CC sta per Correct Century), ovvero nell’anno 2345 dell’era Seireki, un termine che in giapponese significa “dell’Era Volgare”, proprio a distinguerlo dall’altro calendario Universale; il simbolo che appare nel titolo, la “A” rovesciata, è un quantificatore universale usato in matematica, e significa “per ogni”, usato non a caso per indicare il tentativo di riunire le serie precedenti sotto un unico comun denominatore (infatti nella sigla compaiono diversi fotogrammi tratte da tutte le altre, così come diversi Mobil Suit sono ripresi da modelli già esistenti).
Tre ragazzi giungono a bordo di una capsula (ma non è l’unica) sulla Terra, probabilmente come esploratori; si tratta del giovane Loran Cehack, dall’aspetto un po’ esile e delicato, tanto da indurre taluni a scambiarlo per una ragazza, e due suoi compagni, Keith Laijie e Fran Doll; sono dei cosiddetti Moonrace, ovvero abitanti della colonia sulla Luna, la quale staccatasi da tempo dalle vicende terrestri, torna ora a guardare verso il pianeta azzurro avendo esaurito praticamente tutte le sue risorse.
Mentre gli abitanti della Luna hanno finito per costruirsi un notevole arsenale militare, i terrestri sono rimasti ad una tecnologia quasi da inizio XX Secolo, ciò a causa ad un periodo chiamato “Età Oscura” del quale hanno perso ogni ricordo; dopo due anni dalla discesa delle capsule, i vari esploratori e in particolare i nostri tre protagonisti, hanno trovato diverse occupazioni che gli hanno consentito di mescolarsi con la popolazione terrestre, quando all’improvviso scatta il piano d’invasione.
Quasi in risposta ai mezzi inviati dagli invasori lunari, che distruggono parte della città chiamata Nocis, si risveglia il Gundam protagonista della serie, probabilmente risalente a quell’Età Oscura ormai dimenticata, imprigionato fino a quel momento dentro alla grossa statua di una divinità, il White Doll; trovandosi proprio al cospetto del grande robot al momento del suo risveglio, Loran Cehack, anche per proteggere se stesso e la sua amica Sochie dall’attacco, decide di salirci a bordo e prova a pilotarlo (con effetti clamorosamente distruttivi).
Questo l’incipit (che non poteva non richiamare, almeno un po’, la scena in cui Amuro/Peter Rey si siede a bordo dell’ RX-78 per la prima volta), di una trama anche interessante, ma che nel manga risulta molto meno chiara grazie a dialoghi talvolta poco comprensibili; alcuni personaggi sono a loro volta incomprensibilmente ambigui, nel senso che la loro ambiguità sembra fine a se stessa e messa lì tanto per incasinare il racconto, infine sorge la sgradevole sensazione di essersi persi dei pezzi della trama per strada.
Sono in tal senso molto utili le schede sui personaggi che si trovano al fondo del volume, che dopo una lettura alquanto traumatica consentono di rimettere in ordine logico un po’ tutte le vicende (e chi è chi e cosa fa), ma forse alcuni redazionali sulla serie tv e qualche nota anche in prefazione, non sarebbero stati una pessima idea; certo, se poi devi guardare le note (o peggio, andare in rete), per capire cosa hai letto stiamo a posto, ma in certi passaggi si stenta veramente a capire chi parli e di che, e con chi, cosa che invece, avendo chiaro quanto successo nella serie tv, non sarebbe quasi sicuramente un problema (e chi è fans sfegatato l’avrà già vista e stravista, non diciamo come, da almeno dieci anni e per lui è pure storia vecchia, per tutti gli altri comuni mortali all’opposto, è un’assoluta novità!).
Tanto per fare un paio di esempi, di conti che non tornano e note stonate, Harry Ord, uno dei comandanti della forze d’invasione, dovrebbe fare il verso nientemeno che a Char la Cometa Rossa, ma ha un taglio di capelli decisamente femminile (rendendo il personaggio più che ambiguo, quasi ridicolo, soprattutto se lo si raffronta con l’illustre rimando); Loran, le cui fattezze si prestano a venire scambiate per quelle femminili (e due), viene usato (non si capisce bene perché proprio lui), in tale veste per cercare di comunicare con la Regina della Colonia Lunare (va bene che i terrestri dovrebbero ignorare che lui stesso è un Moonrace [o no?], ma che senso ha?), la quale però in effetti manco lo riconosce (sarà solo per colpa del travestimento?).
Inoltre pure Loran è stupito dall’attacco che avviene senza che nessuno degli esploratori evidentemente venga avvertito, e nemmeno sembra sia mai stato contattato per riferire alcunchè alla propria Colonia Lunare (ma che li hanno mandati a fare sulla Terra per due anni allora?); interrogativi che magari verranno chiariti nel prosieguo, sui prossimi volumi, sicuramente la storia nell’anime sarà tutt’altra musica, e molto probabilmente qui paghiamo la “riduzione” della trama complessiva dal cartone al fumetto, ma anche una sceneggiatura che concede forse troppe deroghe a quanto visto in tv, dando per scontati troppi passaggi logici, magari secondari, ma evidentemente necessari per rendere tutto altrettanto comprensibile a chi è completamente a digiuno della serie televisiva.
Rimangono buone le idee di fondo, in particolare quelle che vedono mettere in scena una guerra che si preannuncia fratricida, fra due stirpi avverse ma pur sempre di terrestri (anche se una delle due parti arriva apparentemente dalla Luna), con l’aggiunta delle relazioni personali dei protagonisti che ora dovrebbero rivoltarsi contro i loro nuovi amici conosciuti da quando sono giunti sulla Terra (da che parte si schiereranno?), e in questo la mano di Tomino si vede abbastanza chiaramente; il tutto è ammantato poi da quell’aura mistica e misteriosa di questa Età Oscura che sembra abbia separato l’Umanità in questi due blocchi, l’un contro l’altro armati, perlomeno l’idea del Mobil Suit proveniente da un antico passato ci chiarisce da dove abbia tratto ispirazione l’autore del più recente Break Blade (pubblicato manco a farlo apposta sempre dalla GP).
Molto curati i disegni, chiari e puliti, molto precisi, in grado di rendere molto bene sia i mecha più avanzati che la tecnologia così retrò dei terrestri, e molto morbidi e gradevoli nel tratteggiare i lineamenti dei vari personaggi, nel complesso anche d’aiuto nella lettura, dove non contribuiscono alla confusione (ed è già molto); abbastanza buona anche l’edizione GP, che si è avvalsa anche della collaborazione del GIC (il Gundam Italian Club) nella revisione dei testi, ma carente nei redazionali, quanto mai necessari in questo caso (le sole schede dei personaggi da sole non bastano), e al posto dei quali invece vengono lasciate quattro pagine nere al fondo, ovvero tutto spazio sprecato che sarebbe stato meglio impiegare in ben altro modo!
Voto: 6 e 1/2