Meiji Una restaurazione canina – Recensione
Pubblicato il 6 Ottobre 2014 alle 18:45
Mamoru Oshii (Ghost in the shell) e Tetsuya Nishio provano a raccontarci un periodo cruciale della storia giapponese…con dei personaggi canini!
Meiji Una restaurazione canina
Autori: Mamoru Oshii, Tetsuya Nishio
Genere: storico – comico
Editore: 001 edizioni- collana Hikari
Provenienza: Giappone
Formato: 17×24 cm., 180 pp., b/n, Brossura con alette
Prezzo: 18 euro
In Giappone il genere canino è un vero e proprio genere, in cui tutti i protagonisti della storia sono, ovviamente, cani. Mamoru Oshi, uno dei più importanti registi di animazione giapponese (Ghost in the Shell basta e avanza per essere importanti) prova ad utilizzare questa particolarissima forma per raccontare un periodo cruciale e di svolta per il Giappone: la fine del periodo Edo e dello shogunato, il ritorno dell’imperatore e soprattutto l’apertura alla modernizzazione e all’occidentalizzazione del Sol Levante.
I disegni sono affidati a Tetsuya Nishio, animatore poco conosciuto in Occidente ma che svolge in effetti bene il suo lavoro.
Ma come si presenta allora questa Restaurazione Canina? In una forma decisamente atipica. Oshii decide di raccontare le storie di 7 personaggi legati a questo periodo: Matthew C.Perry, Napeita Takechi, Ryoma Sakamoto, Kaishu Katsu, Takamori Saigo, Horobumo Ito e Toshizo Hijikata. Personaggi non necessariamente di primo piano o presenti nei libri di scuola, ma magari figure secondarie che però possono avere storie particolari interessanti. Le loro stesse storie non verranno raccontate in maniera lineare, bensì in maniera piuttosto frammentata ed episodica, interrotta da qualche vignetta storica e qualche intermezzo comico.
Ho trovato sinceramente un po’ macchinosa e complessa la lettura, soprattutto in alcuni capitoli: non ci sono quasi mai due vignette di seguito che raccontino un qualcosa di lineare, si salta certe volte in maniera un po’ pindarica e mi è rimasta l’impressione che più che voler raccontare, queste storie siano destinate a chi il periodo già lo conosce e ha una buona infarinatura su alcuni personaggi.
Per un lettore occidentale sicuramente questo manga non è dei più accessibili.
La storia che ho trovato più godibile è, non per caso, la prima: il commodoro Perry, capitano e grande diplomatico che di fatto aprii i rapporti Giappone – Occidente, molto conosciuto in terra orientale ma quasi dimenticato in patria. La storia infatti è abbastanza lineare rispetto alle altre e soprattutto quella con meno riferimenti alla cultura giapponese.
Lavorare con Oshii non deve essere semplice: il manga è intervallato da vignette e brani scritti che raccontano come si è svolta la progettazione e la realizzazione del manga: le difficoltà produttive, i cambiamenti alla sceneggiatura, e così discorrendo.
Il disegnatore Nishio confessa infatti che le sceneggiature di Oshii erano spesso solo abbozzate o comunque mancavano di punti di riferimento: ho come la sensazione che, per quanto siano stati fatti degli aggiustamenti, questa incompiutezza si intraveda nell’opera finale, che manca di un filo conduttore e di una linearità che è fondamentale per non perdersi quando si affronta un tema sconosciuto a gran parte dei lettori.
Gli intermezzi comici sono presenti un po’ ovunque e sono in linea di massima riusciti: da Godzilla alle prese in giro a Miyazaki (eterno rivale di Oshii di fatto), dalle espressioni buffe ed esagerate dei protagonisti canini ai siparietti tra i due autori.
Talvolta però l’interruzione causata da questi intermezzi inserita nelle pagine di narrativa storica sono risultate un po’ controproducenti, interrompendo ancora di più un ritmo già spezzettato.
Nishio fa un ottimo lavoro alle matite: il tratto è pulito e piacevole (complice anche un’ottima edizione) e mai fastidioso, le figure canine sono davvero molto simpatiche ma mai eccessivamente caricaturali, insomma fanno il loro dovere. Forse ci si sarebbe potuti aspettare qualche sfondo in più, ma qui probabilmente la causa sono le necessità produttive, come spiegato dagli stessi autori negli intermezzi.
Mamoru Oshii si è lanciato in un’operazione complessa e molto frammentaria, probabilmente poco congeniale al suo genio estroso che tende un po’ a perdersi, ma Meiji Una restaurazione canina non è comunque un brutto manga; bisogna sapere però che si va incontro ad un lettura difficoltosa e bisogna essere decisamente interessati al genere.
Se si vanno oltre questi inceppi si incontra un’opera molto interessante e divertente in alcuni punti, probabilmente radicalmente diversa dai vari manga che si trovano in fumetteria/libreria.