Sin City: Una donna per cui uccidere – Recensione in anteprima

Pubblicato il 2 Ottobre 2014 alle 12:18

A Sin City si mescolano storie di violenza, potere, sesso e vendetta. Dwight McCarthy cerca di tenere a bada i propri demoni interiori quando la fatale dark lady Ava Lord, suo primo amore, ritorna nella sua vita chiedendogli aiuto per liberarsi del marito violento e della sua brutale guardia del corpo Manute. Johnny, un presuntuoso giocatore d’azzardo, sfida il potente e corrotto Senatore Roark ad una partita a poker e lo sconfigge scatenando la sua ira. La ballerina Nancy Callahan è perseguitata dal ricordo di Hartigan che si è tolto la vita per salvarla da Roark. Sull’orlo della follia, la ragazza pianifica la vendetta.

Sin City
Titolo originale: Sin City – A dame to kill for
Genere: Noir, thriller, azione
Regia: Frank Miller, Robert Rodriguez
Interpreti: Mickey Rourke, Jessica Alba, Josh Brolin, Joseph Gordon-Levitt, Rosario Dawson, Bruce Willis, Eva Green, Powers Boothe, Ray Liotta, Christopher Meloni, Christopher Lloyd, Juno Temple, Lady Gaga
Paese: USA, Cipro
Durata: 102 min.
Casa di produzione: Residaco, Aldamisa Entertainment, Demarest Films, Miramax Films, Solipsist Films, Troublemaker Studios
Distribuzione (Italia): Lucky Red
Data di uscita: 22 agosto 2014 (USA), 2 ottobre 2014 (Italia)

A nove anni di distanza dal primo episodio, il capolavoro pulp noir a fumetti di Frank Miller torna sul grande schermo per un sequel dalla gestazione lunga e travagliata, accolto piuttosto male sia dalla critica che dal pubblico d’oltreoceano. Il successo del capostipite fu dovuto all’innovativa concezione estetica partorita da Robert Rodriguez che coniugava il linguaggio visivo del graphic novel a quello cinematografico con risultati controversi che generarono anche una buona dose di detrattori ma vinsero lo scetticismo di Miller circa la trasposizione della sua opera spingendolo a co-dirigere il film.

Stavolta la scommessa era quella di non realizzare un semplice copia-incolla dal fumetto, bensì portare sullo schermo anche storie del tutto inedite ma, di fatto, Una donna per cui uccidere, l’episodio che dà il titolo al film, è tratto dall’opera originale e occupa gran parte della pellicola lasciando poco spazio per le altre vicende. Tema di fondo sembra essere il girl power, presentato però attraverso uno sguardo che può risultare misogino laddove gli uomini del film vengono costantemente abbindolati dalle donne, malvagie dark-lady nel peggiore dei casi o leali prostitute nel migliore, sempre presentate attraverso inquadrature maliziose.

Josh Brolin eredita da Clive Owen il ruolo di Dwight, investigatore privato in lotta con i propri demoni interiori che deve qui fronteggiare la femme fatale Ava Lord, un’Eva Green tanto infida e spietata quanto generosa nel mostrare le sue nudità come già in 300 – L’alba di un Impero, sempre da un fumetto di Miller. Rosario Dawson torna ad inguainarsi nel completo di cuoio e borchie della prostituta Gail. Dennis Haysbert sostituisce il compianto Michael Clarke Duncan nel ruolo del gigantesco e brutale Manute mentre Jamie Chung rimpiazza Davon Aoki nei panni della letale ninja Miho. Nell’episodio compaiono anche Ray Liotta e Juno Temple per una scena di sesso e poco più.

Impalpabile la vicenda che vede Joseph Gordon Levitt nel ruolo di un abile, fortunato ma sfacciato giocatore d’azzardo che pesta i piedi alla persona sbagliata. Una piccola parabola di crudeltà che regge su un colpo di scena piuttosto debole. Simpatico il cameo di Christopher Lloyd, inutile quello di Lady Gaga.

Mickey Rourke, di nuovo nell’impermeabile dell’invincibile e violento Marv, si prende il prologo del film diventando poi una semplice spalla, prima di Dwight e poi di Nancy, la sexy ballerina con le movenze di Jessica Alba qui perseguitata dal ricordo di Hartigan che Bruce Willis interpreta a mo’ di fantasma quasi a richiamare il suo ruolo ne Il Sesto Senso di Shyamalan. La follia nella quale precipita la ragazza sembra essere un semplice pretesto per esibizioni sempre più spinte. Tanto per cambiare, Marv finisce per esserne succube e l’aura del potente e intoccabile senatore Roark crolla qui in maniera troppo rapida e forzosa in un finale tirato via troppo velocemente.

Rodriguez commette lo stesso errore fatto con Machete Kills sedendosi sull’idea di base del primo episodio senza aggiungere nulla se non un 3D che funziona quantomeno per conferire suggestiva tangibilità ai disegni di Miller nei titoli di testa e di coda del film. Per il resto, il film denota meno spunti e meno azione e punta molto di più sul sexploitation diventando ripetitivo fin dalle prime battute.

Voto: 5

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