Recensione Un Piccolo Omicidio – Magic Press
Pubblicato il 5 Novembre 2010 alle 10:23
Autori: Alan Moore (testi), Oscar Zarate (disegni)
Casa Editrice: Magic Press
Provenienza: UK
Prezzo: € 15,00, 21 x 28, pp. 96
Quando Alan Moore raggiunse il successo planetario con Watchmen, iniziò seriamente a pensare di intraprendere nuove strade espressive, differenti dalle atmosfere super-eroistiche che, sostanzialmente, avevano fino a quel momento caratterizzato la maggior parte della sua attività di sceneggiatore. V For Vendetta, che riprendeva e portava a conclusione un fumetto in precedenza realizzato in Gran Bretagna, era un esempio di ciò che sarebbe seguito.
Con l’uscita dello splendido The Killing Joke, Moore formalizzò il suo distacco dalla DC e dai super-eroi in generale e la conferma di ciò fu rappresentata da opere incisive e spiazzanti come Brought To Light e l’incompiuto Big Numbers, entrambi realizzati con il grande Bill Sinkiewicz.
Di solito, quando si ragiona sull’Alan Moore della fase post-supereroica, si cita spesso From Hell o The League of Extraordinary Gentlemen; ma c’è un’altra opera che, almeno in principio, alcuni sprovveduti considerarono un lavoro minore del Magus, mentre, invece, è uno dei migliori esiti creativi del Bardo di Northampton: la graphic novel A Small Killing, meritoriamente tradotta da Magic Press.
Ho scritto meritoriamente poiché, come magari qualche utente ricorderà, in Italia c’è stato un periodo molto negativo per gli amanti dei fumetti anglosassoni. Negativo perché, per colpa di editor dissennati, pietre miliari della letteratura disegnata come Watchmen, Dark Knight o Elektra: Assassin furono pubblicati a spizzichi e bocconi, in maniera a dir poco balzana, con traduzioni che definire approssimative è un eufemismo, sulla ormai defunta rivista Corto Maltese.
E Un Piccolo Omicidio (titolo italiano di A Small Killing) subì questo gramo destino. L’attuale volume della Magic Press restituisce finalmente agli estimatori di Alan Moore un’autentica perla, con qualità di stampa sopraffina e, nel complesso, un’ottima cura editoriale.
A Small Killing è un lavoro anomalo nella carriera di Moore, innanzitutto perché la trama è in parte del disegnatore, Oscar Zarate, anzi, come afferma lo stesso Moore nella post-fazione del volume, fu proprio quest’ultimo ad avere le prime idee e a proporle allo scrittore britannico. Al culmine della fama, Alan incontrò a una festa il penciler argentino Oscar Zarate, suo grande ammiratore, e, dopo una fitta conversazione, i due decisero di realizzare una graphic novel.
Fu un esperimento interessante. Zarate, il cui stile era tipico della scuola sudamericana del fumetto, con influssi europei, era lontano dalla sensibilità anglofila dei comics; e, dal canto suo, lo stesso Moore non era mai stato particolarmente coinvolto dai fumetti di area neolatina. I due, tuttavia, riuscirono nel loro intento, creando un thriller psicologico, a tratti surreale, di grande profondità e avvincente come e più di un giallo tradizionale.
Timothy Hole, il protagonista, è un pubblicitario, classico esponente della spietata società thatcheriana degli anni ottanta (contro la quale Moore, ovviamente, si scaglia). Ha un lavoro di successo, è agiato, ha una vita soddisfacente, da un punto di vista materiale; però è incapace di provare emozioni, le ha cancellate, forse per evitare di ragionare su errori e colpe di un passato sgradevole. Di punto in bianco, inizia ad essere ossessionato dall’inquietante presenza di un bambino che lo segue dappertutto e che intende ucciderlo.
Chi è il bambino? Esiste realmente? È un’allucinazione? E perché odia Timothy? Le risposte si annidano in un contesto precedente, quello della prima giovinezza di Timothy, quando era un idealista e l’Inghilterra thatcheriana appena agli inizi. Moore scrive testi meno lirici del solito, ma straordinariamente efficaci, e sa descrivere la claustrofobia e l’uggiosità di una Gran Bretagna alienante, con echi di Ian McEwan (specie per ciò che concerne l’atmosfera della trama) e di J. G. Ballard, con citazioni dei Talking Heads.
Oscar Zarate è, a sua volta, bravissimo, e non solo per le idee che ha fornito a Moore (non entro nei dettagli per non spoilerare, ma ne parla lo stesso Zarate nella post-fazione), ma anche per il suo tratto delicato, quasi lieve, ma che diventa oscuro e ‘sporco’ nelle sequenze più rabbrividenti della vicenda.
A Small Killing è una validissima proposta editoriale e va lodata la Magic Press per aver recuperato questo gioiello.
Voto: 7