La voce di un angelo – Le Storie Bonelli n. 24 – Recensione
Pubblicato il 12 Ottobre 2014 alle 10:15
Ancora una volta lo scenario bellico protagonista della collana antologica della Bonelli Editore. Questa volta è affrontato da Stefano Vietti e Alfio Buscaglia.
Accomunati dal minimo comune denominatore bellico possono essere realizzati tanti racconti, che partendo da uno sfondo comune, quello della guerra appunto, raggiungono magari esiti alquanto diversi gli uni dagli altri. Nella stessa collana Le Storie sono state presentate svariate vicende che hanno affrontato conflitti e rivolte, sparse qua e là sull’atlante geografico e storico.
Da settembre entrano nell’elenco degli autori di questi racconti anche Stefano Vietti e Alfio Buscaglia, rispettivamente ai testi e ai disegni dell’ultima Storia del secondo anno di pubblicazione della collana. Lo fanno con un vicenda ambientata quasi sul finire del secondo conflitto mondiale e capace di rappresentare certi aspetti della guerra in maniera davvero notevole, come la quotidianità che nonostante tutto resiste alle brutture belliche, l’importanza che l’aspetto psicologico riveste per i soldati e il tentativo di alcuni di essi di restare umani in mezzo a tanta disumanità.
È Natale e nonostante non abbia nemmeno smesso di piangere per un grave lutto il capitano Anderson deve ripartire con i suoi uomini per una nuova missione. Con loro, il maggiore Peter Chandler. A quest’ultimo il compito di scoprire di più sulla stazione radio che sta infondendo coraggio alle truppe di Hitler attraverso emblematici messaggi indirizzati ai singoli combattenti dai loro familiari defunti.
Com’è possibile? Lo si scopre leggendo le 110 pagine di un albo che si avvale di un’ottima prova grafica dell’esordiente Alfio Buscaglia, i cui disegni versatili ed espressivi rappresentano appieno le molteplici sfumature di sentimenti ed emozioni che l’altro esordiente Stefano Vietti – esordio, per l’uno e per l’altro, da intendersi ovviamente sulle pagine de Le Storie Bonelli – mette in scena.
Un cimitero innevato, una Londra provata dalle bombe, gli uffici dell’esercito, i boschi tedeschi, un fienile: diversi sono gli sfondi che accolgono lo sviluppo della vicenda, tutti ben realizzati, tutti funzionali a ciò che il fumetto deve dire. E che dice bene, tra personaggi non convenzionali e conduzione della vicenda se vogliamo atipica, con il mistero della stazione radio risolto – se così si può dire – poco più avanti della metà dell’albo. “La voce di un angelo”, in definitiva, è una bella storia, che non rinuncia all’azione ed è ammantata da una certa ingenuità, propria anche del personaggio principale.