MangaForever al Manga Museum di Kyoto [reportage]

Pubblicato il 3 Luglio 2015 alle 12:00

Mangaforever vi porta a fare un giro nel tempio del fumetto gispponese: il Manga Museum di Kyoto

Sì, devo ammetterlo, la mia passione per il fumetto (anche per quello giapponese) è stato uno dei motivi che mi hanno spinto a scegliere il Giappone per il viaggio di nozze lo scorso anno.

esterno

In Giappone, soprattutto a Tokyo, la “cultura manga” fa parte della vita quotidiana delle persone: nella metropolitana, uomini e donne di tutte le età leggono fumetti e i cartelli informativi sono “a fumetti”. Non di rado accade anche che personaggi di anime o manga siano i testimonial pubblicitari; addirittura c’erano dei cartelloni con Capitan Tsubasa come supporto alla nazionale di calcio giapponese per i mondiali in Brasile! Senza contare le splendide follie come il Gundam in scala 1/1 di Odaiba o il J-World Tokyo, il parco divertimenti di Ikebukuro a tema Onepiece-Naruto-Dragon Ball.

A Kyoto invece l’atmosfera è molto diversa: non ci sono attrazioni “nerd/geek” e la presenza della “cultura manga” è costante ma più discreta.

Quella che si respira al Kyoto International Manga Museum, dunque, è più un’aria di contemplazione che il fervore (spesso compulsivo-consumistico) degli appassionati di questo o quell’autore.

Entrando, notiamo subito il piccolo ma ben fornito negozio di souvenir (perlopiù volumi in belle edizioni e merchandising vario), ma decidiamo di fermarci lì all’uscita. Ci dirigiamo quindi alla biglietteria open space, dove facciamo i biglietti (800 yen, neppure 6 euro) e cominciamo subito il nostro tour.

librerie

Tutto il piano terra è occupato da un’immensa biblioteca di manga liberamente consultabile dai visitatori con tutte, ma proprio tutte, le opere giapponesi pubblicate dal 1945 ad oggi. Insomma, chiunque voglia leggere un fumetto, e non abbia voglia o possibilità di reperirne tutti i volumi, può semplicemente andare al KIMM e leggerlo! Ci sono anche una sala lettura esclusivamente per bambini (con sedie e divani dalle forme stravaganti) ed una piccola sezione con volumi in tutte le lingue del mondo (dallo spagnolo al finlandese).

Senza entrare nella facile retorica del fumetto come genere letterario o come forma d’arte, abbiamo toccato con mano il rispetto con cui esso viene trattato in quello che ne è il tempio.

Tra le grandi sale ricolme di volumi c’è la mostra permanente “What is Manga”, che racconta la storia del fumetto giapponese e le sue declinazioni e derivazioni. Ovviamente, il genere “fumetto” viene presentato come nato in Giappone e da lì “esportato” in tutto il mondo. Ora, senza pretendere di voler fare una lezione sul termine “manga” e sugli antenati del fumetto giapponese da Hokusai a Hiroshige, è interessante notare come il Giappone si ascriva la paternità del fumetto, arrivando a definire “manga” tutto il fumetto mondiale, comprese opere come Asterix e Corto Maltese.

volumi

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Tra i corridoi del museo erano anche esposte le tavole della mostra permanente “100 Maiko Illustrations” che, come suggerisce il nome, ha ad oggetto le apprendiste geishe, interpretate da cento illustratori, cartoonist e mangaka diversi. Bellissima, soprattutto sotto il profilo dell’atmosfera, del tutto simile a quella della città di Kyoto.

Saliti al piano successivo, ecco una notevole riproduzione della fenice del dio del Manga, Osamu Tezuka, la quale non può che commuovere i fan e strappargli una doverosa fotografia.

maiko

Poco più avanti, tra giocattoli d’epoca e calchi di mani di mangaka famosi (sì, avete capito bene, ma nessuno di voi dubitava del feticismo nipponico, vero?), una bella esposizione di ben 18.000 tavole originali di Tsuchida Seiki, autore quasi sconosciuto da queste parti, ma dalle abilità davvero notevoli, scomparso qualche anno fa.

Dopo la visita ci fermiamo nella piccola bacheca dedicata ai fumetti occidentali, e scopriamo che il genere fumetto del nostro paese viene identificato dai giapponesi in autori come Manara, Crepax, ma soprattutto Sergio Toppi, che diverse opere ha dedicato al paese del Sol Levante (la mie preferite sono le tanka illustrate). Passiamo avanti, e, come promesso, indugiamo qualche minuto nel negozio di souvenir, facendo un po’ d’incetta di gadget prima di abbandonare questo tempio del fumetto.

noir

Fuori, una vecchina vende bento box ai passanti e alcuni ragazzi e ragazze, vestiti in abiti tradizionali, passeggiano amabilmente riparandosi dal sole con ombrelli di carta di riso.

Grazie a tutti i fumetti letti e anime visti dalla mia infanzia ad oggi, andare in Giappone è stato come ritornare in uno dei luoghi della propria infanzia. Per nessun motivo al mondo avrei potuto perdermi la visita al KIMM.

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