The Phantom L’Uomo Mascherato 1 – Recensione Mondadori Comics

Pubblicato il 15 Settembre 2014 alle 10:30

Mondadori Comics ripropone un classico del fumetto americano e mondiale: Phantom! Scoprite le origini del primo eroe in calzamaglia dei comics creato dal leggendario Lee Falk con i primi otto, storici episodi disegnati da Ray Moore!

The Phantom L’Uomo Mascherato 1

Phantom 1 00

Autori: Lee Falk (testi), Ray Moore (disegni)
Casa Editrice: Mondadori Comics
Genere: Avventura
Provenienza: USA
Prezzo: € 14,99, pp. 642, b/n
Data di pubblicazione: settembre 2014

Mondadori Comics sta proponendo materiale interessante: opere di area francofona impreziosiscono le collane Historica e Fantastica; classici della narrativa disegnata italiana del calibro di Kriminal e di Ken Parker stanno attirando l’interesse di tanti e, tra le altre cose, pubblica ora un volume dedicato a un personaggio fondamentale del fumetto americano: Phantom, in pratica il primo eroe in calzamaglia dei comics, creato dal leggendario Lee Falk nel lontano 1936. Non si tratta di un supereroe ma i giustizieri dai costumi sgargianti e dai superpoteri nati dopo di lui devono certamente qualcosa alla cosiddetta Ombra che cammina.

Molti conoscono il personaggio come Uomo Mascherato e ricordano gli albi Nerbini che contribuirono alla sua popolarità. Ma ci sono state parecchie edizioni nostrane nel corso dei decenni e una delle più pregevoli fu quella targata Comic Art. in America Phantom fu stampato sui quotidiani e ottenne sin dal principio un incredibile successo. Falk era già noto per Mandrake ma Phantom ebbe un riscontro maggiore. I disegni vennero affidati a Ray Moore, assistente del celebrato penciler di Mandrake, Phil Davis.

Questo volume include i primi otto episodi e coloro che li leggeranno si renderanno conto che si tratta di un’opera che fa dell’avventura la cifra narrativa più rilevante. Ovviamente le storie vanno giudicate con lo spirito dell’epoca e possono risultare ingenue e datate; ma hanno un ritmo avvincente e le situazioni rocambolesche e i continui colpi di scena tengono desta l’attenzione. Partendo da un semplice pretesto, Falk delinea trame articolate, di ampio respiro e spesso complesse, imperniate sulla figura carismatica di Phantom. Costui agisce prevalentemente in Africa (sebbene non manchino vicende ambientate in India, a Londra o a Parigi) e le popolazioni indigene lo considerano immortale.

In realtà, Phantom è un’identità assunta da vari individui durante i decenni ma le popolazioni locali credono che si tratti dello stesso uomo. L’eroe di Lee Fallk è l’ultimo discendente di una lunga schiera di Phantom e impone la propria legge alle tribù, garantendo pace e tranquillità. Ma ci sono pure i cattivi che a volte possono essere indigeni e altre volte bianchi motivati dall’avidità. Un ruolo importante è giocato dalla bella Diana Palmer, la donna amata da Phantom e da lei ricambiato. Ma il loro amore subisce continui ostacoli e questo è un altro degli elementi ricorrenti delle storie.

Falk scrive avventure che sono un mix di esotismo, suggestioni pulp e thriller e i character sono tipici della narrativa dei magazine popolari: orientali infidi, donne fatali somiglianti a Marlene Dietrich o reminiscenti di Mata Hari, guerrieri indiani perfetti per un romanzo di Salgari e così via. Da un certo punto di vista, giudicato con la sensibilità odierna, Phantom non è politically correct: gli africani sono superstiziosi, ignoranti, ingenui e l’Uomo Mascherato rappresenta la superiorità dell’uomo bianco che porta la civiltà con la forza e l’intimidazione. Nemmeno le figure femminili sono scevre da dettagli discutibili. Diana, per esempio, è coraggiosa e intrepida (lei stessa è un’esploratrice) ma non priva di svenevolezze e smancerie, con un’attitudine subalterna nei confronti di Phantom. E le altre donne si rivelano ambigue, capricciose, irrazionali. In pratica, non fanno bella figura.

Ma si tratta di convenzioni del periodo in cui Phantom fu realizzato e bisogna perciò collocarlo in quel preciso contesto. I testi sono piacevoli e le storie hanno il pregio di distrarre. Phantom è intrattenimento e basta. Dal canto suo, Ray Moore, pur non avendo uno stile rifinito, è funzionale e realizza belle versioni dei personaggi. Phantom è tenebroso e intimidente; Diana è la tipica bellezza hollywoodiana che negli anni trenta andava per la maggiore; e i cattivi hanno smorfie grottesche che fanno venire in mente figure dei film horror e dei polizieschi con James Cagney. E bisogna fare attenzione al dinamismo delle sequenze d’azione. Insomma, Phantom è un classico. E se volete scoprire (o riscoprire) un classico, questo è il libro che fa per voi.

Voto: 8

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