Recensione Capitan America n. 1-3 – Panini Comics

Pubblicato il 3 Novembre 2010 alle 11:18

Autori: Ed Brubaker (testi), Bryan Hitch (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: 3.30 euro, 17×26, 80 pp., col.


Lo dico subito, la mia sarà una recensione spietata. Spietata, perché le aspettative verso la miniserie Rinato erano veramente alte e perché dopo la clamorosa e chiassosa morte di Steve Rogers in Civil War, mi aspettavo un epilogo dalla conclusione certo scontata visto il titolo, ma ricca di inventiva come Brubaker in genere mi ha abituato e disegnata ottimamente da Hitch, che aveva dato ottima prova di sè nei suoi Ultimates o Autority.
Purtroppo tutto questo è stato puntualmente disatteso.

Andiamo con ordine. Ed Brubaker, con la complicità di Steve Epting, prende le redini della testa di Cap e trascina il personaggio verso picchi qualitativi che non si vedevano dai tempi di Mark Waid.
Brubaker non stravolge il cast di comprimari della serie ma riesce con la sua sceneggiatura e le sue idee a dare nuova linfa a personaggi e avventure parecchio spremuti da decenni di storie precedenti. Come dicevo ritroviamo Bucky, ora Soldato d’inverno, Sharon Carter, Falcon, Nick Fury ma soprattutto la sua nemesi di sempre, il Teschio Rosso.
Leggere il Cap di Brubaker ogni mese è un vero piacere. Steve Rogers appare un personaggio profondo e ricco di possibilità narrative e, anche se le storie sanno di già visto, Brubaker riesce a mantenere viva l’attenzione del lettore attraverso un buon pathos e discreti colpi di scena.
Quando Steve Rogers muore siamo all’epilogo dello scontro della guerra civile tra supereroi dove Cap è il leader della resistenza contro il Governo. Steve muore per mano di Crossbones e del colpo a distanza ravvicinata sparato dalla sua amante Sharon Carter.
Dopo la morte di Rogers il nuovo Cap diventa Bucky, la sua spalla di sempre, che dovrà cercare in ogni modo di non soccombere sotto al peso dello scudo che indossa.

Per ovvie ragioni, questo status-quo non poteva durare molto e prima o poi Steve doveva essere riportato in vita.
Come sempre accade nell’universo Marvel, nessun personaggio muore davvero.
Tutti (o quasi) i personaggi della Casa delle Idee che sono passati a miglior vita, prima o poi sono risorti grazie ai magici poteri del marketing.
La miniserie Rinato non fa eccezione a questa regola.

Pubblicizzata fino alla nausea e presentata come una lettura obbligata per ogni Marvel fan, Rinato si è rivelata di una pochezza di idee veramente disarmante. Sicuramente la storia peggiore che abbia mai letto scritta da Brubaker.
Il nostro scrittore cerca di farci digerire nozioni di fantascienza strampalata solo per giustificare un piano machiavellico del Teschio Rosso che, invece di uccidere Rogers gli fa sparare con una pistola a tachioni per imprigionarlo nel flusso del tempo.
Ma come? E’ mezzo secolo che il Teschio cerca di uccidere Capitan America e quando finalmente ci riesce gli fa sparare con una pistola a tachioni?
Se poi si aggiunge che il Teschio Rosso intende ripescare Cap, attraverso l’influenza di Sharon Carter che funge da catalizzatore, e prenderne il posto direi che la vicenda assume i contorni della comicità involontaria.

A questa trama che tocca picchi di ridicolo che non leggevo da anni, vanno purtroppo aggiunte anche le tavole di un Hitch completamente fuori forma e distante anni luce dal suo ottimo lavoro su Ultimates. Lentissimo disegnatore, Bryan in queste pagine sfoggia un tratto confusionario e spesso poco curato. Probabilmente in netto ritardo con le consegne, anche le anatomie sono talvolta approssimative e le tavole della battaglia finale sono spesso solo abbozzate e parecchio confuse.

Purtroppo questa volta Brubaker e Hitch hanno veramente toppato alla grande. Alla fine della lettura di Rinato ho voluto rivedermi le storie di Byrne e di De Matteis di tanti anni fa.
Tralasciando Rinato, Brubaker ha svolto un ottimo lavoro ma alla fine dei conti, la migliore storia sull’eterna lotta di Cap e il Teschio Rosso rimane a mio giudizio “Das Ende” di De Matteis e Zeck di quasi trent’anni fa.

Magari Brubaker farebbe bene a leggerla.


Voto 4

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