Hermano – Recensione BAE Edizioni
Pubblicato il 25 Agosto 2014 alle 10:30
Un fumetto onirico, riflessivo, colto: chi cerca qualcosa di complesso e diverso troverà in Hermano pane per i suoi denti!
Hermano
Autori: Dario Fantacci, Pietro Mancini
Editore: BAE edizioni
Genere: graphic novel, surreale
Formato: 17×24, brossura, b/n, 82 pp
Prezzo: 10 euro
Molti autori hanno provato ad esprimere l’angoscia esistenziale, la mancanza di senso della vita con la fantasia, creano simboli, allucinazioni, mondi immaginari altrettanto insensati. Lovecraft, Burroughs, Philip K. Dick, Kafka, Alan Moore.
Hermano prova a dare un nome a questo universo fantastico: Ultramondo. E in questo Ultramondo il protagonista di questo fumetto vive, gira, esplora. L’Ultramondo non è alla portata di tutti: solo i più coscienti, i più consapevoli hanno accesso a questa realtà che sta dietro la realtà.
Il protagonista di Hermano, Ignacio, come scrive nella lettera iniziale, si sta lentamente accorgendo di vivere in un Inferno in terra. Si sente fuori luogo, disorientato, quando gira per strada fa incontri inquietanti ed alienanti. Si susseguono così, dopo le didascalie iniziali, una serie di vignette mute e bellissime, che rappresentano il vagabondare allucinato e fitto di simboli poco interpretabili del protagonista. Non bisogna particolarmente arrovellarsi su ogni singolo significato, quanto piuttosto farsi trascinare e sentirsi spaesati.
Cappelli, scale tortuose, volti deformi che ci faranno sentire in una copertina dei King Crimson. Dopo una moltitudine di porte arriviamo a vedere finalmente l’hermano, il fratello del protagonista: un enorme creatura alata e deforme, rinchiusa per non si sa quale ragione. Ma l’hermano non fa precipitare Ignacio definitivamente nella follia: ha quasi parole di conforto, un appiglio familiare che si risolve in una scena comunque misteriosa ma dal tono sicuramente più speranzoso rispetto alle pagine precedenti.
La seconda parte del fumetto è più ricca di dialoghi: incontreremo testa-tentacolare, chtuliana creatura con un punto di vista curioso. Anche la vita sentimentale di Ignacio ormai è contaminata dall’Ultramondo: si innamorerà di una ragazza ma non riuscirà a fidarsi di lei, sapendo che non appartiene alla dimensione “normale”. Quando ormai tutti sembra sfaldarsi, sarà ancora l’incontro con il fratello a dare una direzione al protagonista: Ignacio accetta il l’insensatezza della vita, il suo destino da osservatore poco privilegiato, e continua il suo vagabondare extra-dimensionale.
O almeno, questo sembra di capire dal convulso finale, che sfocia nella meta-narrativa più pura con la comparsa dello scrittore Burroghs, che fornisce una spiegazione finale che più illuminare le cose sembra confonderle ulteriormente.
Il fumetto di Fantacci e Mancini, due autori indipendenti argentini, lascia confusi e magari con un po’ di mal di testa, ma sicuramente fornisce materiale su cui arrovellarsi nelle ore successive, e che merita una o più riletture data anche l’effettiva brevità.
Il tutto non avrebbe assolutamente funzionato così bene senza un comparto grafico adeguato: i disegni sono puliti, il tratto è morbidissimo e le sfumate di bianco e nero non fanno sentire la mancanza del colore, ma anzi contribuiscono a creare un’atmosfera misteriosa e ambigua. Il design di personaggi, ambienti e creature non è iper-realistico ma convince, e soprattutto evita il rischio concreto di cadere nella caricatura.
La composizione delle pagine è anch’essa ottima, e la lettura procede molto scorrevole.
Hermano è un fumetto che richiede una certa predisposizione mentale e una certa affinità al genere: detto questo rimane un prodotto riuscitissimo e pienamente indipendente, che merita di essere letto e approfondito per conoscere il lavoro di questi due ottimi autori argentini.