Superman L’Uomo del Domani – Recensione DC Comics Story n. 3
Pubblicato il 14 Agosto 2014 alle 10:30
Arrivano le storie di Superman della Silver Age, scritte da autori di fantascienza come Otto Binder e disegnate da mostri sacri del fumetto americano del calibro di Curt Swan, Wayne Boring, Dick Sprang e altri! Scoprite o riscoprite la magia dell’Uomo d’Acciaio pre-Crisis!
DC Comics Story n. 3 – Superman L’Uomo del Domani
Autori: Jerry Coleman, Otto Binder (testi), Wayne Boring, Al Plastino, Dick Sprang, Kurt Schaffenberger, Curt Swan (disegni)
Casa Editrice: Lion
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 7,90, pp. 208, col.
Data di pubblicazione: luglio 2014
Con questo volume della collana DC Comics Story i lettori avranno modo di scoprire o di riscoprire alcune classiche storie del celeberrimo Superman, il primo supereroe della storia dei comics, realizzate durante la Silver Age. Si tratta quindi di materiale pre-Crisis, diverso da quello degli anni ottanta/novanta e di quello attuale del reboot. Non ci sono disegni a tutta pagina, influssi manga, colori computerizzati e in pratica tutti gli elementi dei comic-book odierni. Anzi, l’impostazione grafica e narrativa è semplice, spesso ingenua, ma ha un fascino vintage.
Le storie incluse nel volume sono tutte state realizzate nel 1958, nel corso della Silver Age che riportò in auge il genere supereroico dopo alcuni anni di disinteresse da parte del pubblico. Superman, Batman e in misura minore Wonder Woman non avevano comunque risentito del declino e i loro albi continuavano a vendere bene. Il merito del nuovo riscontro commerciale ottenuto dai comic-book dei giustizieri in calzamaglia fu dell’editor Julius Schwartz. Inventivo e dotato di immaginazione, spinse gli autori dell’epoca a realizzare trame che facevano sovente della fantascienza più sfrenata la caratteristica dominante.
Nel caso di Superman, la tendenza è evidente proprio in queste storie provenienti da Action Comics e Superman. Lo ripeto, si tratta di episodi ingenui ma godibili. Spesso l’invenzione fantasiosa va a discapito della logica ma a Schwartz non importava. Gli interessava più che altro coinvolgere e stupire il lettore e molte trame furono scritte da un autore molto seguito all’epoca, Jerry Coleman, e dal romanziere sci-fi Otto Binder. Entrambi erano in grado di delineare story-line dal ritmo adrenalinico, ricche di avvenimenti che si susseguono a volte nell’arco di appena dieci pagine. Le trame labirintiche che oggi vanno avanti per mesi e mesi, se non per anni, erano infatti allora inconcepibili. E ogni episodio ha una struttura simile: Superman rimane coinvolto in un fatto sorprendente, viene tratto in inganno da qualcuno o qualcosa e solo alla fine scopre la verità e riesce a sconfiggere il cattivo di turno.
Le story-line in fondo non sono altro che rompicapi, vere e proprie sfide che specialmente Binder rivolge al lettore. E la continuity naturalmente non esisteva. Di conseguenza, da un episodio all’altro non ci sono riferimenti ad avvenimenti precedenti; e quando ciò si verifica, non sono comunque determinanti ai fini della narrazione. Le psicologie dei character sono elementari ma ben definite: Superman è bravo e coraggioso e nella sua identità civile di Clark Kent finge di essere imbranato; Lois Lane è intraprendente ma svenevole con il suo amore non corrisposto nei confronti di Supes; Jimmy Olsen è la tipica spalla giovanile con la tendenza a mettersi nei guai; e il direttore Perry White è un uomo serio dal cuore d’oro.
Non c’è altro. Ma funziona. E le idee di Binder e Coleman sono strampalate per i canoni della fine degli anni cinquanta e introducono concetti e personaggi fondamentali. Troverete quindi la Fortezza della Solitudine, le città miniaturizzate, il terribile Brainiac, vicende sul passato di Krypton e persino l’apparizione della prima Supergirl (che non è la cugina di Supes come molti potrebbero ipotizzare): invenzioni semplici, assurde e balzane da inserire però nel contesto storico e sociale in cui furono concepite, quello di un’America fiera di essere una potenza mondiale, orgogliosa del proprio benessere e caratterizzata da una sensibilità solare e ottimistica che permeava la fiction, non solo fumettistica.
La parte grafica è valida e non potrebbe essere da meno poiché alle matite ci sono autentici mostri sacri dei comics. Prima di tutto, il grande Kurt Swan con il suo stile elegante, raffinato, fluido, ancora oggi suggestivo. Ma vanno presi in considerazione pure Wayne Boring che realizzò una delle versioni più amate di Supes (tanto da essere considerata canonica); il più stravagante Jack Sprang, conosciuto per Batman; l’inventivo Kurt Schaffenberger e il classico Al Plastino. Insomma, tornando al discorso iniziale, non troverete colorazioni digitali, vigilanti ipertrofici e lay-out sperimentali. No, qui ci sono solo fumetti d’epoca, nel senso più nobile della definizione. E tanto basti.