Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie: Recensione in anteprima
Pubblicato il 28 Luglio 2014 alle 22:32
Il virus ALZ-113 ha causato il collasso della civiltà e dell’economia mondiale e l’entrata in vigore della legge marziale. Dieci anni dopo, lo scimpanzé Caesar guida una comunità di scimmie geneticamente evolute che si è stabilita nella foresta di Muir Woods e cerca a tutti i costi di mantenere la pace con un gruppo di umani sopravvissuti rifugiati in una torre a San Francisco. In entrambe le collettività, però, c’è chi vuole fomentare un conflitto.
Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie
Titolo originale: Dawn of the Planet of the Apes
Genere: Fantascienza, azione
Regia: Matt Reeves
Interpreti: Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, Keri Russell, Toby Kebbell, Kodi Smit-McPhee
Provenienza: USA
Durata: 130 min.
Casa di produzione: Chernin Entertainment, Ingenious Media, TSG Entertainment
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox
Data di uscita: 11 luglio 2014 (USA), 30 luglio 2014 (Italia)
Fino a tre anni fa pareva che il franchise del Pianeta delle Scimmie non avesse più niente da dire. Poi è arrivato nelle sale L’Alba del Pianeta delle Scimmie, il reboot diretto da Rupert Wyatt di cui nessuno sentiva davvero il bisogno, rivelandosi la più gradita sorpresa dell’estate 2011. Un film che faceva presa sul pubblico grazie anzitutto alle dinamiche intimiste, all’elemento umano e sentimentale, al legame tra un ottimo James Franco e lo scimpanzé Caesar, interpretato dallo strepitoso Andy Serkis, il migliore nelle performance in motion capture.
Questo sequel ha avuto una prima fase di gestazione abbastanza travagliata ed ha visto Wyatt lasciare la regia per divergenze creative. E’ stato rimpiazzato da Matt Reeves, già autore del pregevole Cloverfield, che è riuscito a sfornare un prodotto all’altezza del prototipo, puntando di nuovo sull’introspezione dei personaggi senza trascurare lo spettacolo visivo. Stavolta si tratta della storia di due comunità, quella umana e quelle delle scimmie, che sono il riflesso l’una dell’altra.
In entrambe c’è l’eroe che vuol mantenere la pace e proteggere la sua famiglia. Caesar torna ad essere il grande protagonista del film, ora padre di due scimpanzé, uno giovanissimo e uno neonato, e resta fortemente aggrappato a quell’umanità che lo ha reso civile in contrapposizione all’ascesa della brutalità delle scimmie. Un processo devolutivo che le affranca dalla loro intelligenza facendo riemergere il lato più primordiale e ferino ed ha come causa scatenante il perfido bonobo Koba, spronato da paura e rancore nei riguardi degli esseri umani.
Controparte umana di Caesar è Malcolm, interpretato da Jason Clarke, già apprezzato, tra l’altro, in Zero Dark Thirty. Pur senza denotare la stessa profondità di James Franco, il personaggio funziona bene ma sono i comprimari ad essere sviluppati piuttosto male. Keri Russell è la moglie di Malcolm ma sembra stare nel film solo per la necessità di un personaggio femminile e scade nello stereotipo dell’infermiera che sta lì solo per curare i feriti (come visto anche in Godzilla o in Attacco al potere). Abbastanza inutile anche Kodi Smit-Mc Phee nel ruolo del figlio della coppia che non riesce ad essere neanche un personaggio funzionale
Se, tra le scimmie, l’unico cattivo è Koba e il suo arco narrativo ha una struttura solida e convincente, tra gli umani sono stati inseriti due personaggi negativi di uguale spessore. Una scelta che si rivela sbagliata. Carver, interpretato da Kirk Acevedo, si prende la prima parte del film ed è ben delineato ma Gary Oldman, leader della comunità, viene lasciato troppo in disparte e risolto nel giro di due scene, le sue motivazioni vengono somministrate in maniera piuttosto sommaria e finisce per essere un villain monodimensionale nonostante l’elevata caratura attoriale dell’interprete.
La relazione tra le due collettività procede tra gesti di fratellanza per il reciproco progresso sociale e atti di sfiducia e ostilità fino alla grande rivoluzione delle scimmie scatenata da dinamiche narrative molto classiche, semplici ed immediate, magari risapute, ma sempre funzionali ed efficaci, quali rapidi complotti e facili capri espiatori. La battaglia, soprattutto nella parte centrale, regala momenti altamente iconici e si conclude con un doppio scontro fratricida davvero avvincente e sostenuta da effetti visivi all’avanguardia soprattutto per quel che riguarda l’animazione delle scimmie. Impossibile non intenerirsi di fronte al cucciolo di Caesar.
Rispettando i canoni della trilogia, questo secondo episodio si rivela una tragedia esaltante nella sua parabola antiepica, priva di un vero eroe o di un vincitore, ed apre al terzo capitolo che sarà nuovamente diretto da Reeves. Ancora una volta un prodotto cinematografico risulta vincente grazie all’equilibrio tra componente introspettiva, sviluppo delle tematiche ed un intrattenimento più tipicamente ludico ma lontano dagli stilemi di certi vuoti blockbuster fracassoni estivi. Il franchise non si estingue. Si evolve.