Recensione Tsumitsuki – J-Pop

Pubblicato il 5 Novembre 2010 alle 10:34

Autore: Hiro Kiyohara
Editore:
J Pop
Provenienza:
Giappone
Prezzo:
€ 5,90


Gli Tsumitsuki sono demoni che si impadroniscono degli animi in cui si cela l’ombra del senso di colpa. Chi viene posseduto non può più tornare come era prima, in quanto il demone si nutre del suo corpo e della sua anima. Prima che tutti gli esseri umani cadano vittima di queste terribili creature, il misterioso Kuroe ha il compito di eliminare gli Tsumitsuki che si manifestano, divorandoli.

Si intrecciano così le storie di ragazze dagli animi tormentati, che nutrono sentimenti di odio e di rimorso, attirando a sé i demoni e con essi Kuroe.

J Pop propone Tsumitsuki, un volume unico scritto e disegnato da Hiro Kiyohara, alle prese con la sua prima storia originale.

Presentato come un horror, questo manga non riesce a convincere, sfociando in un susseguirsi di eventi la cui struttura e il cui tono narrativo non dicono nulla di nuovo.

Il tratto della Kiyohara è pulito e senza incertezze, tuttavia manca di incisività nel caratterizzare le espressioni dei protagonisti. Lo stile di raffigurazione degli occhi, che non riesce a trasmettere le emozioni dei personaggi, e l’eccessiva somiglianza nel caratterizzare le numerose figure femminili creano una certa confusione, con lo spiacevole effetto di spezzare la fluidità della lettura.

Per quanto riguarda la strutturazione delle tavole, la disposizione delle vignette risulta terribilmente statica per via della rigidità nella gestione del layout. La distribuzione dei pesi nella pagina è ripetitiva, e ciò finisce con l’appesantire una trama già di per sé scontata e priva di suspence.

Anche la regia risulta piuttosto monotona, con inquadrature che non riescono ad enfatizzare l’azione e, conseguentemente, a catturare l’attenzione del lettore in modo adeguato. A ciò si aggiunge poi l’uso limitatissimo delle linee cinetiche, che riduce drasticamente l’impatto delle sequenze d’azione. Buono invece l’uso del chiaroscuro e dei retini, un elemento che tuttavia da solo non basta a far scoccare la scintilla.

Gli stessi difetti si riscontrano inoltre con riferimento alle vicende narrate. I quattro capitoli autoconclusivi di cui si compone il volume non presentano alcun tipo di climax, la tensione non sale mai, e gli stessi Tsumitsuki, presunti protagonisti della storia, vengono mostrati appena e raffigurati in modo approssimativo.

Le situazioni rappresentate sono banali e scontate, riproponendo i topoi del bullismo, dei maltrattamenti e delle relazioni clandestine. I dialoghi sono piatti e vuoti. I frequenti spargimenti di sangue sembrano essere gratuiti e privi di relazione con lo svolgersi dei fatti.

Le caratterizzazioni delle personalità dei personaggi non fanno eccezione. A poco vale il capitolo zero che rivela il passato di Kuroe, peraltro non adeguatamente contestualizzato. L’autrice sembra non essersi presa lo spazio necessario per approfondire i protagonisti, finendo con il giustapporre figure stereotipate che non riescono a vivere nella mente del lettore con la dovuta intensità.

L’edizione italiana in compenso è di alto livello, come da consolidata tradizione in casa J Pop. L’albo ha la sovraccoperta, e un inserto a colori su carta lucida. Ottima la rilegatura e la carta bianca resistente. Ottime le traduzioni. Il rapporto qualità-prezzo, da questo punto di vista, è quindi ben più che proporzionato.

Nel complesso, quindi, “Tsumitsuki” è una lettura piuttosto noiosa, sconsigliata, soprattutto a chi ama il genere horror in tutta la sua capacità espressiva.


VOTO: 5

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