Esterno Notte di Gipi – Recensione della Nuova edizione
Pubblicato il 22 Luglio 2014 alle 12:35
Gipi traccia un affresco di un Italia buia, piovosa e cattiva in questa raccolta di piccoli capolavori
Esterno Notte
Autore: Gipi
Genere: graphic novel-racconti
Editore: Coconino Press
Provenienza: Italia
Formato: 21.5×29, bicromo, 112 pp, brossurato
Prezzo: 17 euro
Non c’è dubbio che Gipi sia una delle figure di maggior spicco nel panorama fumettistico italiano: basta leggere questo Esterno Notte per capire perché. In questi sei racconti, dai genere e contenuti diversi ma legati dallo stile personalissimo e intimo di Gipi, si può trovare molto materiale da riflessione, oltre a delle tavole di rara bellezza.
La raccolta è preceduta da una breve introduzione. Qui Gipi ci racconta qualcosa di più sulla sua opera in generale, sul suo modo di disegnare storie, per poi fornire una breve introduzione personale per ognuno dei racconti: cosa più che apprezzabile, visto che le storie sono quasi ermetiche e sicuramente una chiave interpretative dell’autore non può che aiutare il lettore nel godimento dell’opera.
Il primo racconto è La storia di faccia: una storia di periferia, di ragazzini che annoiati e tediati dal grigiore del cielo e dei palazzi decidono di sfogare la loro esuberanza contro una guardia giurata, che la prenderà in maniera abbastanza esasperata. Sarà proprio Faccia, questo ragazzo poco raccomandabile e dal carattere forte, a tenergli testa. Gipi ci racconta la facilità della violenza in un ambiente del genere, con pochi sfoghi e con poche opportunità per i ragazzi. Ma ci parla anche dell’interesse un po’ morboso, del fascino che esercitano quei ragazzi come Faccia, che dovrebbero allontanare gli altri ma diventano quasi eroi per il loro coraggio violento.
Via degli Oleandri è il racconto più intimo della raccolta: Gipi racconta un episodio davvero avvenuto, quando un malvivente irruppe in casa sua, con le peggiori intenzioni verso la sorella dell’autore. Brevi frammenti, istantanee della vita che andava avanti serena mentre si stava per sviluppare una tragedia: un senso di colpa insensato ma presente, che probabilmente Gipi ha tentato anche di espiare con questa storia.
Le facce nell’acqua è molto interessante, una sceneggiatura cinematografica che non aveva visto la luce, ambientata intorno ad un lago, e che Gipi ha deciso di tramutare in fumetto. Una ragazza che viene salvata dalla sua vita di strada, un blu che domina le tavole e lo sfondo e un finale insolito: forse la storia più convenzionale ma non per questo meno interessante
Quarto racconto è Macchina sotto la pioggia: una storia di gangsters in salsa tragicomica. Un incontro di routine tra malavitosi improvvisamente finisce in tragedia quando uno dei personaggi prova ad emulare un film visto in tv, cercando di recitare battute filosofiche decisamente fuori luogo nel caso.
Le cinque curve è forse il racconto che più ho apprezzato della raccolta. Anche qui Gipi parte da un fatto di vita vissute: una serie di curve vicino a casa sua, dove i motociclisti si sbizzarrivano percorrendole a velocità folle. Ben presto molti ragazzini cominciarono ad emularli, finendo però spesso in maniera tragica. I colori sono più chiari, e Gipi lascia spasso a tavole visionarie e simboliche, ma si avverte la rabbia per quell’Italia ignorante, in cui la noia diventa tragedia, e di una natura bellissima contagiata da atti sconsiderati.
Chiude la raccolta Muttererde. Qui siamo invece in pieno racconto di fiction: una petroliera tedesca ospita dei clandestini a bordo, più o meno consapevolmente. Attraverso il diario di uno dei marinai, scopriamo lo sbarco sulla nave di una truppa nazista, della tragedia interna dei marinai combattuti tra la loro sopravvivenza e la difesa della vita degli immigrati. Gipi ci parla di un problema reale, quello dell’immigrazione e quello dell’intolleranza, con un racconto di fantasia. Ma il conflitto a cui sono sottoposti i marinai non capita forse ancora oggi al largo delle coste italiane?
A livello stilistico, Gipi usa la tavola senza assolutamente farsi limitare da vignette, baloon e didascalie. Il disegno è la pittura stessa, il colore che si asciuga sulla tavola formando talvolta veri e proprio dipinti. La scelta cromatica non è ampia: il bicromatismo è una scelta ben precisa, per rappresentare il sentimento di angoscia e malinconia dell’autore.
La tavola talvolta viene sporcata. graffiata, quasi come se Gipi fosse arrabbiato o particolarmente coinvolto da quello che sta disegnando, e volesse andare oltre il foglio per comunicare ancora più passione al lettore.
Un’opera da avere sicuramente, non di facile lettura o contenuto ma che lascia un suo segno nel fumetto contemporaneo.