Transformers 4: L’era dell’estinzione – Recensione in anteprima
Pubblicato il 15 Luglio 2014 alle 19:30
Quattro anni dopo la grande battaglia di Chicago che ha visto gli Autobot sconfiggere i Decepticon, la CIA vuole eliminare tutti i Transformers rimasti sulla Terra ed ha creato la task force Cemetery Wind, affiancata da Lockdown, un letale Transformer cacciatore di taglie. Nel frattempo, Cade Yeager, inventore e padre single, acquista un vecchio camion e scopre che si tratta di Optimus Prime, leader degli Autobot rimasto ferito in un’imboscata.
Transformers 4 – L’era dell’estinzione
Titolo originale: Transformers – Age of Extinction
Genere: Fantascienza, azione
Regia: Michael Bay
Interpreti: Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Kelsey Grammer, Nicola Peltz, Jack Reynor, Li Bingbing
Provenienza: USA, Cina
Durata: 165 min.
Casa di produzione: Paramount Pictures, Hasbro, Di Bonaventura Pictures, Tom DeSanto/Don Murphy Production, Ian Bryce Productions
Distribuzione (Italia): Universal Pictures
Data di uscita: 27 giugno 2014 (USA), 16 luglio 2014 (Italia)
La saga cinematografica dei Transformers sembrava essere giunta ad una conclusione con il mastodontico scontro finale del terzo episodio ma il regista Michael Bay ha deciso di rilanciare con un quarto capitolo che funge sia da sequel che da reboot per mantenere vivo il franchise. Il film è stato realizzato stavolta in co-produzione con la Cina e, a fronte della stroncatura dei critici d’oltreoceano, ha già incassato circa 750 milioni di dollari in tutto il mondo.
Una delle novità è il rinnovamento totale del cast anche se l’approfondimento dei personaggi e le dinamiche tra i protagonisti restano appena superficiali. Le schermaglie sentimentali viste negli episodi precedenti tra Shia Labeouf e la bella di turno lasciano qui il posto ad un altrettanto convenzionale conflitto generazionale all’acqua di rose tra il papà single Mark Wahlberg e la figlia Nicola Peltz, una diciannovenne biondina le cui grazie vengono catturate dalle consuete inquadrature maliziose di Bay.
A deliziare gli occhi del pubblico femminile c’è invece Jack Reynor, fidanzato di lei, stereotipo dell’eroe action e pilota provetto. Incomprensibile l’utilità di T.J. Miller, meccanico e miglior amico del protagonista che sta sullo schermo neanche mezz’ora. Il grande caratterista Kelsey Grammer è il cattivo della situazione, un paranoico e piuttosto monodimensionale agente della CIA che vuol spazzare via tutti i Transformers.
Se nei film precedenti il ruolo di ambiguo gigione spettava a John Turturro, stavolta tocca ad un più compassato Stanley Tucci nei panni di un clonatore di Transformers alle prese con un rigurgito di coscienza. Lo affianca l’affascinante attrice cinese Li Bingbing (Ada Wong nella saga cinematografica di Resident Evil) formando un’improbabile ma spassosa coppia action. La componente comedy del film è comunque più contenuta e moderata rispetto ai canoni a cui ci ha abituati la saga.
Se il pubblico paga il biglietto, comunque, non è tanto per vedere Wahlberg, Tucci o la Peltz in hot pants quanto per vedere i Transformers in azione ma le scene più spettacolari e riuscite (oltre che esageratissime), stavolta, spettano proprio agli umani. La capacità degli Autobot e dei Decepticon di mimetizzarsi come veicoli comuni dovrebbe essere un elemento alla base dell’intera saga ma continua ad essere utilizzato poco e male. La grande novità di questo quarto capitolo sono i Dinobot che vengono introdotti solo nel finale. Il modo in cui scelgono da che parte schierarsi suscita perlomeno qualche perplessità.
La battaglia decisiva ambientata a Pechino è più breve di quella del terzo episodio, gli effetti visivi e il 3D funzionano pur senza denotare grosse novità o acuti. L’afflato epico è garantito dalla colonna sonora di Steve Jablonsky, ormai fedelissimo di Bay. Una curiosità. Alcune parti del film ricordano molto L’Uomo d’Acciaio: l’elemento alieno sepolto sotto il ghiaccio e nascosto in un fienile, o il piano dei cattivi di terraformare, anzi, di cyberformare la Terra.
Il primo Transformers era un film riuscito a metà, il secondo era un disastro, il terzo valeva solo per lo spettacolo visivo della battaglia finale. Qui Bay cerca di dare tanto spazio agli umani quanto ai Transformers e prova anche ad imbastire una storia con qualche novità ma finisce per mettere insieme il solito film fracassone, troppo lungo, stupidissimo ma, tutto sommato, divertente. Un guilty pleasure da vedere col cervello spento.