Kingdom Come: Recensione DC Comics Story N. 1

Pubblicato il 11 Luglio 2014 alle 20:30

Arriva DC Comics Story! In allegato al Sole 24 Ore, RW-Lion propone una serie di volumi dedicati ai più importanti personaggi della DC! E si inizia con Kingdom Come, capolavoro revisionista scritto da Mark Waid e illustrato dall’eccezionale Alex Ross!

DC Comics Story n. 1 – Kingdom Come

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Autori: Mark Waid (testi), Alex Ross (disegni)
Casa Editrice: Lion
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Prezzo: € 7,90, 16,8 x 25,6, pp. 192, col.
Data di pubblicazione: luglio 2014

I volumi a fumetti allegati ai quotidiani sono ormai una realtà consolidata e hanno permesso ai lettori di apprezzare vere e proprie pietre miliari della letteratura disegnata italiana e internazionale. In ambito statunitense, Panini Comics ha estasiato i fan con numerose collane di questo tipo ma non sono nemmeno mancate operazioni analoghe dedicate agli eroi DC. Planeta prima e Lion dopo si sono concentrate su Superman e Batman, i character più famosi della casa editrice americana. Ma, come sanno gli utenti, questa non è solo Supes e Bats e il varo della collana DC Comics Story è da salutare con favore.

La serie prevede ventiquattro volumi che usciranno in allegato al Sole 24 Ore e presenteranno storie classiche della Justice League, di Lanterna Verde, di Flash e di altri straordinari personaggi. E si inizia con il botto, dal momento che la prima uscita include uno dei capolavori indiscussi non solo della DC ma del fumetto a stelle e strisce in generale e cioè la miniserie Kingdom Come, scritta da Mark Waid e illustrata dall’eccezionale Alex Ross.

L’opera si colloca in quel particolare filone definito revisionista che a partire dagli anni ottanta presentò il supereroe in chiave critica e disincantata, se non cinica, e annovera pietre miliari del calibro di Watchmen e di Dark Knight Return. Bisogna considerare che il supereroe nacque verso la fine degli anni trenta e nel corso dei decenni risentì di un’attitudine idealistica e ingenua. Molti supereroi della DC e di altre case editrici erano solari e rappresentavano quello spirito di ottimismo tipico della società statunitense. Con l’avvento della Marvel negli anni sessanta le cose cambiarono e gli eroi creati da Lee, Kirby e Ditko ebbero una valenza innovativa e trasgressiva che mise in ombra quelli della concorrente DC. Ciò non fu privo di conseguenze e spinse parecchi a reputare Supes e compagni personaggi superati.

In parte era vero, perlomeno se prendiamo in considerazione la produzione degli anni sessanta e settanta; ma nel complesso è un luogo comune che però anche nel nostro paese ha compromesso la DC agli occhi dei lettori meno informati. Di fatto, però, dagli anni ottanta in poi le opere più eversive e rivoluzionarie sono state sovente realizzate dalla DC, sebbene parecchi si ostinino a considerare Flash, Lanterna Verde e altri character non più al passo con i tempi. Da tale pregiudizio parte Mark Waid con Kingdom Come. La storia è ambientata in un futuro alternativo e può essere interpretata come un’acuta riflessione sul mito del supereroe e sulla contrapposizione tra i giustizieri classici e le nuove leve.

Nel DCU descritto da Waid i vecchi supereroi si sono ritirati per una serie di ragioni. Superman gestisce una fattoria, è triste e malinconico e non intende pensare al passato. Wonder Woman è stata rinnegata dalle Amazzoni e cerca di dare un senso alla sua vita. Bruce Wayne non indossa più i panni di Batman ma combatte ancora il crimine a Gotham City con metodi discutibili. E così via. Ma i supereroi esistono comunque. Sono giovani, arroganti e aggressivi e lottano contro i villain. Ma in che modo? Sono violenti, incoscienti, non hanno il senso del limite. Non evitano di uccidere se lo ritengono necessario e se qualche innocente muore nel corso delle battaglie a loro non importa. Sono questi quindi gli eroi moderni? È questa l’unica maniera di concepire l’eroismo?

Waid va oltre e non si limita a porre simili quesiti. La storia inizia con Wesley Dodds, alias Sandman, che in punto di morte avvisa un sacerdote, Norman McKaye, di un pericolo imminente, un Armageddon che distruggerà l’intero genere umano. Lo stesso Norman è tormentato da strani presagi e oscure visioni e a un certo punto riceve la visita dell’enigmatico Spettro. Costui gli fa capire che in effetti potrebbe verificarsi una catastrofe e gli fa da guida, facendolo assistere ad avvenimenti drammatici che coinvolgono i supereroi. Già, perché se il mondo rischia di finire come possono Superman, Wonder Woman e tutte le vecchie glorie della DC restare a guardare? Ma è necessario il loro intervento o è una parte fondamentale del problema?

Quando Magog, una delle nuove leve, si rende responsabile di un incidente allucinante, i ‘vecchi rottami’ sono costretti ad agire e Superman, suo malgrado, decide di riformare la Justice League; ma le cose non saranno facili e non mancheranno contrasti. Bruce Wayne si rifiuta di aiutare l’antico alleato; anzi, coadiuvato da Oliver Queen e altri personaggi, collaborerà con Lex Luthor e vari villain per ragioni che saranno chiarite nel corso della storia. Waid scrive testi intensi ed evocativi che conquistano il lettore grazie alla loro profondità. E si chiede: fino a che punto un eroe può arrivare per aiutare gli esseri umani? La pace deve essere imposta con la forza, come teorizza Wonder Woman (e nella realtà George W. Bush con la sua ‘guerra di civiltà’)? E se è questa la soluzione, allora che differenza c’è tra un supereroe e un fascista?

Ma cos’è un eroe? Con Kingdom Come Waid lo stabilisce in maniera netta. Un supereroe è innanzitutto un uomo e poi un individuo dotato di superpoteri. Se è privo di umanità, allora non può essere definito tale. Un supereroe non uccide. Non prevarica nessuno. Non ha niente a che fare con i vigilanti ipertrofici che dominano il mercato e che Waid critica con Kingdom Come, amara analisi delle convenzioni narrative del fumetto americano. In parole povere, i supereroi veri sono come Superman. Non come Lobo, tanto per citare un character DC; o come i punitori marvelliani. E il supereroe può assumere una valenza divina e ciò è evidente non solo grazie al termine ‘divinità’ usato in continuazione nella sceneggiatura ma pure alle suggestioni di tipo spirituale e biblico presenti nella trama.

Kingdom Come è altresì pregevole per l’aspetto grafico. Alex Ross, già celebrato per Marvels, realizza versioni iperrealiste di Superman, Batman e degli altri personaggi con perizia sopraffina. Le tavole andrebbero ammirate a lungo, ricche di dettagli infinitesimali che non fanno che confermare la bravura mozzafiato di uno dei più grandi talenti del comicdom. Rispetto a Marvels, l’elemento illustrativo e iconico è meno preponderante. In Kingdom Come, infatti, le pagine non assomigliano ad illustrazioni statiche, come spesso accadeva in Marvels; qui c’è più dinamismo e lo si percepisce nelle sequenze d’azione. Non significa però che Ross non sia riuscito a rappresentare e ad evocare visivamente il carisma di autentici miti del fumetto. I suoi supereroi sono assimilabili a divinità, come ho già scritto, e basta osservare Superman per comprenderlo. Insomma, se qualcuno non ha avuto modo di leggere Kingdom Come dovrebbe colmare la lacuna e non si può non lodare la Lion per avere messo a disposizione un’opera di tale livello a un prezzo accessibile. Da non perdere.

Voto: 9 ½

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