Recensione Paradox Blue 1 – Gp Publishing
Pubblicato il 20 Ottobre 2010 alle 11:31
Autori: Tatsurou Nakanishi e Nini.
Casa editrice: GP Publishing.
Provenienza: Giappone.
Note: ancora in corso in patria (sono arrivati al volume 4).
Prezzo: 5,90 Euro, 178 pag., con sovracopertina, solo per fumetterie (uscite bimestrali da agosto).
Nel 1993 apparve il primo Angelo, uno strano essere a forma di croce, fluttuante nell’aria; pose un difficile problema alla popolazione del piccolo paese tedesco sopra il quale si manifestò, ottenne incredibilmente la risposta corretta (pur se con molta fatica) e concesse a quella gente ricche messi e raccolti veramente miracolosi.
Successivamente gli angeli apparvero in altre due occasioni e in altri luoghi, ottenendo ancora le risposte alle loro domande, e le genti che furono in grado di dare soddisfazione a quegli incredibili quesiti ottennero dei doni meravigliosi; la quarta volta però la risposta non venne e il risultato fu la cancellazione totale della città che non fu in grado di risolvere il misterioso rebus.
Da allora sono passati 15 anni ed è venuto il turno della discesa di un nuovo Angelo e se non fosse che questo è un manga e si chiama Paradox Blue sembrerebbe al 100% una puntata di Evangelion, o di un suo possibile seguito, almeno stando a questo prologo; l’unica differenza è che in questo caso gli Angeli, altrettanto bizzarri rispetto al famoso modello, dialogano apertamente con gli esseri umani sotto forma di misteriose domande, e a seconda delle risposte possono elargire meravigliose ricompense o tremende punizioni (!).
Ovviamente anche in questo caso non mancano una manciata di giovani protagonisti (Blue Cristia, Kujo, Kado, Shindo e Hijiri), che per fortuna non si chiamano first children o second children ecc., ma superato l’incipit, la trama si stempera quasi subito nei toni (un po’ surreali) di una commedia scolastica, prendendo molto alla larga il clima apocalittico del modello originale; rimane, è vero la minaccia concreta di queste entità ultraterrene, in grado di spazzare via intere città se non verranno risolti i loro enigmi, ma dopo i primi angeli del prologo, chiaramente ispirati dalla saga di Evangelion, ne seguono altri altrettanto assurdi ma in maniera totalmente diversa.
La trama si struttura quindi in diversi capitoli chiamati stage, come fossero i livelli di un videogame (o meglio di un libro-game), dove il lettore viene invitato a risolvere anche lui i diversi rompicapo, come indovinelli, puzzle, rebus ecc. ecc., cosa purtroppo non sempre fattibile per l’italico lettore, visto che in alcuni casi si tratta di risolvere giochi di parole derivati dai diversi sistemi di scrittura giapponese (l’hiragana, il katakana e i kanji); quello che però non funziona è il tratteggio dei protagonisti e soprattutto la loro interazione (un paio si assomigliano graficamente parecchio, Koda e Shindo e talvolta inducono alla confusione, i dialoghi non sempre sono chiari, forse anche a causa di un adattamento non impeccabile), e una verbosità del testo veramente pesante, che invoglia più ad accantonare la lettura che a proseguirla tutta d’un fiato.
Ogni tanto qualche piccola gag, o qualche battuta, riesce anche, ma è più la “burocrazia” a farla da padrone nei dialoghi, con l’onnipresente “senpai” ad accompagnare ogni nome, o la ripetizione fino allo sfinimento che sono “della scuola A della città di Aoba” per la quale sprecano ad ogni occasione edificanti elogi (da perfetti studenti giapponesi ligi al dovere); il fatto poi che facciano parte dell’associazione studentesca (quale?), aggrava ulteriormente il tutto, visto che gran parte degli argomenti sono le attività scolastiche e extra-scolastiche, per fortuna ogni tanto si parla anche di risolvere il “paradosso” degli Angeli (ma quasi in allegria, come se il problema di rischiare la vita, di tutti, non ci fosse, con buona pace per il pathos della vicenda che scema alla grande).
Dei cinque protagonisti inoltre, la caratterizzazione è abbastanza stereotipata e abusata, abbiamo infatti l’ingenua liceale dall’idealismo esagerato (Blue Cristia), il duro un po’ teppista (Kado), la tipa all’opposto introversa e secchiona (Kujo), che tutti invidiano e adorano perché studente prodigio (ma quando la provocano, lei mena di brutto, se non altro non è un’introversa del tipo “timido”); si salvano quello pauroso (Hijiri), che perlomeno risolve quasi tutti i rebus e Shindo maestro del travestimento (ma sempre un po’ sopra le righe, dall’aria sempre divertita a dispetto di tutto e tutti, anche se il mondo sta per finire).
In definitiva, belli i rompicapo, per quel poco che s’è visto finora, ma dialoghi verbosi (e prolissi) e talvolta pure poco chiari; edizione della GP che migliora anche in questo caso la carta e fornisce un’edizione de-luxe con sovracoperta, ma presenta alcuni refusi (niente di che, solo qualche lettera mancante qua e là) e un passaggio dove l’adattamento sembra traballare perché in effetti poco comprensibile (suscitando però il sospetto che anche altri punti nebulosi possano essere da deputare, magari non tutti ma solo in parte, a problemi con la traduzione), la pesantezza insita nei dialoghi fa il resto, peccato perché potenzialmente qualcosa di buono c’è.
Voto: 6+