Recensione Muyung – Senza Ombra Vol. 1 e 2 – Flashbook Edizioni
Pubblicato il 18 Ottobre 2010 alle 08:00
Autori: Tsutomu Takahashi (testi) e Kim Jung-Hyun (disegni)
Editore: Flashbook Edizioni
Provenienza: Giappone
Prezzo: € 5,90
Ambientato nella Corea feudale in un tempo di guerre civili, Muyung – Senza Ombra si apre con l’uccisione del re Samabu sotto gli occhi di Hobaek, suo amico fraterno e generale dell’esercito, e del figlio di questi, Biyong.
Il fato vuole che due contadine, madre e figlia, si trovino nei paraggi e scoprano quanto è successo al re: per il bene della stabilità del regno, Hobaek è pronto a eliminare le due testimoni, quando la giovane Kiku sorprende tutti affermando di essere in grado di riportare in vita il re.
Seppur incredulo, il generale, convinto da suo figlio, concede una possibilità alla ragazza che compie il misterioso rituale: da un dipinto su una tela bianca emerge un corpo identico a quello del re defunto.
Ma quello che Hobaek e Biyong si trovano davanti è una persona totalmente differente nell’animo, ora oscuro e crudele, che non esita a uccidere a sangue freddo l’amico di fronte agli occhi dell’incredulo figlio.
E dopo essersi separate per sfuggire alla furia omicida del re, le strade di Biyong, Kiku e sua madre si incrociano di nuovo, unendosi in un difficile viaggio non senza insidie verso il castello reale.
Tsutomu Takahashi conferma la sua ecletticità e versatilità sceneggiando un cappa e spada tradizionale ma arricchito con una forte impronta sovrannaturale e orrorifica che conferisce al manga un’atmosfera estremamente suggestiva, in grado di coinvolgere e stimolare senza sforzo la fantasia del lettore.
La trama è semplice e lineare, ma l’intreccio è ben costruito e vivacizzato dal buon ritmo con cui gli avvenimenti si succedono e dall’entrata in scena, nel secondo numero, di nuovi personaggi che complicano la situazione; il cliffhanger del secondo volume, poi, promette di mettere Kiku di fronte a un bivio di non poca gravità, contribuendo così a uno sviluppo dei personaggi che per ora è lasciato un po’ in secondo piano rispetto alla messa in scena degli eventi.
Stesso discorso vale per Biyong: dotato del dono di poter vedere gli spiriti dei morti, del suo potere conosciamo le origini a differenza di quello di Kiku (di cui sappiamo anche l’alto prezzo da pagare per l‘utilizzo), ma non ci è stato ancora fatto capire che incidenza possa avere nello sviluppo della storia.
Se siamo abituati a vedere Takahashi nella veste di autore completo, in Muyung il mangaka è affiancato da un giovane artista coreano dotato di grande potenziale, che ha il compito di tradurre in disegno le sceneggiature del sensei: Kim Jung-Hyun.
Il risultato è assolutamente convincente, dal momento che l’esordiente realizza tavole di forte impatto, ricche di dettagli (dall‘abbigliamento dei personaggi alle ambientazioni) e permeate da una patina oscura data dal fitto tratteggio e dai contrasti netti tra bianchi e neri che si sposa alla perfezione con i toni della storia.
Non delude nemmeno nelle scene d’azione, dinamiche e cinematografiche.
Peccato davvero per alcune cadute che rendono altalenante il secondo tankobon, in cui tira via diverse tavole sia abbozzando i personaggi che risparmiando sugli sfondi.
L’edizione italiana è davvero ottima, senza dubbio la migliore presentazione di un manga di Takahashi che si sia vista in Italia, ma visti gli standard della Flashbook ci saremmo sorpresi del contrario!
Una scelta azzeccata per la collana Big Comics dell’editore, perfettamente in grado di offrire ai lettori più cresciuti una lettura di intelligente intrattenimento che mantenga vivo il loro interesse verso i manga all’interno di un panorama editoriale di scelte che sembrano trascurare questa fascia di appassionati.
Voto: 7,5