Edge of Tomorrow – Senza Domani: Recensione

Pubblicato il 4 Giugno 2014 alle 20:30

Futuro prossimo. L’umanità soccombe nella sanguinosa guerra contro i Mimic, una mostruosa razza aliena. Il maggiore Bill Cage, d’indole codarda e privo d’addestramento, viene inviato suo malgrado in prima linea dove resta ucciso. Si ritrova però intrappolato in un loop temporale che lo costringe a rivivere in continuazione lo stesso terribile giorno di guerra. L’unica disposta ad aiutarlo è Rita Vrataski, eroina delle Forze Speciali che è rimasta intrappolata nello stesso loop alcuni anni addietro.

Edge of Tomorrow – Senza Domani

Edge of tomorrow

Titolo originale: Edge of Tomorrow
Genere: Fantascienza, azione
Regia: Doug Liman
Interpreti: Tom Cruise, Emily Blunt, Bill Paxton, Brendan Gleeson
Provenienza: USA, Australia
Durata: 113 min.
Casa di produzione: Warner Bros., Village Roadshow Pictures, 3 Arts Entertainment, Translux, Viz Media
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Data di uscita: 29 maggio 2014 (Italia), 6 giugno 2014 (USA)

Prendete Ricomincio da capo, la geniale commedia con Bill Murray diretta dal compianto Harold Ramis, unitelo a Starship Troopers, la Fanteria dello Spazio di Paul Verhoeven, e avrete Edge of Tomorrow, la più bella sorpresa di questa primavera cinematografica. Salito alla ribalta per aver diretto blockbuster quali The Bourne Identity, Mr. & Mrs. Smith e Jumper, Doug Liman firma qui la trasposizione della light novel All you need is kill, scritta da Hiroshi Sakurazaka, illustrata da Yoshitoshi ABe e pubblicata nel 2004.

Dopo il disastroso Oblivion, Tom Cruise, ormai collaudatissimo interprete di eroi action, fa pace con la fantascienza interpretando il maggiore Bill Cage, un codardo che rivivrà senza soluzione di continuità le ventiquattr’ore che portano alla sua morte sul campo di battaglia. A forza di ripetere lo stesso giorno, però, Bill si evolverà come uomo e come combattente tentando di mettere fine alla guerra. Morire e tornare ad affrontare il nemico col senno di poi, migliorandosi ad ogni tentativo, è una suggestione familiare ad ogni videogiocatore.

Emily Blunt ha di nuovo a che fare coi paradossi temporali dopo il successo di Looper. Stavolta però è una combattente divenuta un’eroina proprio per aver vissuto la stessa esperienza di Bill. Ci vengono risparmiate le consuete, banali schermaglie romantiche e tutto si svolge più sul piano empatico tra i due personaggi. Nel cast spiccano anche i caratteristi Brendan Gleeson (l’Alastor di Harry Potter) e Bill Paxton (Apollo 13, True Lies, Agents of SHIELD) nel ruolo rispettivamente di sergente e generale che daranno filo da torcere ai due protagonisti.

Con una struttura narrativa di questo tipo, il rischio principale è quello di ottenere un film ripetitivo. Pericolo scongiurato grazie ad un raffinatissimo script, passato per le mani di ben otto sceneggiatori, nel quale nulla è lasciato al caso e, nonostante qualche piccolo risvolto o spiegone un tantinello pretestuoso, la storia risulta solida, ben congegnata e con un buon numero di idee che forniscono la giusta imprevedibilità.

La regia di Liman è serrata, asciutta e priva di fronzoli e il film procede a ritmo sostenuto senza la minima caduta di tono. Le scene d’azione sono semplici, spettacolari e divertenti e tengono il pubblico in punta di sedia. Gli effetti visivi sono ottimi e il digitale è usato con attento equilibrio. Le armature delle Forze Speciali sono tangibili come solo Verhoeven, James Cameron o, più recentemente, Neill Blomkamp sono stati in grado di presentare. Il design delle creature aliene non sarà originalissimo ma funziona.

Tutto ciò che dovrebbe essere il buon cinema d’intrattenimento. Un film intelligente, spassoso, incalzante, arricchito da un pizzico di humour e sostenuto da due interpreti bene in parte. La componente ludica è punteggiata dalle dinamiche più intimiste che vengono comunque somministrate senza appesantire mai la narrazione. Lo spunto di riflessione è interessante. Messo di fronte ad un ostacolo perpetuo, il protagonista codardo ed egoista può fuggire o migliorare se stesso fino a sviluppare senso del sacrificio. L’antieroe che diventa eroe. Avvincente.

Voto: 8

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