Marvel Masterworks Spider-Man vol. 6 – Recensione Panini Comics
Pubblicato il 5 Giugno 2014 alle 11:30
Ritorna la magia degli anni sessanta con episodi dell’Uomo Ragno che hanno fatto la storia della Marvel! Fatevi conquistare dalle vicissitudini dell’Arrampicamuri alle prese con Kingpin e il Dr. Octopus, narrate da Stan Lee e illustrate dal grande John Romita Sr.!
Marvel Masterworks – Spider-Man vol. 6
Autori: Stan Lee (testi), John Romita Sr., Don Heck, Larry Lieber (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: USAPrezzo: € 25,00, 17 x 26, pp. 280, col.
Data di pubblicazione: maggio 2014
Quando Stan Lee e Steve Ditko si occuparono di Amazing Spider-Man crearono storie che facevano dell’azione supereroica l’elemento più rilevante, malgrado le vicende personali di Peter Parker, i problemi con i compagni di scuola, le difficoltà economiche e in generale l’ambito privato occupassero comunque un posto importante. Lee e Ditko si sbizzarrirono creando villain leggendari come il Dr. Octopus, Lizard, Goblin, lo Scorpione e così via. Ma a un certo punto Ditko, che preferiva l’aspetto supereroico dell’Uomo Ragno, abbandonò la serie e la Marvel per ragioni creative ed economiche e fu sostituito da John Romita Sr.
Il Sorridente apprezzava il tratto di Jazzy John che trovava più al passo con i tempi. Sapeva infatti rappresentare in maniera credibile i giovani dell’epoca: grazie a lui, Peter Parker assunse un’aria meno da secchione indossando abiti quasi mod; Mary Jane e Gwen divennero bellezze mozzafiato in linea con i canoni femminili dei sixties; e l’ambito soap-operistico di Amazing Spider-Man risultò più intrigante delle lotte contro il criminale di turno. E d’altronde nell’era romitiana Lee inventò pochi cattivi memorabili, ad eccezione di Kingpin, preferendo utilizzare quelli già introdotti in precedenza.
Potrete rendervene conto con questo sesto Masterwork dedicato all’Arrampicamuri che include i nn. 51/61 del comic-book originale, nonché il quarto annual della serie. Si tratta di episodi passati alla storia del fumetto americano, caratterizzati da un riuscito mix di azione e soap opera. Ci troviamo nel periodo in cui Peter frequenta l’università. È meno introverso, più spigliato e conteso dalle due bombe sexy Mary Jane e Gwen (e con quest’ultima sta nascendo qualcosa). Inoltre, condivide un appartamento con Harry Osborn, lavora part-time per il Daily Bugle e combatte il crimine come Uomo Ragno. Queste storie, tuttavia, sono imprescindibili perché Lee introduce numerosi elementi narrativi che nel corso degli anni saranno ripresi da vari autori.
Innanzitutto, nel n. 51 esordisce Kingpin, uno dei cattivi più importanti del Marvel Universe. Certo, qui è un classico gangster da b-movie, lontano dal freddo e spietato capomafia che possiamo vedere oggigiorno nelle storie di Devil; ma è già dotato di carisma e Lee lo usa per delineare una sequenza eccezionale, facendo peraltro morire Frederick Foswell, l’ex Big Man che Jameson aveva assunto come cronista di nera. Si tratta del primo decesso davvero importante della saga ragnesca (a parte quelli di Zio Ben e del fratello di Betty Brant) e Lee narra una storia avvincente, ricca di pathos, che non ha perso il suo fascino.
L’altro grande cattivo di questo volume è il Dr. Octopus, le cui macchinazioni arrivano a coinvolgere persino l’ingenua Zia May. Il folle scienziato entrerà nella vita della donna e in seguito Conway e Ross Andru se ne ricorderanno. Il n. 57 è da segnalare perché appare per la prima volta George Stacy, il padre di Gwen, che assumerà un ruolo fondamentale nelle vicende successive. Lee poi riprende una vecchia idea ditkiana, quella dell’Ammazzaragni. L’incorreggibile Jameson, sobillato dal perfido Professor Smythe, guiderà un nuovo robot programmato per distruggere il ragno, con conseguenze devastanti. E non manca nemmeno una curiosa guest star e cioè il tarzanide Ka-Zar, inserito nel contesto per lui estraneo di New York.
I testi di Lee, benché verbosi, sono brillanti e le storie veloci e sincopate risultano tuttora coinvolgenti. Dal punto di vista grafico, Romita fa un ottimo lavoro. Della bellezza di Gwen e di Mary Jane, qui in versione go-go girl in un’altra sequenza imperniata sulle macchinazioni di Kingpin, abbiamo parlato. Ma lo stesso Peter, Jameson, la zia May, Robbie Robertson e gli altri personaggi del cast sono ben caratterizzati e le tavole basate sugli scontri appaiono decisamente efficaci. Alcuni episodi furono realizzati insieme a Don Heck, storico penciler di Iron Man, e il risultato è meno suggestivo. Il livello qualitativo rimane tuttavia alto.
Il quarto annual della serie è scritto dall’onnipresente Stan e disegnato dal fratello Larry Lieber che non può essere paragonato a Romita Sr., sebbene si dimostri efficace e funzionale. La storia è più tipica dell’era Ditko. Si tratta di un divertente team-up tra il Ragno e la Torcia Umana e i fan ricorderanno che, appunto, nell’era Ditko i due erano spesso in combutta. Lee li fa finire ad Hollywood a causa di un piano architettato dal maestro delle illusioni Mysterio e da un villain ricorrente di Strange Tales, il mensile che pubblicava le avventure della Torcia, e cioè Wizard. Insomma, il volume ripropone materiale classico da scoprire (o riscoprire). Questa è la magia Marvel dei sixties. Non trascuratela.
Voto: 8